Italia 1979, Faust’O esce con questo strano disco, dopo un capolavoro della musica italiana come “Suicidio” e un 45 giri “Anche Zimmerman/Kleenex”.

Dicevo, strano disco perché ci sono in atto alcuni cambiamenti. Si inizia con “Vincent Price”, bizzarra e ironica canzone che sembra un continuo del glam che avvolgeva l’atmosfera di “Suicidio”, poi abbiamo “Cosa Rimane”, funky e ballabile con il suo testo polemico e ancora ironico: “vuoi rubare il tempo ma solo per un giorno/ il resto è solo un vizio che ti rende storpio”. Non c’è ritornello, solo un sax a chiudere le due strofe. Delle gocce ci addentrano in “Attore Malinconici”, dalle movenze sensuali e un po’ lo-fi. Sembra continuare su un'altra linea “Oh oh oh”, odiosa traccia orecchiabile poco digeribile. Altra traccia secondo me inutile è “Kleenex”, orribile in questa versione, praticamente una voce a tratti soffusa su una musica che sa di midi.. ma dài!! Molto meglio la versione uscita su singolo con le schitarrate acide e tutto il resto.

A risollevare la situazione e la media dell’album si mettono in evidenza “In tua Assenza”, “Il Lungo Addio” e “Funerale a Praga”. Praticamente un’altra atmosfera, tutto è gelido, triste, tutto è capolavoro e sembra fuoriuscire dalla Berlino di fine ’70. Anche se “In Tua Assenza” Faust’ O riprende, come molti sanno, il testo di “Breaking Glass” di Bowie, la voce del nostro Rossi sarà fonte d’ispirazione di uno come Piero Pelù; ascoltatevi “Desaparecido” e ditemi se le due voci non si assomigliano. Poi come dicevo “Il Lungo Addio” e mi sembra di sentire del dark: “Non è geniale che ci sia chi sputa sempre nel mio caffè/Non è poi male se riesco ad addormentarmi per terra alle sei/Mi sento nervoso, qualcosa non va Non ho più fame e mi sento un po' giù/Vorrei andarmene un po' via/Vorrei dirti di andar via/Voglio dirvi di andar via/Voglio andarmene un po' via, via!” .

Ma per finire il capolavoro assoluto del disco, uno degli apici mai raggiunti da questo artista e dalla musica italiana tutta: “Funerale a Praga”, 7 e passa minuti di oscurità, di morte. Un violino s’innesca nel battito lineare delle percussioni, è triste profondamente; poi il piano, poche note, forzate e dure.. ti colpiscono. È solo l’introduzione agli istanti elettronici e alle parole che verranno.. “rotto dietro ai vetri ho appeso la tua noia sotto i miei piedi mai distesi/ dritto contro il muro bevo la mia forma mentre aspetto il carro, ma in ritardo poi irritato, poi irritato e stanco”, poi, “stretto nell’asfalto sputo sui miei piedi mentre arriva il carro, ma in ritardo poi irritato e stanco”..  arriva la coda finale di ben 4 minuti circa con il solito battito lineare, le tastiere quasi apocalittiche e il sax con il suo assolo.

Un tre perché come avete visto è un disco strano, in bilico fra cazzeggio e disperazione, farà di meglio successivamente con “J’accuse.. amore mio” dell’80 e assolutamente con “Out Now” e “Faust’ O” dell’82.. Dopo “Love Story” (altro grande lavoro!!) Faust’O riprenderà il suo vero nome: Fausto Rossi.

Artista geniale da conoscere assolutamente.

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