La dolce vita.

Un film che è entrato nella leggenda della cinematografia italiana e mondiale tutta.

Fellini.

Non so da dove e cominciare per descrivere questa pellicola di 3 ore (!) …così pregna di dettagli, spunti, riflessioni, contenuti e perché no “difetti”.

E allora facciamo che comincio dall’inizio. E facciamo pure che ci saranno vari spoiler (ma tanto l’hai visto, no?) per un film che non ha una trama ma che vive di episodi e di dettagli, quindi, descriverli, equivarrà in qualche modo a svelarveli.

La scena di apertura è a dir poco meravigliosa: un elicottero trasporta la statua di un cristo appesa sotto di esso ed assicurata con dei cavi. Un enorme cristo volante sorvola i cieli di Roma. Delle ragazze semi-nude (le prime dolcezze della vita ne la dolce vita) prendono il sole sulla terrazza di un attico della roma-bene e salutano gli elicotteristi, fanno ciao-ciao con la manina. Il passeggero di fianco è Marcello Mastroianni che nel film si chiama come lui: Marcello.

Marcello è un giornalista di cronaca rosa. Lui ed il suo codazzo di paparazzi stanno sempre al posto giusto al momento giusto per spara-flashare il vip di turno che magari è ubriaco, oppure è con l’amante.

Marcello conosce la gente giusta, si insinua dappertutto.

Sta arrivando quella famosa attrice americana e sarà lui a portarla a spasso. Anita Ekberg. Una bellezza prorompente, giunonica, inarrivabile. Una dea bionda. Fellini e le donne, già. Questa è la sua più bella e famosa. Marcello è come anestetizzato di fronte a lei. Diciamo pure imbambolato, rincoglionito. Lui le dice qualcosa come Tu sei tutto… tu sei moglie, amante, amica, sorella, mamma e dio solo sa cos’altro. Questo episodio (bene o male è un film a episodi l’ho già detto e Marcello è sempre in mezzo ai coglioni) è un po’ il simbolo del film. Il bagno di Anita nella Fontana di Trevi è puro Fellini, è la magia del cinema, è un sogno.

Prima c’è quel ballo scatenato e poi il di lei fidanzato sempre ubriaco attore pure lui e questo sarebbe quello che faceva Tarzan? e poi oh, c’è pure un giovanissimo Celentano 22enne che canta nel suo famoso inglese inventato. Tremila cose e non è passata manco mezzora.

Ah, e prima di questo episodio c’è quello (per me tra i più belli) di Marcello e la miliardaria con l’occhio nero con la sua automobile spaziale che caricano una battona romana di mezza età, la portano a casa sua (un vero tugurio) e si fanno una scopata (Marcello e la riccona) nella sua camera da letto mentre la puttana gli prepara il caffè che magari dopo sganciano du’ sacchi.

Come vado avanti adesso? Scrivo di getto, ma è un getto a intermittenza, è un rubinetto difettoso che dentro c’è l’aria, sbotta acqua sporca, gorgoglia e poi si ferma. Questo film è troppo impegnativo, non sono all’altezza …oh ma vaffanculo, procediamo.

I contenuti.

LA DOLCE VITA.

È il titolo, sì insomma è il tema principale o forse no, forse è solo che è ridondante, si prende una bella fetta di questi 174 minuti. E quel dolce è, ovviamente, amaramente ironico. Non c’è niente di dolce nel vedere 4 stronzi in smoking e 4 stronze impellicciate e ingioiellate sempre annoiati mezzo ubriachi apatici tra tartine e champagne tra whiskies e sigarette mentre assistono a curiosi spettacoli che per sta gente qua che ha tutto ci vogliono le robe strane… costantemente monitorati e accuditi da maestranze servili (gli inferiori) e schiavet-lecchini vari che non vedono l’ora di saltare la staccionata per annoiarsi pure loro.

La ridondanza dicevamo. Li vedremo spesso questi vip, riccastri, capitani d’industria, nobili più o meno decaduti. Feste, festicciole, parties, salotti, chiacchiere vacue, strampalanze assortite, reiterate, insistite. Mi sono annoiato parecchio, la festa finale con Mastroianni ubriaco, biascicante e sgradevole è una mezza merda. Lo dico senza alcun timore, in fondo è solo il mio parere. Mastroianni non è credibile, recita male, non m'è piaciuto per niente... quando quello lo prende per il collo è tutto finto e fatto male, è buono solo lo spogliarello della tardona.

Ma forse Federico l’ha fatto apposta a reiterare certe cose. Magari il suo obiettivo era proprio quello di nausearci oltremodo … magari voleva che capissimo bene-bene-bene che a diventare ricchi ricchissimi poi finisce che fai proprio una vita di merda.

Un film spiazzante, perché non dà nessuna certezza, non mette mai il punto. Un film circolare senza inizio e senza fine. Tremendamente spiazzante, non lo consiglio a chi è troppo giovane, certe cose bisognerebbe apprenderle sulla propria pelle, piano piano, vivendo… se te le dice tutte insieme Fellini non so se è un bene.

Oddio è pur vero però che se un giovincello vede sto film… se è onesto e non più che mediamente intelligente e sensibile, minimo-minimo si tritura i coglioni…

Ma in tutta questa noia ci sono delle sequenze da strapparsi la pelle. Marcello e Maddalena (la miliardaria col macchinone di prima) nel castello. Lui seduto su un trono, lei che gli parla da un‘altra stanza ma lui non sa dov’è… e cosa si dicono signore e signori. Rivedere la dolce vita e pensare a “La grande bellezza” (che alla dolce si ispira parecchio/troppo scopiazzando maluccio qua e là) ti fa dire … a sorrentì ma vattela a pià ‘nder culo va… ma chi te l’ha fatto fa’? sì vabbè c’hai preso l’oscar ma sei una puttana. Eri così bravo come autore nei tuoi due primi film… che gli americani pure ci provarono a comprarsi Fellini, gli fecero ponti d’oro ma lui rifiutò, lui voleva fare le cose sue…

IL SENSO DELLA VITA

È perfino un film bergmaniano perché cerca di dare risposte al senso della vita o a come si dovrebbe vivere, rifuggendo massimamente la retorica e l’ipocrisia, con distacco, da esseri superiori, per non soffrire… e sarà Steiner, l’affascinante alter-ego di Marcello a dire queste cose in un monologo memorabile.

L’uomo più saggio dunque, il più colto ed elevato che vedremo in questa numerosissima galleria di personaggi. Sarà però anche quello che ammazzerà i suoi due bambini per poi suicidarsi. Spiazzante.

CRITICA ALLA RELIGIONE

La sequenza dei due bambini che dicono di aver visto la madonna. la stampa, la tv, la radio, sono tutti là per il servizio. La folla in tumulto come a Lourdes porta i suoi malati e chiede il miracolo ma all'alba un malato morirà, dopo una notte di pioggia, con i quarzi che esplodono. Un delirio. È una critica feroce alla religione, tematica da Fellini già proposta tre anni prima ne "le notti di Cabiria" nella scena del pellegrinaggio al Divino Amore ma ho apprezzato più la precedente, dove l'inutilità e la mistificazione del credo religioso appare piano piano negli occhi di Cabiria che si era invece recata fiduciosa al pellegrinaggio nella speranza di ottenere, attraverso la preghiera, l'esaudimento di un suo desiderio: smettere di fare la puttana ...sebbene ne la dolce vita la sequenza sia più spettacolare e debordante, si pensi solo alla gente che si getta impazzita sull'albero per strapparne i rami "miracolati".

LUI, LEI, L’AMORE

E poi c’è Emma, la fidanzata pazza (e perennemente cornuta) di Marcello. Lei rappresenta quella che ti vuole bene, la dolce metà che senza una donna che vita è? Altra scena memorabile. Ci diranno tutto lei e Marcello, di notte, fermi con la macchina in mezzo alla campagna.

Marcello si svelerà per quello che è realmente… inquieto, insoddisfatto, melanconico, incapace di amare e di decidere …e scaglierà il suo epitaffio su di lei in un je-accuse violento e corrosivo. Ma all’alba dormiranno di nuovo insieme…

LA REALIZZAZIONE PERSONALE

È nell’ambito di questo aspetto, nodo cruciale di ogni uomo, che Marcello si dibatte, sconfitto in partenza in quanto è proprio lui il simbolo dell’incertezza, del non sapere cosa si vuole, la tragedia dell’uomo moderno. Sarà sempre al centro del film, ora Caronte, ora passeggero di un tram che si chiama desiderio, invischiato nel caos, sballottato in una delirante ed inconcludente sarabanda.

PADRE E FIGLIO

Altro episodio. Una sera arriverà il papà di Marcello e faranno festa al night: lo champagne, la ballerina francese, il nano con la tromba e i palloncini. Che il padre non c’era mai era sempre in viaggio quando Marcello era bambino. Io mica lo conosco mio padre… ecco… qua invece Marcello, in questo episodio, è molto credibile. Ci rivela un pezzetto di sé, quel suo essere incompiuto forse anche per un amore paterno mai avuto. Resta papà, non partire, resta a Roma ancora qualche giorno

LA PUREZZA

È la ragazzina della trattoria sul mare, ma quanto sei bellina, mettiti di profilo, ecco sì, sembri un angioletto, un dipinto… a lei è affidata l’inquadratura finale. A lei che sorride, a lei che riconosce Marcello sulla spiaggia, quel Marcello che tempo prima si era fermato in trattoria con la sua macchina da scrivere.

Lei che lo saluta e gli parla da lontano. Lui è ubriaco, non sente nulla, non la riconosce, il rumore del mare copre tutto… quanta distanza tra Marcello e la purezza. Lei non si cruccia, continua a sorridere, indulgente.

Sipario.

È lei la dolce vita…

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