Questa recensione (come molte delle prossime) la voglio esplicitamente dedicare a tutti quelli che pensano che il metal sia:
- Satanismo
- Sporcizia generale
- Birra
- Vomito
- Rutti assortiti
E a quelli che si permettono di giudicare un genere tra i più vari e innovativi nella musica di oggi solo perché non gli piace la copertina di un determinato disco o solo perché per il loro giudizio hanno osservato una (minima) parte di quello che è il panorama metal.

E ora la recensione vera e propria.
Che i Katatonia fossero dei geni lo si sapeva già, prima pilastri fondamentali della scena death/doom svedese e precursori (non semplici copie come pensa qualcuno) di quel metal particolarmente influenzato da sonorità molto anni '70 che sembra essere diventato molto di moda dopo Blackwater Park degli Opeth, poi di nuovo precursori nel provare qualcosa di nuovissimo a livello mondiale nello splendido Brave Murder Day (in cui cantava Mikael Akerfeldt degli Opeth).
In seguito la band svedese aveva intrapreso una strada più cupa ed orientata soprattutto su coordinate doom/rock/dark, e, ad essere davvero sincero, ne avevo perso le tracce. Però... chi si aspettava che uscissero con un disco del genere?
Un disco, e lo dico subito, in cui il "Metal" è davvero poco, a parte la copertina e lo splendido artwork, qualche tirata di doppio pedale e l'etichetta per cui è uscito questo Viva Emptiness (la Peaceville, già per Anatema, My Dying Bride, ecc ecc). Tutto il resto è un bel pentolone in cui si mescolano fortissime influenze "Tooliane" (soprattutto il cantante Jonas Renkse è molto simile nello stile al signor Keenan), una generale ed opprimente sensazione di claustrofobia, e dei bei riffoni di chitarra heavy sempre contrastati da parti melodiche cupissime e vagamente psichedeliche.

Passano senza neanche accorgersene le prime tre tracce, forse le più "metal" e si arriva alla fantastica ballad "Premonition, A" per poi approdare a "Will I Arrive", molto cupa e dark nel suo arpeggio di chitarra.
Passano poi "Burn the Remembrance" e "Wealth", molto progressive nel loro andamento a tempi dispari e controtempi. "One Year From Now" è un'altra splendida ballad mentre "Walking By A Wire" si candida come una delle tracce migliori dell'album, e poi... beh, oddio sto sforando... beh compratelo, mi ringrazierete.

Carico i commenti... con calma