Se dovessimo dare una direzione evolutiva che racchiudesse il progressive più complicato e il metal dalle atmosfere più efferate e cibernetiche, allora potremmo benissimo citare i Meshuggah, che considero nella loro geniale concezione musicale, un gruppo che ha portato il metal a livelli eccelsi. Ma sarebbe assurdo cercare di catalogare i Meshuggah, e così sembrerebbe blasfemo cercare di dare una direzione musicale al creatore di cotanto monolitico approccio compositivo.

 

Frederick Thordendal lo definisco semplicemente un geniale chitarrista, capace di riunire nel suo sound il prog, il thrash, l'heavy, la fusion, il jazz e ogni genere musicale. Possiede una versatilità che stupisce, disarma e rende attoniti di fronte alla sua opera musicale. E la sua opera non sono solo i Meshuggah. Se pensate di averne sentite abbastanza, il suo lavoro solista "Sol Niger Within" possiede una rara carica, una rara genialità e una rarissima capacità nello stupire, nel risultare imprevedibili, una rara capacità matematica e una rara disinvoltura nell'esecuzione di partiture così pregevoli e dotate di difficoltà ritmica e tecnica sbalorditiva. Questa mirabolante acrobazia sonora si pone tra quel masterpiece di "Destroy erase improve" e quell'altro stupefacente disco di "Chaosphere", ridefinendo così la propria evoluzione sonora distaccandosi dall'etichetta di cyber thrash per attraversare nuovi lidi sonori. E questo disco solista ne è lo spartiacque, ne è il sintomo di un'evoluzione personale e che poi avrebbe coinvolto, di lì a poco, il suo gruppo.

 

La struttura circolare del disco, la sua compattezza (30 tracce di pochi minuti, se non secondi, ciascuna, esperimento poi riperso in "catch33" dei Meshuggah) e il suo taglio più industrial ne danno l'impressione di essere paragonabile ad un flusso di coscienza, un flusso musicale come se Thordendal scrivesse e suonasse di getto, dotato di innovazioni che solo nel seguito avrebbero avuto la definitiva consacrazione, o che ancora non l'hanno avuta (tipo l'uso di particolari synth o strumenti inusuali come sax e organo).

 

Quest' album cattura, trasporta, ipnotizza ed è dotato di una rara carica jazz/fusion che spicca in parti come "Zeta1-reticuli", costruita sulla sola chitarra di Thordendhal che riporta alla mente certi assoli alà Holdsworth o presenta un nuovo approccio solistica che riporta subito alla mente i solismi di "Chaosphere" come in "Bouncing in a bottomless pit." Non mancano le parti ritmiche e le sfuriate in chitarra distorta sin dall'opener "The beginning of the end of extraction", dove l'Ibanez 7 corde di Frederick disegna ritmiche assurde e mertellanti. Grazie ad un approccio più solistico Thordendal riesce ad esser meno freddo, più diretto e paradossalmente emotivo di quanto non lo sia nei Meshuggah. Ne sono un esempio vincente brani come "I, Galactus", ipnotico vortice musicale, oppure "Magickal Theatre. 33." Sarebbe riduttivo citare brani incastonati tra loro. Tanto è la difficoltà di scinderle tra loro che l'ascolto diviene un'esperienza catartica e avvolgente.

 

 

Naturalmente, durante il disco, e alla conclusione ci si chiede chi ha potuto partorire una simile opera. Naturalmente l'arbitro di tutto è Thordendal, ma assieme a lui hanno suonato Morgan Agren, virtuoso batterista collaboratore in passato di Dweezil Zappa e di altri grandi della musica come Steve vai, e Thomas Haake dei Meshuggah che ha contribuito ai pochi inserti vocali. Tutti questi si sono espressi, neanche a ribadirlo, su livelli qualitativi e professionali che dire alieni è poco.
Il percorso musicale di cotanto capolavoro è arricchito anche da citazioni letterarie immense prese di peso dalle opere di Dante, Hesse e Platone, in un vortice di parole e note che risulta quasi psichedelico.

 

Questo disco non merita un giudizio o una valutazione tanto è grande il suo splendore. Merita un applauso per la sua incredibile genialità, per la sua stupefacente capacità di stupire e di immobilizzare l'ascoltatore e di renderlo inerme e affascinato ad ogni lick di batteria, ad ogni riff di chitarra. Ti rapisce e ti trasporta, ti cattura dandoti un brusco risveglio solo alla fine, quando avrete nuovamente voglia di ascoltarlo.

 

 

 

Elenco tracce e video

01   Sol Niger Within (43:34)

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Altre recensioni

Di  diathema

 Quando nel cervello di un artista si produce un cortocircuito, vi sono solo due possibili risultati: o la follia, o un colpo di genio assoluto ed irripetibile.

 "Sol Niger Within" è, prima di tutto, un "flusso di coscienza", un viaggio inquietante di suoni "alieni" e poliritmie al limite del disumano.