All'indomani del Punk Festival migliaia di band si unirono al movimento della Londra settansettina.

I Pistols erano gli indiscussi imperatori, ma dietro di loro si contavano molte altre band promettenti: alcuni come i Clash, Siouxsie e le sue streghe, i Damned ed anche lo stesso Rotten erano già pronti per fare del punk qualcos'altro; altri invece parteciparono alla bagarre soltanto per racimolare un po' di cash e qualche girl sicuramente sfatta magari bella innanzitutto disponibile.

I più furbi nella loro urgenza di accodarsi furono decisamente i Generation X, quartetto piuttosto ammiccante guidato dall'allora sbruffoncello Billy Idol. All'oscuro da ogni rabbia nichilista o iconoclasta, da qualsivoglia sogno socialista Billy ed i suoi sodali si fiondano subito in uno studio per il loro debut album. Una manciata di pezzi punk (spruzzati di pop) veloci veloci!

L'irrinunciabile anthem di "One hundred punks", il pub-rock saturo di "Ready steady go" (con una chitarra così in overdrive da anticipare i più aggressivi gruppi hardcore prima maniera made in USA), la grattugia sgraziata e scazzata di "Kleenex", il climax quasi emo di "Promises promises", la pseudo-ballatona di "Kiss me deadly" ed il furore così bello ed organizzato quasi noise di "Youth youth youth"... E sopra sempre il ghignosissimo Idol, novello e beffardo Iggy Pop, ad urlare sardonico.
Aggiungete che dal vivo avevano la malsana abitudine di gettare interiora di animali sul pubblico e presto fatto avrete un fenomeno tipico dell'epoca, adattissimo per le schiere dei giovanissimi punk inglesi.

Cosa rimane però dopo quasi trent'anni ? Bè, non rimane certo una pietra miliare, ma un bell'album di rock giovane, così genuino nella sua ruffianeria di far invidia a tante band odierne.

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