“Hey listen, don’t you let’em get your mind/
Fill your mind with orders, and that’s not right/
They’re playing a game that draws you closer/
Till you’re living in a world that’s ruled by fear/
We are screaming, screaming for vengeance/
The world is a manacled place/
Screaming,screaming for vengeance/
The world is defiled in disgrace.”

“One life,I’m gonna live it up/
I’m takin’flight, I said I’ll never get enough/
Stand tall, I’m young and a kinda proud/
I’m on top as long as the music’s loud/
If you think I’ll sit around as the world goes by/
You’re thinking like a fool, cause it’s a case of do or die/
Out there is a fortune waiting to be had/
You think I’ll let it go, you’re mad/
You’ve got another thing comin’.”

La filosofia dei Judas Priest sta tutta qua: probabilmente il gruppo più influente nella scena Heavy Metal di sempre dopo i Black Sabbath, i Priest, recentemente riunitisi col singer originale Robert Halford, pubblicarono nel 1982, in piena epoca NWOBHM, questo gradevole disco dai contenuti fortemente polemici verso la società e verso il governo, invitando la gente a godersi la vita sbattendosene di tutto e di tutti.
Leggermente oscurato dall’altro figlio principale della NWOBHM, il mitico maideniano “The Number Of The Beast”, ”Screaming For Vengeance” è in realtà una piccola perla nella discografia della band di Birmingham, leggermente sottovalutata (i titani Priestiani quali “Sad Wings Of Destiny”, ”British Steel”, ”Stained Class” e il grandioso “Painkiller” d’otto anni successivo oscurano leggermente questo signor disco) ma assolutamente degnissima di essere rivalutata.
Sempre accompagnati da vestiti di pelle a non finire che non ci lasciano solo intuire l’odore delle loro cipollose ascelle (a dire la verità, non sarei io quello che dovrebbe parlare, visto che per me l’incontro con l’acqua è un incontro ravvicinato del terzo tipo), i Priest scrissero e registrarono questo album in uno studio floridiano, e probabilmente l’atmosfera calda del luogo deve aver influito sul loro songwriting, come al solito maneggiato dai “Metal Gods” Rob Halford, Glenn Tipton e K.K. Downing, perché molte delle canzoni qui contenute sono capaci di farci venire non solo i brividi, ma addirittura i sudori freddi.
Solo l’intro “The Hellion/Electric Eye” è capace di mozzare il fiato all’ascoltatore, con riffs quantomai azzeccati e il solito gran lavoro chitarristico di quei due geni che sono Glenn Tipton (Benton?Eheheh) e K.K Downing (ma le K.K stanno per Kerry King?Mah).
Ottima la terza “Riding On The Wind”, che mette in bella mostra le stupefacenti capacità vocali del grande Rob Halford, seguita dalla bellissima “Bloodstone”, la canzone con la classica linea di basso in terzine che ti fa alzare in piedi e sculettare per tutta la stanza.
Segue una simpatica cover di nonsochi, ” (Take These) Chains”, nella quale sembra di sentire Bon Jovi suonato dai Priest, una buona ma stanca “Pain And Pleasure”, forse la canzone meno riuscita insieme a “Fever” della deca priestiana, seguita dalla “cattivissima” (per i Priest, si intende, non è Death Metal!) title track, che forma insieme alla successiva, epocale “You’Ve Got Another Thing Comin’”, dal titolo troppo lungo da scrivere, il duo musicale perfetto, le due canzoni che sono diventate un autentico inno degli Heavy Metallers dell’epoca, e solo l’intro di “YGATC” (lo scrivo abbreviato sennò domani mattina sono ancora qua) vale il prezzo del viaggio.
Tra due capolavori si trova la stanca “Fever”, priva di mordente e ispirazione, seguita da “Devil’s Child”, canzone che chiude come meglio non si potrebbe un altro capolavoro priestiano.
Niente da dire: come dicono gli stessi Priest riguardo a quest’album…
“Great times and great music!!!”

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