Lo scheletro con cilindro nero steso a seccare al sole del deserto è un po' la storia degli Janus.

Questa inizia in Germania nel 1970, quando alcuni musicisti inglesi "emigrati" nelle aride terre del krautrock danno vita ad un progetto di progressive psichedelico che convince addirittura la EMI a metterli sotto contratto per quest'unico disco del 1972.

Il sestetto capeggiato dal cantante Bruno Lord e da Colin Orr alle chitarre e tastiere torna addirittura in Inghilterra per una serie di concerti prima di sfaldarsi come la carne dalle ossa sotto il sole rovente e questo "Gravedigger" diventa un oggetto di culto per i collezionisti disposti a sborsare parecchie sterline. Ma fortunatamente nel 1991 l'etichetta tedesca SPM specializzata in recuperi del calibro di High Tide, Blackdenkel e Hazchem, ristampa in compact disc l'introvabile album e, come per uno dei tanti miracoli del rock, lo scheletro dopo vent'anni si risolleva dalla sabbia! Gli Janus si riformano con Colin Orr che si era messo a fare l'insegnante alle Falkland e richiama alle armi musicali i superstiti dell'antico progetto, continuando la loro avventura musicale fino ai nostri giorni.

Ma cosa aveva di straordinario questo "Gravedigger" da fargli schiaffare dal recensore un bel quattro e mezzo? Appena cinque composizioni l'una diversa dall'altra, grande progressive psichedelico che alterna momenti di affascinanti armonie vocali dominate dalla chitarra acustica e dalle magiche tastiere "mellotroniche" con episodi più duri che riscoprono la nervosa anima heavy che li fece buttare fuori dal tradizionalista Cavern Club di Liverpool nel 1973!

Al primo gruppo appartengono i magici venti minuti della title track che occupava tutta la seconda facciata dell'album originario: una chitarra acustica ci conduce dolcemente lungo fili di ragnatela distesi dalle armoniche voci dei due cantanti che ci sussurrano incessantemente che il becchino ci sta aspettando... "gravedigger's on his way for you... gravedigger's on his way for you... gravedigger's on his way for you ...gravedigger's on his way for you..." fino a quando il mellotron apre la melodia e una voce alla Greg Lake ci conduce alla pace eterna immersa in una cascata di note di chitarra classica (che riprende anche la famosa "In the Hall of Mountain King"di Grieg) e grida di gabbiani.

Era il brano che concludeva degnamente un grande disco. Prima eravamo passati per gli otto minuti del magnifico psycho-progressive doorsiano di "Red Sun" ritmato e nervoso al punto giusto con un lungo assolo riverberato della chitarra elettrica e gran finale da heavy band! Anche "Wanna Scream" mantiene le promesse del titolo e se quella sera era in scaletta al Cavern Club diventa tutto chiaro del perché furono cacciati a calci: puro heavy blues con assoli di chitarra al fulmicotone.

Con "Bubbles" tornano le armonie vocali per una strana e sostanziosa ballata giocata sul piano e riff chitarristici alla Who mentre "Watcha' Trying To Do?" è quasi un outtake glam rock degno del miglior Bowie e che conferma l'assoluta grandezza e varietà di quest'album da riscoprire subito.

La ristampa in compact disc aggiunge una versione ancora più heavy (nonostante il dolce intro di piano) di "Red Sun" e altre tre songs successive che si muovono verso un territorio più easy e di classe vicino a certe cose dei Roxy Music, ma è solo grasso che cola... la polpa buona stava nei primi cinque pezzi originali, prima che restasse solo lo scheletro.

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