Attenzione: non voglio fare l'ennesima recensione di questo capolavoro, ma solo offrire una nuova chiave di lettura di esso. Ripeto, questa non è una recensione, ma una mia opinione sull'album. Detto questo posso parlare: "In The Court of the Crimson King" è il primo album dei King Crimson, considerato da molti, compreso me, un capolavoro. Con questo album il gruppo definisce già tutte le correnti che seguirà in seguito: il progressive duro, quasi metal ("21th Century Schizoid Man"), quello romantico ("Epitaph", "I Talk to the Wind") e la sperimentazione ("Moonchild"); realizzando un'opera meravigliosa e fuori dal tempo. Ma ora io voglio attribuirgli un aggettivo che ancora non gli era stato dato, almeno non nel senso che dico io: la genialità. Molti diranno: "Grazie al cazzo, ci voleva sto regazzino per dire che quest'album è geniale!". Beh, avete ragione, ma io dico che è geniale nel senso che con la musica vuole dare un messaggio (badate bene, i testi non c'entrano niente, è una questione prettamente musicale). Il messaggio è questo: con quest'album vogliamo che ci etichettiate col progressive, poiché ne abbiamo l'attitudine, ma sappiate che noi ci distingueremo. Per capire come la penso, basta ascoltare "Epitaph", brano che tutti dicono epico e solenne. Okay, toglietegli il mellotron iniziale, e cosa rimane? Un brano piuttosto minimale, senza code strumentali vorticose e tastiere poderose, senza incubi da virtuosi. Nella parte cantata non si sente bene nessuno strumento, pensate un po'. Quel mellotron epico all'inizio è un po'una parodia, e se lo togli resta, in chiave romantica, lo stile futuro del Re Cremisi, asciutto. Stesso discorso vale  per la title-track, che è tenue e placida, con quel flauto e quelle chitarre, ma con il mellotron diventa più medievale. Dubbi sulla mia strana teoria li ho avuti quando ho sentito gli album che seguono. Per esempio, "In the Wake of Poseidon" e "Islands", sono dei veri e propri album progressive, niente brani minimali, niente parodie musicali, solo puro progressive, con un po'di jazz. Allora, la conclusione è che "In the Court of the Crimson King" è un album della prima fase dei King Crimson, ma che già preannuncia la seconda, già fa capire che quello che faranno dopo col progressive convenzionale c'entrerà poco. E'un album visionario anche in questo senso. Infine, mi scuso per la parola "parodia", che non è molto dignitosa per questo capolavoro, ma mi serviva per rendere l'idea. Dato che questa non è una recensione, non so se dobbiate votarla (magari mi risparmio qualche uno). Voglio solo sapere se condividete la mia opinione o se quanto meno vi ha fatto pensare.

Ciao, e alla prossima, con un'altra (vera) recensione.

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