Quale importante personaggio musicale si cela dietro l'anonimo monicker de "L'Uccello di Fuoco"? Sono convinto che molti (!!) di voi si sono fatti questa domanda una volta aperta la pagina ed iniziata la lettura della odierna recensione di quel simpaticone di GG.

Ve lo esplico subitamente allora: Bill Steer.

Ma credo altresì che per la maggior parte dei miei lettori il nome appena scritto dica poco o nulla; ed allora è necessario segnalare le due band che il nostro ha frequentato ad inizio carriera, nella seconda metà degli ormai remoti anni ottanta. Mi riferisco a Napalm Death e Carcass: Bill è stato un vero e proprio iniziatore, uno dei pilastri portanti, uno degli ideatori del Grindcore e del Death Metal sul suolo inglese. E della sua immonda diffusione, avvenuta in rapidissima maniera, in tutta Europa.

Dopo una decina d'anni impegnato in simili stordenti sonorità decide improvvisamente di voltare, momentaneamente, pagina; i Carcass sono posti in una sorta di forzato stand by (anzi per essere precisi si sciolgono) dopo la pubblicazione dello sperimentale e poco compreso "Swansong". Da li il passo è breve perchè forma i Firebird, reclutando Leo Smee (Cathedral) al basso e Ludwig Witt (Spiritual Beggars) alla batteria. Bill si occupa della chitarra, magistralmente aggiungo, e del cantato.

L'immagine di copertina è in grado di fornire elementi validissimi per capire da che parte si dirige il suono generato dal power trio; la medesima cosa si può dire osservando le tante foto poste all'interno del booklet; foto che ritraggono la band in abbigliamento odorante di anni sessanta e soprattutto settanta. Deluxe è il loro secondo album pubblicato nel 2001.

Hard Rock Blues messo in piedi con precisione e perizia, senza dilungarsi troppo nella lunghezza dei singoli brani. Una quarantina di minuti suonati "a tutta"; un lavoro onesto, dal forte impatto grazie alla perfetta coesione dei musicisti ed a una produzione capace di mettere ben in evidenza lo spumeggiante lavoro alla sei corde di Bill. Una continua costruzione di riff, pescando a piene mani dalla migliore scuola delle annate che ho già segnalato; ne consegue che i termini di paragone si dirigono verso Hendrix, Stevie Ray, i Toad del mio concittadino Vic Vergeat. Ma non è finita perchè si possono aggiungere senza alcun problema anche Zeppelin, Sabba Nero e Deep Purple.

Un lavoro che ha forse l'unico difetto di rivolgersi troppo al passato; certo che se i raffronti sono quelli indicati ben vengano simili dischi! Altro elemento, in qualche modo spiazzante, è la voce cristallina di Bill, agli antipodi rispetto al Growl primordiale che usava ad inizio carriera.

Da antologia l'ultimo brano della raccolta; trattasi di "Slow Blues" con tanto di armonica che, a differenza del titolo, è una indiavolata cavalcata dove i Firebird mollano le briglie e si lasciano andare in tre minuti di folle corsa: sembra di trovarsi in quelle fumose locande texane a due passi dal confine messicano. Una contagiosa botta di vita!!!

Diabolos Rising 666.

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