"In The Court Of The Crimson King" è uno di quegli album basilari, capostipite di un genere fondamentale come il progressive inglese, che un qualsiasi appassionato di (buona) musica non può non avere. E' frutto della perfetta armonia che viene a crearsi tra i membri del gruppo che lo realizzano e soprattutto dell'eclettico chitarrista Robert Fripp, il vero "cervello" dei Crimson, che afferma: "I King Crimson sono un gruppo che si comporta come un organismo. Funziona a tre livelli: la testa, espressione intellettuale; il cuore, espressione emozionale; e le anche, espressione fisica. Io sono il più piccolo denominatore comune... Se dicessi che sono il leader, gli altri musicisti potrebbero offendersi". Questo nonostante lo stesso Fripp rimanga l'unico membro fisso della band per tutti gli anni successivi, a partire da quel lontano 1969.

Il 10 ottobre di quell'anno esce infatti "In The Court Of The Crimson King", uno dei debutti più straordinari della storia del rock, non solo per le vendite (dopo 2 settimane è già al n.1 in Gran Bretagna) ma soprattutto per la musica: qualcosa di assolutamente nuovo e inconcepibile per il tempo.

E' proprio questa la linea conduttrice di tutto l'album: l'estrema originalità, qualcosa che sconvolge adesso come allora (era davvero il 1969???), la continua e instancabile ricerca sonora che emerge da ogni singola nota e che porta a dei risultati veramente stupefacenti. Una delle novità più visibili (o udibili...) è l'ultilizzo del mellotron, una specie di proto-sintetizzatore che riproduce elettronicamente suoni simili a quelli degli archi e dei cori. E' grazie anche a questo bizzarro strumento che Fripp e soci riescono ad aprire la musica rock alle melodie e alle possibilità della musica sinfonica, del jazz, dell'elettronica, arrivando a concepire e a creare quello che noi definiamo un "capolavoro".

L'inizio dell'album è qualcosa di sconvolgente: "21st Century Schizoid Man" aggredisce l'ascoltatore con un'impressionante pregressione di note, una vera e propria esplosione sonora. I toni si fanno poi più tranquilli con l'atmosfera dolce e sognante di "I Talk To The Wind", con l'incredibile teatralità di suoni e di melodie di "Epitaph" e con l'affascinante e delicata sinfonia di "Moonchild". L'ultimo pezzo è la title-track, un inno maestoso, intenso e sofferto, che si sviluppa su una varietà infinita di temi e sull'alternanza tra intermezzi esplosivi e silenziosi. Silenziosi come quel volto in copertina contratto e contorto in un grido che non può essere sentito, e che manifesta deformità interiore e debolezza psichica (Barry Goodberg, l'autore della copertina, morirà a soli 24 anni un anno dopo la pubblicazione dell'album).

"In The Court Of The Crimson King", manifesto del nuovo rock progressivo, è un'opera ricca di fantasia, creativa, geniale, straripante di idee, che apre gli orizzonti nascosti e non ancora esplorati della musica: il punto di partenza per una nuova stagione musicale ricca di colori e di emotività.

Elenco tracce e samples

01   21st Century Schizoid Man (including Mirrors) (07:24)

02   I Talk to the Wind (06:05)

03   Epitaph (including March for No Reason and Tomorrow and Tomorrow) (08:47)

04   Moonchild (including The Dream and The Illusion) (12:12)

05   The Court of the Crimson King (including The Return of the Fire Witch and The Dance of the Puppets) (09:22)

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Altre recensioni

Di  zaireeka

 Avete presente cosa si prova a viaggiare su una macchina del tempo e fare un volo temporale di 1000 anni?

 La fusione sinergica fra musica e testi raggiunge in questo disco livelli sublimi.


Di  joe strummer

 "Questo disco rimarrà nella storia come opera filosofo-musicale eccelsa."

 "’Epitaph’ è uno dei brano più belli di sempre (a mio parere)."


Di  paloz

 La copertina... sembra quasi che ti voglia dire: "No, no, non lo fareeee! Non ascoltare questo album!!!"

 Album FONDAMENTALE.


Di  tuisampa

 La copertina vale la spesa.

 Si chiude così il primo capitolo della storia dei King Crimson; [...] 'In the court of the Crimson King' resterà sempre un microcosmo a sè stante, un manifesto del Progressive.


Di  manliuzzo

 "Con quest'album vogliamo che ci etichettiate col progressive, ma sappiate che noi ci distingueremo."

 "Il mellotron epico all’inizio è un po’ una parodia, e se lo togli resta, in chiave romantica, lo stile futuro del Re Cremisi, asciutto."