Joe Jackson, mago del pop, perenne camaleonte capace di dipingersi con i colori del rock-punk di fine anni '70 (con album come "look sharp" e "beat crazy") o di nascondersi dentro ai ritmi latini di un pop elegante e sofisticato come quello di "Night and day" (1982) e "Body and soul" (1984), e capace di confondersi nel melting pot di generi di album come "Big world"(1986) e "Blaze of glory"(1989). Un genio che però arriva alla fine degli anni '80 col fiato corto perchè il mondo del business musicale non fa per lui, non è il tipo che può continuare a fare videoclip e tour stancanti solo per vendere album, per lui la musica vera è un'altra cosa. Il suo più grande eroe musicale è Beethoven, un disadattato, e anche lui per molti versi si sente un disadattato dentro il mondo del pop-rock, però ha anche un carattere forte e riesce ancora a comporre un'ennesimo album di pop-rock di alto livello, un pò come un addio (almeno temporaneo) a quel mondo fittizio (nel decennio successivo comporrà infatti musica lontana dagli stilemi rock, una musica sospesa tra la classica e la new age, sospesa in "un'area grigia", definizione data dallo stesso Jackson, un'area grigia in cui il pop si incrocia con la classica e naturalmente con molti altri generi).

Ma per adesso è ancora tempo di rock e infatti "Laughter and lust" parte con "Obvious song", una delle sue migliori rock song. Ritmo travolgente e grinta a più non posso. Bellissimo brano che sembra quasi un out-take da quel capolavoro assoluto che era stato "Night and day", giusto 9 anni prima (la canzone è abbinata anche ad un videoclip molto ironico, da vedere assolutamente). L'album avrà un buon successo arrivando al 41° posto nella classifica UK e al 116° in quella USA. In Olanda arriverà alla 15° posizione.

Dopo "Obvious song" l'album prosegue col ritmo geniale e indiavolato di un'altra grande rock-pop song, "Going downtown".

"Stranger than fiction" abbassa di colpo e drasticamente il livello dell'album. Pop song leggera e carina, ma certo non del livello che ci si aspetterebbe da un'autore con la A maiuscola come Joe Jackson. Il quarto brano in scaletta, "Oh Well", è una bella cover (in stile afro-cubano) di un brano dei "Fleetwood Mac". Si prosegue con tre ottime pop-song come "Hit single", "Jamie J." e "It's all too much", brani che non fanno gridare al capolavoro ma che comunque sono davvero molto godibili, pieni di ritmo e sarcastica ironia.

La seconda parte è decisamente migliore della prima, meno ritmata e più incentrata sulle emozioni e su un malinconico e triste romanticismo. Si parla più che altro di storie sentimentali finite male e di solitudine (l'album coincide infatti con il secondo matrimonio fallito del musicista inglese). In questa seconda parte la voce di Jackson si apre (come poche volte ha fatto durante la sua carriera) alle emozioni e al dolore che davvero sgorgano dal cuore. Questi brani mi hanno sempre molto emozionato perchè se si ascolta con attenzione la voce di Jackson si può percepire tutto il dolore per la fine di una storia d'amore, ma anche per la solitudine e la rabbia e la depressione che ne conseguono.

Ad aprire le danze della seconda parte dell'album ci pensa un grande brano come "When you're not around", canzone sulla fine di un amore, quasi una "breaking us in two" dieci anni dopo ("Sei entrata nella mia vita e poi te ne sei andata...Mi hai fatto sentire un pazzo solo perchè ho desiderato che tu rimanessi...non riesco a sentir il caffè dentro la mia tazza...mi sento giù, come se stessi andando sottoterra quando non sei vicina a me...).

Si prosegue con la bellissima "The other me", pop-song perfetta, intensa e dalla grande atmosfera (che riechieggia certe atmosfere di Beatlesiana memoria :" Vorrei che fossimo rimasti amici...vorrei che avessimo continuato a parlare assieme....immagina se avessimo ancora 17 anni, immagina quante cose potremmo fare...lo so che quei giorni sono finiti e mi rattrista che quei giochi siano svaniti...).

"The other me" lascia poi il passo a "Trying to cry", una delle migliori (e più drammatiche) canzoni di Jackson sulla solitudine (dello stesso livello è forse la canzone "Solo-so low" che si trova nell'album "Rain" del 2008) "Trying to cry" parte lentissima, con la voce di Jackson che quasi parla, in tono cupo e drammatico ("Guarda quel tipo che se ne sta nell'angolo, quello che sta bevendo un'altro bicchiere...C'è uno sguardo nei suoi occhi che ho visto così tante volte in passato...l'ho visto nello specchio e l'ho visto nei miei amici, quando abbiamo realizzato che avevamo perso noi stessi...lui farà altre due o tre bevute e poi la stanza comincerà a girare..."). La canzone si conclude con un finale in crescendo che fa accopponare la pelle. Le due perle finali dell'album si chiamano "The old songs" e "Drowning".

"The old songs" è un pop-valzer di altissimo livello e di grande impatto emotivo, quasi una pennellata espressionista. Jackson dispiega una voce che si apre a tonalità molto forti, quasi volesse colpire l'ascoltatore con una frustata di cinismo verso le "coppie felici" e verso "l'amore eterno", quasi a suggerirci che quella "A slow song" richiesta al dj (nel finale di "Night and day"), "una canzone lenta" per riappacificarsi con la propria dolce metà, non fosse davvero che solo un sogno, adesso rimangono solo le "Old songs", infatti è solo nelle "vecchie canzoni" che parlano di amore eterno che si può sognare una vita diversa e una relazione felice, ma nella realtà, purtroppo, è tutto diverso (e lo stesso Joe sembra saperlo molto bene: "Le vecchie canzoni parlano di amore eterno e non parlano mai di morte, ma una canzone non ci può riportare assieme... Come può, questa meravigliosa canzone, essere una menzogna?...Cantami una delle vecchie canzoni, riempimi il cuore con romanticismo e ribellione...tutto quello che dobbiamo fare è solamente ballare...").

La canzone successiva è la meravigliosa e tristissima "Drowning", che è come se trasportasse dentro ad un fiume dove stiamo anneggando assieme all'autore, anneghiamo per tutto l'amore che si è perso lungo la strada, anneghiamo per i sogni infranti e per non essere stati all'altezza di portare avanti una storia sentimentale a cui, in fondo, credevamo ("Io non ti amo, ma sono perduto...Penso a te e ai fantasmi di così tanti momenti speciali che sono stati portati via dal tempo...E' notte, il mio cuore sta battendo, sto cadendo giù, in un vortice di passioni... ci sono risate mentre annego, come è successo ai molti che si sono perduti prima di me, dannati dalla lussuria e mandati all'inferno....E adesso acqua fredda passa dentro il mio corpo e mi trasporta, mi trasporta via...e ancora, continuo ad annegare"). "Drowning" è un'urlo disperato verso un mondo che sembra non ascoltarci. Una canzone che sembra ingoiare lo stesso autore, che infatti dopo il tour di promozione dell'album cadrà nel vortice della depressione e per diversi anni non riuscirà più ne ad ascoltare, ne a comporre musica. Ne uscirà fuori però un capolavoro che va sotto il titolo di "Night Music".

Ma questa è un'altra storia.

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