È invano che scrivo la presente recensione (erre minuscola). È invano perché la gente (Voi) vuole ben altro che un qualche ammasso di immondo ed increscioso sterco sonoro.  E lo credo bene. Ma io sono diverso, perché io (i minuscola) al contrario di Voi (vi maiuscola) mi voglio male.

Ed è per caso che cavando nel torbido ho trovato (ti minuscola) da questo essere immondo e putrescente che altro non sono (Io) e  azzimandomi cuore e cervello  in un fragoroso spatatracchete di Emozioni (emme minuscola, intanto ho smarrito il soggetto del periodo, come se fossi stato catapultato da un velivolo con il soggetto in mano e mi fosse scappato via) rivoltando sottosopra e da una mano all’altro il vinile (scorri i titoli cerchi di capire ma giuro, non hai idea di ciò che accadrà una volta adagiatolo sul piatto) esorbitando la mente nel fluire delle prime note su vette intoccabili -checché se ne dica, la musica non dovresti mai doverla capire più di tanto- ma inebetito dai vocalizzi angelici di un demonio in disguise, un coro di leggiadre fanciulle e un temibile assordante ululare di fiati impossibili, (oh, come le grida dissonanti di un centinaio di baritoni accordati male, imposto un po’ più in basso il volume, non ce la faccio più) ficcando nelle pareti del mio muscolo cardiaco degli aghi un pochino appuntiti ma inumiditi di acido, affogando il po’ di melodia che vi rimane in ettolitri di distorsioni inaudite, tutto ciò mi ha miracolosamente dato la forza di non ammazzarmi con il pugno di pilloline ammucchiate in uno scottex sul comodino e mi ha concesso di esteriorizzare il seguente singulto altrimenti ineffabile: “Ah!” e mi sono impiccato a testa in giù.

Poi tolgo quest’ammasso informe di suoni, un po’ stordito, un po’ eccitato, sicuramente un po’ più sordo, e metto su un bel cd di Gianni Bella. A testa in giù, anche Gianni Bella è un ritorno alla vita. 

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