Avevo otto anni: dei testi di Fabrizio De André non capivo nulla, Edgar Lee Masters non sapevo neanche che esisteva. Tutt'al più mi divertiva la storia del nano "carogna di sicuro perché ha il cuore vicino al buco del culo".
Ma l'istinto del futuro libertario e antimilitarista mi faceva preferire il vecchio magnetofono dei miei (scomodissimo, con le enormi bobine da rigirare), alla più pratica radio, dove avrei potuto godermi la Hit Parade di Luttazzi, con i suoi Cugini di Campagna, Alunni del Sole e simili amenità. Questo ed altri capolavori di De André da quelle bobine ben presto si fissarono nella mia mente e divennero la colonna sonora delle prime scorribande solitarie in bicicletta alla scoperta del mondo, insomma dei primi assaggi di libertà. Sentivo, per puro istinto, che in quel disco c'era qualcosa di buono, qualcosa che mi avrebbe accompagnato e guidato ancora a lungo. La musica già mi affascinava, così suggestiva, così diversa da quella delle canzoncine consigliate per la mia età. Mi affascinavano particolarmente il clima agghiacciante di "Dormono Sulla Collina" e quello onirico di "Un Ottico", con le sue spettrali sovrapposizioni di voci.

Molti anni dopo scoprii che il mio istinto infantile mi aveva guidato verso una vera e propria opera d'arte. Lessi l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, ormai un classico. Poeta americano, libertario come De Andrè, Masters presentò nel 1915 questa galleria di personaggi, gente comune che dalla tomba riassume la propria vita in un breve epitaffio, finalmente con assoluta sincerità, cosa che in vita non era mai potuta accadere a causa dell'ipocrisia e delle convenzioni. De Andrè scelse nove tra le circa trecento storie dell'opera originale e le attualizzò, alterando significativamente il testo originale. Quindi leggere Masters, anche se aiuta, non è indispensabile per comprendere quest'opera, che ha una sua autonomia e un suo valore intrinseco. A rendere indelebile questa sequenza di ritratti contribuiscono anche musiche molto ispirate, per le quali collaborò un allora sconosciuto Nicola Piovani, ora arcinoto compositore di colonne sonore.

"Dormono Sulla Collina", musica e testo raggelanti, ricalca fedelmente l'introduzione che apre l'opera poetica originale, ma è l'unico caso. Ecco quindi profilarsi i personaggi: "Un matto", cioè lo "scemo del villaggio"; "Un giudice", nano che si vendica di anni di derisioni grazie alla toga: "E allora la mia statura non dispensò più buonumore, a chi alla sbarra in piedi mi chiamava Vostro Onore...". "Un blasfemo" pensa che Dio imbrogliò il primo uomo: sarà arrestato e poi ucciso da due guardie bigotte. "Un malato di cuore" conosce un solo momento di felicità baciando la sua donna, ma proprio allora il cuore lo tradisce. "Un medico" intende il suo mestiere come una missione, subito punito dai colleghi, che gli affidano clienti incapaci di pagare: finirà in prigione "bollato per sempre Dottor Professor Truffatore Imbroglione". "Un chimico" è così razionale da non capire come mai gli esseri umani, invece di combinarsi attraverso leggi perfette come gli elementi, si combinino attraverso l'amore "affidando ad un gioco la gioia e il dolore". "Un ottico" è uno "spacciatore di lenti", un venditore di illusioni, che fa occhiali su misura per clienti che vogliono viaggiare nella fantasia. Infine "Il suonatore Jones": unico personaggio a suo modo "vincente", artista fuori dai giochi meschini del potere e dell'invidia. Morirà felice e senza nemmeno un rimpianto, né un pensiero "non al denaro, non all'amore né al cielo" (titolo e senso di tutto il disco), avendo cercato per tutta la vita solo la libertà, e questo disco è soprattutto un meraviglioso inno alla libertà.

Ora sento che un certo Morgan (confesso di non conoscerlo) ne farà una nuova versione. Non so che potrà venir fuori, ma comunque ben venga: se questa nuova incisione dovesse servire a spalancare orizzonti di libertà a qualche bambino di otto anni, magari dotato di lettore mp3 al posto di un ingombrante magnetofono a bobine, avrebbe già svolto la sua funzione.

Elenco tracce testi e samples

01   La collina (04:03)

02   Un matto (Dietro ogni scemo c'è un villaggio) (02:35)

03   Un giudice (02:55)

Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
d'una ragazza irriverente
che vi avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
tra tutte le virtù
la più indecente.

Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore troppo
troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d'una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d'un tribunale
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva "Vostro Onore",
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.

04   Un blasfemo (Dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato) (02:59)

05   Un malato di cuore (04:18)

06   Un medico (02:39)

07   Un chimico (03:00)

08   Un ottico (04:35)

09   Il suonatore Jones (04:25)

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Altre recensioni

Di  let there be rock

 Il disco è il manifesto dell’arte poetica e cantastoriale di Fabrizio.

 Le musiche sono cariche di pathos e coinvolgono l’ascoltatore anche quando sono molto semplici.


Di  enbar77

 Senza dubbio la più maestosa opera di quel Fabrizio De André che ha voluto per forza abbandonarci prima del tempo.

 Mi azzarderei a dire, senza dover subire troppi dardi di Paridiana memoria, che si tratta del più grande album di musica leggera italiana.


Di  YC

 Fabrizio De André è stato un poeta, prestato alla musica, che ha saputo esprimere tramite essa parole di una profondità pazzesca.

 Un disco mai vecchio, perché racconta storie sempre attuali, un disco che non si perde nel tempo.


Di  the poet

 Un disco unico nel panorama italiano, Colto, Impegnativo, Poetico e forse il picco più alto del de André poeta.

 Le versioni di De André sono più belle delle originali di E.L. Masters, troppo limitate dal contesto storico del 1918.


Di  Bromike

 Basta sentire la purezza e la rarità delle storie che il mito genovese racconta in brani come "Il suonatore Jones" o "Un ottico".

 L'anello di congiunzione tra i cantautori compositori e i cantautori poeti era e sarà solo soltanto lui, almeno in Italia: De André.