§ 1. La spontaneità e l’artificio

Foss’anche soltanto per un attimo, guardate come sboccia un fiore, come lentamente declina, appassisce e muore: questa è la naturale struttura dei Preludi e delle Fughe del Clavicembalo ben temperato.

Come il prisma nel filtrare la luce ne squaderna le trame recondite, così i toni e semitoni prodotti da uno strumento sembrano naturalmente disporsi, in armonie celate all’occhio, secondo Preludi e Fughe.

Sembrano, le variopinte corse e rincorse di voci ora lineari ora inerpicate ora inviluppate ora dispiegate, null’altro che un frutto, sorto col tempo da sé, strato dopo strato. La fonte, a cui lo scaturire d’ogni cosa è dovuta nel suo lento maturare, è in fondo soltanto un contrappeso di dita.

Sembrano nate da sé: sembrano, ma sembrano soltanto.

C’è qui un trompe-l’oeil o un trucco, anzi il trucco in un trucco. Il trucco sta nel costruire, con sudore e cesello, una complessità di voci che abbia l’aria d’esser semplice e orecchiabile. Il trucco nel trucco sta invece nella mimesi di questa contrappuntistica costruzione in una spontaneità da cui l’orecchio, ben presto, si fa abbindolare. Nel rendere, insomma, naturale un artificio.

Questo, l’inesaribile gioco di mano del vecchio Johann Sebastian.

Questo, il cortocircuito barocco per eccellenza.

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