Dopo il successo planetario di "In-a-gadda-da-vida" che vale la pena ricordare è fra i 40 album più venduti nella storia della Musica con oltre 30 milioni di copie, gli Iron Butterfly alla fine del 1969 sono uno dei gruppi più celebri e contendono ai Doors e ai Jefferson Airplane la leadership negli States, perciò vengono iscritti di diritto al Festival di Woodstock, cui purtroppo non parteciparono per problemi logistici. Da questo contesto è evidente come risultava elevatissima l'attesa per l'uscita del successivo "Ball" che andò solo parzialmente delusa, probabilmente a causa dell'approccio decisamente più melodico assai evidente in alcuni brani come: "In the Crowds" e "Lonely Boys", meno in altri come "Belda Beast" volontaria "rivisitazione" di quanto prodotto dai loro grandi rivali, inclusa la voce leccata alla Morrison di Brann ed indirizzato al mercato britannico dove fu lanciato come singolo agli albori del '70. Viceversa il brano di maggior successo domestico fu la celebre "Soul Experience", che rappresenta un compromesso commerciale fra "In a Gadda da Vida" e le esigenze discografiche della ATCO Records che inizialmente aveva già preteso di "segare" ad un terzo il capolavoro degli Iron Butterfly.........

Ciò nonostante l'anima del gruppo s'incontra nel brano d'apertura, in "It Must Be Love" e specialmente in "Filled with Fear" inclusi gli "scherzi" all'organetto, anche se ovunque regna sovrana l'inconfondibile voce del leader Doug Ingle, salvo nel simpatico minuetto di "Her Favorite Style" dove la fanno da padroni gli intercalari di Dorman al basso ed Ingle all'organo. Per concludere abbastanza "stressante" è il ritmo di "Real Fright" perfetto per uno spot pubblicitario odierno.

"Ball" è complessivamente assai gradevole e fu premiato dalle vendite, raggiungendo la terza posizione nella classifica americana che equivale ad un grande successo, anche se non pari al precedente LP, ciò non fu tuttavia sufficiente a conquistare il consenso della critica e conseguentemente aprire dissapori nel quartetto culminati ben presto nell'uscita di Brann e conseguente de profundis del gruppo all'uscita del successivo "Metamorphosis" orfano della sua inconfondibile voce. Ciò premesso il giudizio risulta abbastanza semplice di abbondante sufficienza, penso a 3 stelle e 1/2 che arrotondo per eccesso in virtù dell'ottima resa acustica di un album uscito quando ancora la stereofonia era un lusso riservato ai gruppi più ricchi e sponsorizzati.

Concludo limitandomi ad apprezzare le due tracce presenti nella versione espansa ovvero "I Can't Help but Decieve You Little Girl" e "To Be Alone", lato A e B rispettivamente del 45 giri lanciato con materiale ancora inedito al momento della fuoriuscita di Brann dagli Iron, brani in cui è facile ritrovare lo stile che ha reso celebre questo grande gruppo.

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