Nella uggiosa mattinata odierna controllando le notifiche sul deb ed anche il personale profilo, con imbarazzante sorpresa mi sono accorto che non scrivo recensioni dall'Ottobre del 2024... Soliti problemi, solite "seghe mentali", ansie ricorrenti ingigantite dal fatto che due mesi fa ho dovuto licenziarmi dal lavoro essendo giunto a pochi metri da un gigantesco esaurimento nervoso.
Proviamo a ripartire con la scrittura ed è per me giusto farlo con uno dei pochissimi lavori del 2025 che mi ha letteralmente rapito, conquistato, anche aiutato e sostenuto nei difficoltosi mesi precedenti. Come sempre, accade dal lontano 1980, la Musica (tutta senza alcun distinzione di genere) è una straordinaria amica, pronta a regalarmi emozioni, a farmi dimenticare, od almeno mettere per qualche momento in secondo piano, i disturbi mentali che da decenni sono parte integrante del mio (in)quieto vivere.
"Scorched Earth", Terra Bruciata, è il sesto lavoro sulla lunga sitanza del duo austriaco.
Album denso, oscuro, lungo ben oltre l'ora di durata, non di semplice assimilazione, come tutta la gia corposa discografia degli Harakiri for the Sky.
Molti i generi musicali che vengono alla luce nell'ascolto delle lunghe tracce della durata media di oltre otto minuti: Shoegaze chitarristico, Post Black Metal, Post Hardcore. Come immediato riferimento mi vengono in mente i francesi Alcest: medesima impostazione sonora, stessa voce cartavetrosa che mette in serio pericolo la tenuta delle corde vocali del cantante. Passaggi strumentali di inaudita ferocia che nel medesimo brano lasciano il posto a momenti riflessivi dove il rumore si placa, si affievolisce; ma la calma, la quiete è di breve durata perchè la pesantezza delle chitarre riprende a dettar legge, a sputare fuoco e sangue.
La conosciuta versatilità sonora della band viene messa in drammatico risalto in brani come "With Autumn I'll Surrender" dove un grigio ed avvolgente suono di tastiere, mi hanno ricordato addirittura i grandi Dark Tranquillity dell'album Haven, accompagna il resto degli strumenti in una cavalcata "a salire" con un finale emotivamente intenso. C'è un video del brano che a questo punto invito alla visione.
Le canzoni hanno una similare costruzione: come un iniziale timido ruscello di montagna (...te pareva che non mi venivano in aiuto le mie amate cime...) che scorre placido nel prima parte del percorso; percorso che diventa via via più impetuoso, le chiare acque si increspano nello scendere verso valle, diventano limacciose, furia incontrollabile...la pesantezza uditiva prende il sopravvento, divenendo temporale estivo.
Hanno il coraggio di proporre, proprio per dimostrare la già menzionata versatilità sonora, una cover dei Radiohead!! Si tratta di "Street Spirit (Fade Out)" ed il risultato è di assoluto pregio.
Gran bel lavoro, tra i cinque migliori dell'anno; massimo dei voti...
Ad Maiora.
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