Questa volta vi propongo una intervista veramente speciale.

Cioè: quella che avrebbe dovuto essere una intervista speciale, perché (oltre che essere un musicista e uno scrittore) l'intervistato avrebbe dovuto essere uno dei più popolari (?) tra gli appartenenti alla comunità di DeBaser, cioè il nostro caro Falloppio aka Flavio Grosso. Oppure viceversa.

Flavio Grosso in arte "Falloppio" è stato il fondatore e la vera "anima" delle Trombe di Falloppio, gruppo rock/metal demenziale nato nel 1989 e per anni agitatore della scena rock meno convenzionale torinese e del nostro paese.

Una storia fulminante che adesso sembrerebbe (non si sa mai) essersi conclusa.

Nel frattempo infatti, dopo essersi anche disimpegnato nella scrittura di un romanzo ("Solo andata", 2006), pare che Flavio si sia infine convertito alla musica blues e abbia fondato un nuovo gruppo: Programma Protezione Testimoni.

Come dicevo nell'introduzione - tuttavia - questa avrebbe dovuto essere una intervista veramente speciale, ma che è diventata invece surreale quando invece che Falloppio, mi sono ritrovato a conversare con il suo elfo domestico.

Adesso non possiamo sapere se questo elfo domestico sia ancora un'altra identità di Flavio Grossi: sicuramente il loro rapporto appare segnato da una certa dicotomia e segno di possibile squilibrio.

Da una parte infatti questo elfo (così pare) condivide con il nostro ogni possibile esperienza di vita (positiva e/o negativa) e sembrerebbe persino essergli affezionato. Dall'altra tuttavia egli ne appare completamente soggiogato. Al punto da richiedere l'intervento del suo intervistatore per potere finalmente essere libero.

Tra una intervista al banco di un bar e una seduta di psicoterapia, non mi resta che augurarvi una buona lettura.

A voi e ai vostri elfi domestici.

1. Ciao Flavio. Grazie per questa chiacchierata. Cominciamo il dire una cosa che forse non tutti gli amici di DeBaser sanno, cioè sveliamo pubblicamente la tua reale identità: Flavio Grosso aka "Falloppio", fondatore delle mitiche Trombe di Falloppio. Parliamo del 1989. Ci puoi raccontare come andarono effettivamente le cose? Per quanto ne so tutto nacque praticamente per gioco, ma poi negli anni le cose si sono fatte - diciamo così - più “serie”. Possiamo dire che da quel momento questa esperienza ti abbia poi accompagnato in maniera costante negli anni? Al di là dei suoi “principi ispiratori”, che immagino fossero per lo più goliardici, che cosa ha significato per te la musica, stare dentro una band in tutti questi anni e come questa cosa ti ha possibilmente anche formato come uomo nel tempo?

F. Falloppio non c’è. Io sono il suo elfo domestico… Sarai obbligato a parlare con me, perché il mio padrone riposa.

Io ci sono sempre stato e conosco la storia delle Trombe di Falloppio. Che gruppo, che gruppo!!!

Pensa che la prima canzone fu scritta sul menù di un pub di Torino. Ebbero un bel po' di problemi, per un po' fu dura servire al pub in qual periodo. Andavano in giro per la periferia di Torino ad impacchettare le macchine con i giornali. Banda di capelloni che passavano la serata a fare scherzi.

Sai quante volte siamo scappati? E poi passavamo tutto il tempo libero insieme noi del gruppo. La settimana volava con 3 concerti e 2 prove in cantina e poi in giro a fare casino.

2. Che io sappia le Trombe di Falloppio non è un progetto ufficialmente decaduto. Lo hai messo in stand-by a tempo indeterminato o potrebbe esserci un ritorno a breve più o meno programmato? A parte questo, ti volevo chiedere se è vero che avete anche degli estimatori all’estero. In questo caso sono curioso di capire se questi colgano gli aspetti più goliardici o se siano diciamo interessati solo al sound. Questo ultimo particolare nel caso ti fa rimpiangere di non avere mai voluto essere “serio”? Chi lo sa, magari avresti potuto ricevere maggiori feedback e attenzioni in quel caso. Le band che hanno un taglio marcatamente ironico che poi vengono considerate dai grandi numeri sono veramente pochissime. Su due piedi (restando in Italia) menzionerei solo Elio e le storie tese e gli Skiantos. Giusto così o è una specie di discriminazione? A proposito di discriminazioni, raccontaci questa storia di Elio e le storie tese che vi hanno allontanato "in quanto metallari".

F. Mi scusi, ma quando dice "estero" di che cosa parla esattamente? San Marino? Ebbene sì, vi furono tante richieste primo demotape di Falloppio anche da San Marino.

Città del Vaticano forse? Be', direi proprio di no. Metallari cattivi, cappelli lunghi, orecchini, parole forti... Cavoli, quante parolacce dicevano! Solo a pensarci tocca tapparmi le orecchie – là là là là là là là là – non mi ci faccia pensare.

Il mio padrone ha preso ispirazione proprio dagli Skiantos, Kinotto e Monotono su tutti, me li faceva ascoltare tutto il giorno: "Voglio solo skakkolarmi, skakkolarmi, skakkolarmi…"

Con Elio ha lavorato un anno intero.

Mi diceva che lo trattava bene, sì. Cioè lo trattava come l’orsetto ricchione de "Il vitello dai piedi di balsa".

Almeno lui diceva così. Non ho mai capito che cosa volesse dire, ma immagino fosse una cosa bellissima.

Beato lui che aveva così tanto a che fare con Elio!

Pensi che era così fortunato che alla fine le canzoni più belle che lui aveva scritto, poi alla fine le firmava direttamente Elio!

Deve essere stata una vera gioia per lui.

Il mio padrone era contento di fare l’orsetto ricchione. Elio e le storie tese avevano promesso di far andare le Trombe a Sanremo. Poi però mandarono al posto loro un altro cantante e il mio padrone ne fu contento perché Elio diceva che tanto Sanremo era un festival nazionalpopolare di destra, un posto bruttissimo.

3. Comunque mi viene in mente un certo movimento garage-punk scoppiato a inizio anno novanta con gruppi mitici tipo Paolino Paperino Band. Parliamo sempre di realtà minori sviluppatesi in un periodo in cui non c'era Intenet: il mondo della musica alternative e sotterranea era allora diverso in Italia come nel resto del mondo. Come Trombe di Falloppio vi siete mai sentiti parte di un movimento o di una scena? Anche solo per quello che riguarda la città di Torino. A tale proposito, come inseriresti la tua esperienza nel contesto della tua città, trovi vi fosse una connessione, suonare ti ha dato una prospettiva diversa del posto in cui vivevi e dove credo tu ancora risieda? A parte questo, non sono mai stato a Torino, ma chi parla di “rinascita” tipo a partire delle Olimpiadi invernali di qualche anno fa, di che cosa parla esattamente? Per me che sono napoletano Torino effettivamente continua a essere quella del racconto di mio padre e di suoi coetanei, gente che dal sud si spostava in massa per lavorare in FIAT. Cominciavano con nulla, tenevano il letto caldo alternandosi a dormire nello stesso letto a seconda dei turni in fabbrica. Detta così sembra impossibile raccontare di una città oggi completamente diversa... e invece?

F. Falloppio suonava quasi tutti i giorni. Si è perso tanta bella musica e conosceva solo le band che suonavano insieme alle Trombe.

Grazie a lui ho avuto modo di conoscere un bel po' di personaggi: Ivan Graziani, che era simpatico; i Sepultura, che erano brutti; poi Finardi, Concato, Marcella, Massimino Riva, Capossela.

Torino era una bella città, viva. Tutti i locali volevano le Trombe. Il mio padrone conosceva tutti gli spillatoti di birra della provincia. Io non bevo la birra, bleah! Ha il colore della pipì. Lei la beve?

Poi mi deve aiutare a fare una cosa. Una cosa per me, va bene?

Ah, già mi sono distratto. Torino oggi? Oggi è una città bellissima. È tornata ad essere la prima capitale d’Italia.

Venga a trovare il mio padrone, così mi aiuta a fare quella cosina…

4. Nel 2006 hai scritto il tuo primo e unico romanzo. Si intitola “Solo andata” e racconta in maniera parallela le storie di un gruppo di amici all’incirca ventenni. È estate e siamo a Torino. Il protagonista principale, Orazio, parte per un avventuroso viaggio in America, mentre vengono raccontate anche le storie di una ragazza di nome Marta che vive nella solitudine e immersa nel sogno di trovare il grande amore e quella degli amici di Orazio che invece finiscono dentro una brutta storia di droga. Secondo me racconti una storia più complicata di quello che possa sembrare e che va chiaramente al di là di quello che potrebbe sembrare un lieto fine. Che cosa ci racconti veramente? L’America di Orazio si può definire come l'attuazione di un piano a livello inconscio per salvarsi la vita? Alla fine negli USA lui non trova infatti poi quel mito che cercava e troverà invece la felicità al suo ritorno a Torino, inconsapevole del destino dei suoi amici. Quel viaggio segna così un confine netto tra Orazio prima e dopo. Secondo te a un certo punto se tutto sembra trascinarsi in maniera sempre uguale, bisogna cambiare in maniera radicale? Voglio dire se è qualche cosa che soprattutto da ragazzi (ma non solo) ad un certo punto bisogna fare proprio per salvarsi la vita (in ogni senso possibile). A proposito, ma tu ci sei mai stato in America?

F. Il mio padrone era così contento di partecipare alla fiera del libro con il suo primo romanzo.

Venne persino il sindaco di Torino e fargli i complimenti e a prendere un libro in omaggio. Poi però l’editore ha stampato il libro perdendo la correzione della bozza e sono usciti tanti errori.

Gli ho sentito dire un fiume di parole così "forti" che gli arrivarono dei rimproveri ufficiali direttamente da Città del Vaticano.

Orazio è un amico del mio padrone, ed è stato proprio lui a raccontare tutte quelle storie di droga della periferia.

Forse qualcosa di vero c’è nella storia. Orazio aveva liberato il suo elfo domestico proprio in America.

Io invece ho dovuto fare il giro degli Stati Uniti con il mio padrone: California, New York, Texas, Seattle, Atlanta, cascate del Niagara. Il mio padrone è andato dappertutto ed io ho dovuto camminare con lui e servirlo tutti i giorni.

Mi scusi, ma ha ancora tante domande? Io devo andare a preparare la cena, prima che Falloppio si risvegli dal suo riposino pomeridiano.

5. So comunque che non ti consideri molto soddisfatto di quello che fu il risultato finale di questo tuo primo romanzo. Posso chiederti se è stato questo che ti ha fatto mancare la voglia di scriverne altri oppure se è stata solo la mancanza di tempo o altro? Ultima domanda, ma che differenze ci sono tra Flavio Grosso e Falloppio? Ammesso che ce ne siano ovviamente.

F. Be', dopo tutte quelle parolacce, il mio padrone ha deciso di scrivere canzoni serie. Si è buttato sul Blues e si è trasformato. Non è più lui.

Adesso suona con il Programma Protezione Testimoni e si fa chiamare Flavio Grosso.

Ma secondo me deve essere un nome di fantasia.

Credo come il suo, Emiliano, un nome sicuramente inventato.

Mi potrebbe aiutare adesso? Io vorrei essere liberato da Falloppio che non riconosco più.

Mi piaceva quando scriveva canzoni demenziali, era un piacere servire chi cantava "Vomithunder", "Rettilario" da "Sanitarium" dei Metallica, "Io non corro se no poi sudo" con le note degli AC/DC, "Running Free" degli Iron che era "Rane Fritte"...

Adesso solo questo maledetto blues.

Ascolta canzoni tutte uguali: Clapton, SRV, Popa Chubby, Robert Johnson, B.B. King, Muddy Waters, Sonny Boy Williamson.

Lui mi dice i titoli, ma per è come se tutte le canzoni avessero un solo titolo.

Posso dirlo? Non so se mi è permesso, non ditegli nulla però, mi raccomando. Il titolo è "BLUESPALLOSO".

Se lei mi dà una mano comunque e cerca di farmi regalare dal mio padrone un fazzoletto, un asciuga-piatti, un asciugamano da bidè, io finalmente mi posso considerare libero. Libero da lui e dal "BLUESPALLOSO"

La aspetto a Torino, ma non dica niente a Falloppio. Sarà il nostro segreto.

A meno che anche lei non abbia un elfo domestico!!!

Carico i commenti... con calma