Tra i tanti corrieri cosmici e psicho-disturbati musicisti tedeschi, questi Guru Guru sono sicuramente tra i più concreti. Poche invenzioni o spazio per tempi dilatati nel vuoto, ma tanto rock misto a blues e psichedelia, con tanti picchi di ottimo Hard-Rock alla Sabbath. La sostanziale differenza tra loro e qualsiasi altra band simile d'oltreoceano è evidente già nella forma: in questo loro terzo lavoro, soltanto quattro i brani. Lunghe suite di progressioni e riff più o meno pesanti danno la forma a questo canguro che sembra saltare dove vuole su vari generi.

Ad aprire è la meno lunga "Oxymoron", un blues abbastanza visionario che si apre con una voce e un riff di chitarra che sembrano provenire da un Hendrix teutonico. Molto intensa soprattutto la parte finale in cui il ritmo viene reso più cosmico da effetti di estraneamento. Delle voci molto ironiche, scherzosamente quasi, ci presentano la lunga "Immer Lusting" formata in un crescendo chitarristico che diventa sempre più massiccio e monolitico per poi svanire nel nulla dopo appena cinque minuti, lasciando solo delle timide percussioni, anche loro estraneate ed allucinate. E' l'inizio di un delirio musicale in cui regna il caos, o meglio quella tendenza free-rock tanto cara a Neumeier e soci, mista a effetti elettronici che sembrano ricordare il primo Neu!. Si arriva così ad uno sfogo finale in cui tutti gli strumenti man mano abbandonano come estenuati, rimanendo solo la batteria che a poco a poco si spegne anche lei.

La terza "Baby Cake Walk" è il punto più complesso e affascinante dell'album. Si apre anch'essa con un andazzo cattivo, molto Hard e ciclico nei suoi riff. Sembra Hard-Rock misto a Blues desertico tipicamente americano, ma poi puntualmente il tutto si ferma, si mette in pausa, e resta solo un silenzio che però non è tale, perchè qui non c'è mai silenzio, c'è sempre Rock, solo che a volte prende delle stradine sperimentali che sbucano dalla highway classicamente roccheggiante. In chiusura dinuovo un'altro irresistibile sfogo chitarristico, che mette in evidenza le notevoli qualità di Ax Genrich, ex Agitation Free. La conclusiva "Ooga Booga" è ironica quanto affascinante, fondata prima su un ritmo percussivo serrato, e poi sui due binari di chitarra elettrica che ipnotizzano l'ascoltatore conducendolo fino alla fine, in cui il tutto viene rallentato e strascinato quasi allo stremo delle forze da un riff pesante quanto una roccia che nonostante tutto riesce sempre a rotolare per una decina di minuti, quanto basta ai Guru Guru per accumulare le loro intuizioni, farle mettere a riposo fino allo sfogo finale.

Questo sarà anche lo sfogo finale del trio classico prima che vari abbandoni e vicissitudini colpiscano anche loro. Un lavoro di altissima fattura, secondo forse solo al precedente UFO.

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