Nel 1991 i Genesis pubblicano quello che sarà il loro ultimo album da studio con Phil Collins alla voce. Il nome del lavoro è "We can't dance" .
Dunque, premetto che io capisco veramente poco di musica, quindi non mi metterò di certo a commentare l'album dal punto di vista "tecnico", ma bensì in base alle emozioni che mi ha suscitato mentre lo ascoltavo.

Detto questo, il CD parte con la prima canzone, intitolata "No son of mine" ed incentrata sulla triste storia di un ragazzo che, stanco del clima pesante che si respira in famiglia, decide di scappare di casa mettendosi alle spalle tutto e tutti, ma quando ritorna per cercare di riconciliarsi con il padre, si sente dire "You are no son, you are no son of mine", "Tu non sei, tu non sei mio figlio".
Il pezzo è bellissimo, a tratti quasi commovente, e Phil da una straordinaria prova alla voce. Subito dopo abbiamo quella che, come il precedente pezzo, diventerà un successo: si tratta di "Jesus he knows me", canzone dal significato ironico e sarcastico, in cui vengono presi in giro i "santoni televisivi". Molto orecchiabile.
Il terzo pezzo si intitola "Driving the last spike", e narra la storia di un operaio impiegato nella costruzione delle ferrovie inglesi nell' 800', il quale spiega le condizioni disumane a cui egli stesso e i suoi colleghi erano sottoposti. Il brano è lungo (Dura circa 10 minuti) e variegato, e il trio Collins-Banks-Rutherford fornisce davvero una grandissima prestazione, sicuramente lontana dai fasti del periodo "Gabrielliano", ma comunque convincente.
In quarta posizione nel disco abbiamo "I can't dance", altro pezzo piuttosto ironico, stavolta nei confronti dei modelli e della pubblicità.

La quinta "composizione" è forse la peggiore dell'album, ed è intitolata "Never a time". Noiosa e banale, a tratti sembra un doppione di "Throwing it all away", presente nel precedente album, "Invisible Touch".
Dopodichè abbiamo "Dreaming while you sleep", pezzo intenso ed emozionante, il cui protagonista è un uomo che, alla guida della sua auto, non riesce a vedere una donna che attraversa la strada nel buio e nella pioggia e la centra in pieno, ma anzi che fermarsi a soccorrerla si da alla fuga.
Questo è un piccolo gioiellino, che nella versione live eseguita nel "The way we walk tour" diventerà ancora più bello. Poi c'è "Tell Me Why", canzone impegnata in cui si parla dei problemi delle popolazioni più sfortunate.
Segue "Living forever", pezzo molto curioso, in cui troviamo un interessante assolo di Tony Banks nella parte finale.
La successiva "Hold On My Heart" è una composizione dal chiaro intento romantico. Non sono ancora riuscito a capire di cosa parli, da alcune frasi mi sembra che il tema sia l'amore non corrisposto, ma può darsi che mi stia sbagliando .
La canzone numero 10 del CD è "Way of the world", altro riempitivo: è si orecchiabile, ma non lascia sicuramente il segno (infatti non verrà estratta come singolo, e nemmeno eseguita live), poi seguono "Since i lost you", una ballata tristissima, dedicata alla scomparsa del figlio di Eric Clapton, amico di Phil (quasi impossibile ascoltarla senza mettersi a piangere) ed infine il pezzo migliore dell'album, Fading Lights.
Si parte con il ritmo programmato dalla drum machine e con un Phil Collins che offre una splendida performance vocale, ma poi inizia la seconda parte, con un assolo lunghissimo ed altamente spettacolare di Tony, per poi tornare alla parte iniziale, con la quale si conclude la canzone (e il disco).

Che dire, a mio avviso "We can't dance" è il migliore lavoro della formazione "a 3" dei Genesis, in cui abbiamo un parziale ritorno a sonorità precedenti, senza comunque perdere d'occhio le classifiche.
A me è piaciuto molto, a voi? 

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