Mi trovo a recensire per la terza volta in pochi mesi un altro album prodotto dallo stakanovista Giorgio Canali. Questa volta si tratta dell'opera prima di Ilenia Volpe, cantautrice romana già attiva nella scena alternative rock italiana da diversi anni e che abbiamo potuto sentire nel disco degli Operaja Criminale e nella sua collaborazione con Moltheni. "Questo Radical Chic" raccoglie i pezzi che Ilenia ha scritto nel corso della sua carriera e si può quindi considerare una sorta di greatest hits dei suoi anni di gavetta, questo influirà molto sull'album, che passa da scatenati pezzi punk "adolescenziali" a brani più intensi e maturi.

Il Disco parte forte con "Gli incubi di un tubetto di crema arancione" brano rock che elenca una sequenza di cose che la povera Volpe non fa più e che ci lascia storditi per quanto è energico e tirato. La seguente "La mia professoressa di italiano" è il singolo che ha anticipato il disco, si tratta di un brano dal sapore punk rock in cui Ilenia esprime un giudizio molto sboccato e abbastana infantile sulla sua professoressa, proprio come se il testo fosse stato scritto da un ragazzino delle medie incazzato a morte con l'odiata docente.

I ritmi rallentano con la successiva "Mondo indistruttibile", dove finalmente si sente una Ilenia più matura, la canzone parte lenta, per poi esplodere nell'intenso finale, uno dei brani migliori dell'album. Segue un' accoppiata grange-punk di grande impatto; "Indicazioni per il centro commerciale" e "Prendendo un caffè con Mozart" sono due brani che si assomigliano molto, chitarre acide che suonano ad altissima velocità e un cantato altrettanto "malato" che sembra uscito direttamente dal compianto Kurt Cobain. Due ottimi pezzi diretti e tiratissimi, di durata davvero breve, ma che nei loro pochi minuti ti si ficcano dritti in testa senza più volerne uscire.

Il ritmo si calma ancora, è il turno della cover de Il teatro degli orrori "Direzioni diverse" riarrangiata egregiamente per l'occasione e riuscendo addirittura a superare l'originale. Lo splendido testo di Capovilla viene interpretato con grande teatralità da parte di Ilenia e la partenza delicata, sorretta da un dolce arpeggio di chitarra, che poi si trasforma del fragoroso finale fatto di distorsioni elettriche, aumenta ancora di più la bellezza di questo brano.

La seguente "La crocifinzione" segue più o meno lo stesso andamento, ma questa volta il testo è tutto di Ilenia ed è l'ennesima prova di maturità, che la rocker italica ci fa sentire quando compone brani più lenti e riflessivi. Maturità che dimostra però di avere anche quando compone pezzi più energici, come la succesiva "Le nostre vergogne", brano rock che, a differenza dei brani che hanno aperto l'album, si dimostra meno infantile e più studiato, ricordando nel cantato Sandra Nasìc dei Guano Apes.

Arriva poi il pezzo strumentale che non ti aspetti "Il giorno della neve" scritto interamente da Ilenia, manifestando così, anche ottime doti di compositrice. Questo brano malinconico, è stato scritto dalla Volpe in un periodo triste della sua vita, in cui cominciava a prendere in considerazione l'idea di abbandonare la carriera musicale, inutile dire che proprio da questa canzone è partita la rinascita della cantautrice che l'ha portata a realizzare questo album.

Chiudono il disco la cover, già presente del disco tributo al Santo Niente, dal titolo "Fiction", brano che in realtà si dimostra il pezzo debole dell'album e la bellissima "Preghiera" scritta a quattro mani con Steve Dal Col chitarrista dei Frigidaire Tango e dei Rossofuoco di Canali. Una sorta di preghiera, in cui la Volpe, autrice del testo, prega per una serie di cose che infestano questo mondo e da cui la giovane rocker chiede di essere protetta. Anche questo testo è scritto sotto forma di elenco, proprio come nel brano di apertura, ma differenziandosi da quello iniziale per una maggiore maturità, chiudendo così una sorta di percorso che ci ha fatto seguire la crescita artistica di Ilenia.

In definitiva un bel disco d'esordio questo "Radical Chic un cazzo", niente di nuovo e rivoluzionario, ma un onestissimo lavoro, che racconta la storia di una rocker ribelle, partendo dalle incazzate distorsioni del punk giovanile, fino ad arrivare alla maturità degli utlimi brani scritti. Un disco che si fa apprezzare dall'inizio alla fine, che scorre veloce e non lascia indifferenti, o meglio, indifferenti un cazzo!

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