Come faccio ad aver ascoltato "Plastic Beach" prima dell'8 Marzo? Sono andato sul sito del Guardian e mi sono ascoltato e ri-ascoltato il disco in questione in modo da poter conoscere appieno il nuovo disco dei Gorillaz. E anche per pubblicare la recensione prima della data d'uscita e sentirmi un figo.

2010:

I Gorillaz si sono trasferiti su un' isola di plastica situata nel Pacifico e realizzano un concept album verde e contro la musica pre-confezionata. Di plastica è la spiaggia e di plastica è anche ricoperto il disco, un sottile strato di cellophane che più ascolti l'album, più si assottiglia. Si, perchè la prima impressione che si ha della nuova impresa dei nostri beniamini virtuali è quella di 'un cd con tutte le canzoni identiche'. "Plastic Beach" è un disco pessimo con gelidi ed acidi synth buttati a caso, canzoni senza nè capo nè coda e rapper indemoniati che spuntano fuori da pezzi orchestrali. Le ascolti tutte e alla fine ti ritrovi triste come non mai. Allora riprovi ad ascoltarlo una seconda volta, poi una terza, una quarta. Alla quinta senti già qualche pezzo che ti piace, che ti prende che ti diverte. Allora magari riascolti solo quella traccia ma lasciando andare avanti il disco ti accorgi che ti piace anche quella dopo. E così magari va a finire che è un disco che ti piace. O magari anche no.

"Plastic Beach" è sicuramente un disco frammentario, ostico da ascoltare, privo di canzoni veramente di punta. Potresti dire che il singolo "Stylo" è freddissimo, da gelato anni 80. Che "Superfast Jellyfish" è simpatica ma non incisiva perchè perfettamente idiota. Ma quando ti ritrovi a cantare ''Overload, Overload'' capisci che comunque sono studiate per fartele entrare in testa. Si, perchè nel bene o nel male i Gorillaz sono un gruppo commerciale, studiato in fase di mixaggio ma con sostanza, in questo disco, oppinabile. Non si può dire che non abbiano stile però. Anzi Stylo. Ma lascio perdere questa battuta del cazz per descrivervi un po' più fedelmente le mie opinioni sull'album.

Dopo l'imponente intro, c'è uno scoglio duro, "Welcome To The Plastic Beach" / "White Flag", che alternando bruscamente parti classiche (anche l'orchestra syriana!) a parti rappate sono, a mio parere la parte più ostica del disco. Che poi "White Flag" a molti piace molto. Dovrò riascoltarmela ancora, forse. Con "Rhinestone Eyes", si ritorna forse un po' sulle linee stilistiche tradizionali dei Gorillaz, con una canzone, forse un pelino scontata, ma veramente piacevole con Albarn che reppa come un Robbie Williams più scazzato che mai. E' bella anche "Glitter Freeze" con quell'assolo di sintetizzatore malato che fa ballare tutti. Simpatica è la collaborazione con Lou Reed, in quella "Some Kind Of Nature" che parte cabarettistica e sfuma in un ritornello etereo, e anche la title track "Plastic Beach" con 'metà' dei Clash.

Le altre si lasciano ascoltare volentieri ("Broken", "On Melancholy Hill"...) e anche la giocosa chiusura del disco ("Pirate Jet") è degna di nota. Quindi merita o no comprare sto disco dei Gorillaz? Chissà. Questo disco probabilmente non sarà il DISCO per eccellenza del gruppo a cartoni, ma un piacevole (non si può dire così di tutte le tracce) episodio. Attualmente si trovano, a livello di musica, in uno stato di limbo, dove si dà più attenzione alle collaborazioni (Snoop Dogg, Little Dragon, Bobby Womack, Mos Def, DeLa Soul e altri -oltre a quelli già citati-) che non ad una ricerca di personalizzazione dei personaggi cartoon.

Vale a dire che i Gorillaz sono, in questo momento più un progetto di collaborazione di Albarn, con strascichi di Blur e degli onnipresenti anni 80, che un vero e proprio gruppo virtuale. Però è ancora presto per parlare: molto importanti, in questo concept album saranno, come sempre, i videoclip. Il primo mostra un inseguimento in auto con tra i 2D, Murdoc e Noodle androide contro uno spietato Bruce Willis. L'inseguimento ha però un finale aperto. Staremo a vedere.

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