Ah i Finlandesi!

Ne ho conosciuti pochi, ma nessuno di quelli con cui ho avuto il piacere di fare due chiacchiere, completamente assennato. Tutti con una latente vena pazzoide o maniacale, silenziosi ma attentissimi, e tutti con un senso dell'umorismo clamoroso. Inoltre dalla loro hanno una delle lingue più deliranti che mente umana possa concepire, un ceppo che condivide con l'Ungherese difficoltà grammaticali che noi ce le sogniamo, e una pronuncia molto simile alla nostra ma in acido.

Quindi doppia gioia quando mi imbatto in gruppo geniale come questi Kiki Pau, provenienti proprio dalla ridente Finlandia. Prima di “Pines”, loro terzo album, sembra che il gruppo fosse dedito ad un innocuo indie rock. Poi, passeggiando per i boschi di Tampere, probabilmente finirono per raccogliere i funghi sbagliati e si accorgono che esiste un mondo musicale altro dalla forma canzone. L'aneddoto ovviamente me lo sono inventato di sana pianta, il risultato no.

Grazie, forse, a Gustav Ejes degli svedesi Dungen (autori nel 2003 con “Ta Det Lugnt”di uno dei migliori dischi psichedelici del decennio scorso) che ne produce il disco, i finlandesi infilano 4 tracce che partono da basi a grandi linee pop, ma stravolgendone spesso le strutture, allungando i minutaggi e mandando a cozzare fra di loro atmosfere molto differenti.

Questo il caso dell'iniziale “Tomte Mars”, che per 4 dei 9 minuti che la compongono, giace sonnacchiosa, fino a quando una specie di ballad country prende il sopravvento, con tanto di armonica, ma tutto come se fosse suonato dagli Hawkwind acustici del primo disco, e a 7 minuti e rotti entra la voce e il chorus. Come si dice, chi ben inizia è a metà dell'opera.

Non da meno il resto dei brani. La title track, divisa in “Pines” e “Pines II Makumatka”, lunga elucubrazione che nella prima parte predilige atmosfere placide, soffuse e totalmente strumentali, mentre nella seconda introduce una strumentazione variegata e fantasiosa, a base di oboe, scacciapensieri, flauto, seguendo un andamento sinusoidale quasi prog, fra accenni mediorientali, fughe chitarristiche e un lungo fraseggio pastorale. Pezzo forte “Astronauttija”: coretti wilsoniani a braccetto con un andamento da marcetta 60's e un gran lavoro psichedelico della sei corde.

Il gruppo perfetto per il prossimo film di Kaurismaki.

Elenco e tracce

01   Tomte Mars (09:25)

02   Astronauttija (11:43)

03   Pines (06:27)

04   Pines II: Makumatka (15:38)

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