A volte viene da chiedersi come sia possibile che l'America continui a sfornare, nei decenni, cantautori di tutti i tipi, con regolarità quasi seriale. Ognuno col suo faro da cui trarre ispirazione, che sia musicale oppure legato ai luoghi, come accade a questo giovanissimo e misconosciuto autore country folk del North Carolina.
Per quanto cresciuto negli anni '00, Fussell non spazia fra influenze eterodosse come altri suoi colleghi; la sua è una formula basata sulla tradizione, tanto nella struttura dei brani che nella strumentazione. Oltre alla sua fida sei corde, il ragazzo si fa ogni tanto accompagnare da una batteria, un violino e saltuariamente un piano. Risultato? Quaranta minuti che vi faranno sentire come i primi esploratori dei fantomatici Monti Appalachi. O meglio ancora, delle Blue Ridge Mountains che proprio con la Carolina del Nord confinano.
Musica per orizzonti sconfinati, poco attraente ad un primo ascolto, ma piena di un sentimento indefinibile che arriva a toccare corde profonde, se gli si concede il giusto tempo. Esemplare la calma e la semplice profondità d'animo di “Star Girl”, che potrebbe essere un qualsiasi traditional riarrangiato, ma non ce ne importa, perchè è il modo in cui è suonata a farla funzionare. Canzoni come queste fanno risuonare corde archetipiche che tutti possiedono, basta riconnetterci a loro. Lo stesso si potrebbe dire della fantastica “Raggy Levy”, folk dei migliori, o della scanzonata storiella sullo sperpero di denaro di “Let Me Lose”. Oppure le storie da Mississippi in punta di fingerpicking su “Boat's Up The River”, o quelle blues acustiche da piantagione (“Man At The Mill” o “Rabbit On A Log”).
Produce e suona anche lui la sua sei corde, l'amico William Tyler, di suo autore di uno dei migliori esempi di folk strumentale e parecchio eteredosso un paio di anni fa. Musica per l'anima, se pensate di averne ancora una.
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