Comunione e Liberazione (CL), fondata da don Luigi Giussani come "Gioventù studentesca" presso il liceo Berchet di Milano e trasformatasi, nel corso dei decenni in un gruppo religioso con forte dimensione laicale, compendiata nella "Compagnia delle opere" (CdO), risulta certo come uno dei più discussi fenomeni politico-religiosi-sociali degli ultimi decenni.

Come ogni prodotto originale della società, scaturito quasi dal nulla e senza un'effettiva tradizione alle spalle, questa entità è dalle origini destinata a dividere, più che ad unire: non entro, ovviamente, nei dettagli religiosi, e nel rapporto fra la dottrina di Giussani, originariamente intrisa della comunicativa tipica del protestantesimo americano, pur innervata nel cattolicesimo conservatore, limitandomi piuttosto a ricordare, per quanto attiene alla mia attività di divulgazione ed approfondimento, come essa sia stata al centro di divisioni soprattutto sul piano economico-politico.

Su questo aspetto, il tratto caratteristico di CL, visto nella filigrana storica degli ultimi decenni, è stato quello di una sostanziale terzietà ed autonomia dai partiti, ed al contempo - tornea sempre in questo ente una sorta di contraddizione degli opposti su cui occorrerebbe meditare appieno, figlia forse dell'irrazionalismo misticheggiante di Giussani, quanto della concretezza del popolo lombardo che ne costituisce l'ossatura - di attenta relazione con i singoli politici che di quei partiti erano, e sono, leader o demiurghi: l'Andreotti della prima Repubblica, su tutti, che ricordiamo acclamato al Meeting dell'Amicizia di Rimini nel periodo di allontanamento volontario dalla politica attiva per le note vicende processuali che lo videro protagonista negli anni '90; il Berlusconi della seconda Repubblica, successivamente, individuato come il possibile fautore di un cambiamento in senso liberal-democratico dello Stato, e lealmente sostenuto anche a chiudere un occhio sulle passioni laicali, profondamente umane, del nostro Presidente.

Non mi preme, in questo saggio, indagare la sovrastruttura di CL-CdO, il suo dialogo con il potere o con la politica, il ruolo che, in essa, ha avuto una figura di indubbio spicco quale Roberto Formigoni, forse l'ultimo erede della classe democristiana d'un tempo, quanto i profili strutturali che rendono questo movimento una realtà da cui è difficile prescindere, sia sul piano dell'incontro intellettuale che su quello dell'impatto economico delle molte imprese che ad essa sono affiliate ad essa.

Cerchiamo di andare con ordine, guidando l'utenza media del sito in un percorso a volte impervio, ma ricco di suggestioni, come testimoniato dal libro che vado recensendo, opera di Ferruccio Pinotti, giornalista già noto per i suoi lavori sull'Opus Dei e sulla Massoneria, cui questo "La Lobby di Dio" vorrebbe, fin dal titolo, fornire completamento in un'ideale Trilogia del Potere Occulto italiano.

Dico subito che non sono del tutto d'accordo con la sua tesi; il libro è interessante, ben scritto ed ottimamente documentato, ma, al contempo, non mi persuade sul piano della deontologia o del "dover essere": primo, perché penso che gli eventi si sviluppino sulla base di una razionalità storica che prescinde dalla sovrastruttura valoriale; secondo, perché a tutto concedere reputo che CL-CdO colgano lo spirito del nostro tempo e si pongano, rispetto ad esso, come una possibile risorsa per la collettività, non solo per gli affiliati, ma anche per gli esterni ed i laici.

La parte più interessante, viva e, suppongo, vitale del libro di Pinotti, riguarda, infatti, il modo attraverso il quale CL-CdO sono venute ad essere parte necessaria dell'assetto economico-sociale del nostro paese, dal nord alla Sicilia, dandoci la possibilità di comprendere, oltre il diaframma del "lobbismo", se e quanto questa entità possa essere indispensabile per lo sviluppo del nostro Paese, e per la ricerca di uno sviluppo sociale-culturale che vada oltre il liberalismo capitalista di cui stiamo cogliendo i limiti in questi convulsi anni ed il social-comunismo che tanti, troppi, danni ha fatto nel Mondo dal 1917 ad oggi.

Terza via, che, anticipo sin d'ora, in un momento di crisi delle leadership politiche e soprattutto ideologico, potrebbe essere una delle possibili radici di un'ipotetica "terza Repubblica", data dalla fusione delle antitesi fra prima repubblica (immobilismo consociativo su solida trama di "convergenze parallele" fra DC e sinistra moderata e compromesso storico vigilato dall'autorità morale della Chiesa e della sua dottrina sociale) e seconda repubblica (leadership carismatica e pragmatismo orientato al progresso economico dell'individuo, come portatore di una sua unicità e sacralità, anch'essa conforme ai dettami morali del cattolicesimo), attuando quella contraddizione degli opposti che sappiamo essere tipica, secondo una lettura hegeliana della Storia, dell'Essere, e che abbiamo visto, in qualche modo, connaturata alla stessa CL-CdO.

Terza Repubblica, quella predetta, in cui potremmo vedere pacificati gli stessi opposti, ovvero il centro-destra e la sinistra italiana, anche grazie all'emergere di figure intrise di valori cristiano-cattolici, come quel Nichi Vendola recentemente applaudito dagli imprenditori del Nord-Italia filo berlusconiano e leghista per la sua capacità di narrare e sintetizzare lo Spirito dei tempi.

Vediamo ora di entrare nel vivo e di cogliere i tratti salienti della dottrina economico-politica di CL-CdO, ben espressa in Lombardia o in parte della Sicilia, entrando nel vivo della trattazione.

Il cardine principale su cui essa si basa è il principio, ribadito anche dall'art. 118 della Costituzione, di sussidiarietà orizzontale: l'uomo, l'individuo, il singolo, anche nella sua dimensione associativa, come valore portante, come fine cui deve tendere ogni organizzazione sociale, e come soggetto autonomo, responsabile, in grado di farsi carico dell'esercizio della funzione pubblica, come fattore di sviluppo dell'economia.

Ecco dunque l'attenzione per il mondo delle medie e piccole imprese, per la dimensione sociale della loro attività, ecco l'incentivo ad affidare alle imprese, e dunque al privato, l'esercizio di fondamentali servizi sociali sottraendoli alla longa manus dello Stato e del Potere fine a se stesso, ecco lo svolgimento di gare d'appalto per l'esternalizzazione di funzioni pubbliche ai privati, ecco l'attenzione per il mondo del lavoro e dei giovani. Ecco, dunque, il punto nevralgico in cui CL-CdO si pongono come alternativa tanto al liberismo sfrenato (meno Stato, più mercato: con eliminazione e non esternalizzazione dei servizi sociali) che al social-comunismo (più Stato, meno mercato: con centralizzazione e burocratizzazione dell'economia, inefficienze, esplosione della spesa pubblica).   Esemplificando, fra la chiusura di un piccolo ospedale (scelta di destra) e il suo mantenimento con costi esorbitanti per la collettività (scelta di sinistra), la soluzione "terza" sarà quella di affidarne la gestione a CL-CdO.

Il secondo cardine, a mio modo di vedere, va individuato nella logica dell'inclusione-esclusione che caratterizza CL-CdO, e nell'incentivo all'inclusione che gli imprenditori hanno ad utilizzare il metodo sussidiario dell'organizzazione, con la sostituzione dello Stato con una rete cooperativa tendenzialmente acefala, ma autoregolata: incentivo che varia dall'assistenza fiscale alle singole imprese, ai crediti privilegiati garantiti da certi istituti bancari di cui documenta Pinotti, al mutuo soccorso fra imprese in difficoltà, con spiccata solidarietà sociale fra gli afferenti. Esemplificando: l'imprenditore a corto di liquidità, anziché fallire in quanto bocciato dal mercato (opzione di destra) o essere sostenuto dalla collettività (opzione di sinistra) avrà l'incentivo ad entrare nella "rete" di Cl-CdO, in tanto quanto essa consente di ottenere benefici sul credito, consente di entrare in un mercato autoregolato con fornitori di CL-CdO e acquirenti di Cl-CdO, utilizzando manovalanza di Cl-CdO ed entrando in partnership economica con istituzioni che, sulla base della sussidiarietà orizzontale, creano mercati ed opportunità per Cl-CdO.

L'intuizione di don Giussani e dei suoi eredi morali (fra cui il papabile Angelo Scola, Patriarca di Venezia) sembra dunque di spiazzante modernità, oltre che una possibile soluzione per molti dei problemi che affliggono il Paese, e, forse, tutto l'Occidente cristiano e oltre.

Non si creda, peraltro, che essa sia una soluzione ben accetta soltanto da una destra mercatista, nelle fattezze assunte recentemente, posto che anche la sinistra, da tempo ormai risalente, pare condividere le argomentazioni di CL-CdO, ispirandosi ad esse e riconoscendo in esse una dimensione valoriale autentica, punto di congiunzione fra pensiero laico e religioso.

Queste, a riprova di quanto osservato, le parole, citate nel libro, del Segretario del PD Bersani ad un recente Meeting dell'Amicizia:

«La vera sinistra non nasce dal bolscevismo ma dalle cooperative bianche dell'Ottocento. Il partito socialista è venuto dopo le cooperative, il partito comunista dopo ancora, e i gruppi nati col ‘68 sono tutti spariti. Solo l'ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare. È lo stesso ideale che era anche delle cooperative: un fare che è anche un educare». Al punto che, rivelò, «quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Partito Comunista Italiano, per un po' pensò di chiamare il nuovo partito ‘Comunità e Libertà'. Perché tra noi e voi le radici sono le stesse».

Solo il tempo dirà se l'intuizione di Bersani è corretta, e se una terza Repubblica potrà nascere dalla sintesi degli opposti praticata, quasi come un'avanguardia, da CL-CdO. Nel frattempo, la lettura di questo libro, quali che siano i valori di ognuno, ci aiuta a riflettere sul presente e sul futuro del nostro sistema economico-politico.

Carico i commenti... con calma