Certi album sono come il pane quotidiano: li ascolti ogni giorno e ne rimani sazio. Solo che non è routine, non li ascolti perché devi, o almeno in parte, ma perché sono degli album che ti mandano ai pazzi, sono album che ti colpiscono l'anima, che lasciano un segno indelebile dentro di te. Questo è il bello della musica: la ascolti e ne rimani schiavo, sei come sposato con lei ma non le devi pagare gli alimenti, stai con lei tutta la vita senza mai tradirla e neanche la musica ti tradisce, la tua musica, le tue canzoni rimangono lì, quando vuoi prenderle e ascoltarle. Come dice Bruno, uno dei personaggi del film Radiofreccia, "Chi le fa (le canzoni) può tradirti, ma le canzoni, quelle che per te hanno avuto un significato, delle vostre canzoni vi potete fidare".

Così parto in quinta a descrivere un album che per me è come il pane quotidiano, un album a cui non potrei rinunciare mai, che, se dovessi partire per un'isola deserta, porterei con me insieme a Nursery Cryme e Foxtrot dei Genesis, Led Zeppelin I dei Led Zeppelin e The dark side of the moon. Di quale album sto parlando? Sto parlando di "In the Court of the Crimson King", un album che mi ha conquistato fin dal primo ascolto, un album sublime, così pieno di epicità, di malinconia e di poesia. "In the Court ..." rappresenta per me "I Promessi Sposi", rappresenta l'album indispensabile per la mia crescita musicale, capolavoro che mi ha fatto amare il prog più di quanto lo amassi già. Sì, perché prima già ascoltavo a sfascio i Genesis e mi sono comprato tutta la loro discografia. "In the Court of the Crimson King" è un pezzo di storia, un masterpiece della musica rock, un lavoro raffinato in ogni punto, non mi delude mai, a parte forse nella parte strumentale di Moonchild, che comunque rimane un misto di originalità e di assoluta e meravigliosa genialità.

"In the Court of the Crimson King" viene designato da molti come il primo album di rock progressivo della storia, altri riconducono la nascita del prog all'album "Days of Future Passed" dei Moody Blues del 1967. Comunque sia "In the Court ..." è stato un album di fondamentale importanza per le generazioni a venire e molti artisti sono stati ispirati da esso.

Famosa è la copertina dell'album in cui è rappresentato un volto sfigurato dalla paura e dalla tensione: occhi ansiosi che guardano di lato, occhi lucidi, bocca spalancata in un urlo. Da cosa sarà spaventato "L'uomo schizoide del 21° secolo"? Dalla situazione in cui versa il mondo, dall'odio che gli umani coltivano tra di loro, la guerra?

Una risposta la troviamo nella prima traccia dell'album "21st Century Schizoid Man" in cui il poeta e scrittore dei testi della band, Peter Sinfield, ci illustra diversi soggetti, diversi sostantivi accompagnati da aggettivi negativi, o comunque espressioni che vogliono trasmettere il senso di inquietudine, di panico che imperversa nell'aria,la rovina causata dall'essere umano, la pazzia "Sangue, tortura, filo spinato, pira funebre dei politicanti, innocenti stuprati col fuoco del napalm,uomo schizoide del 21° secolo!". Chiusa la parentesi lirica, diamo spazio alla musica: influenze jazz dappertutto, riff di chitarra hard rock firmato Robert Fripp, distorsioni accentuate e finale cacofonico che fa da ponte alla canzone successiva.

"I Talk to the Wind" è la canzone più corta dell'album, anche se va a durare comunque tanto, sei minuti per la precisione. Essa rappresenta una traccia più melodica,più soft rispetto alla complessa e articolata "21st Century Schizoid Man". Come al solito Peter Sinfield versa tutta la sua poetica e il testo, piuttosto pessimista, è il pensiero di un hippie rivolto alla società restrittiva e assolutamente soffocante, ma anche patetica e incosciente.

Il pezzo forte arriva con "Epitaph", la mia canzone preferita dell'album e dei King Crimson, la vera perla dell'album. L'introduzione al mellotron è famosa e particolarmente struggente e da pelle d'oca. Ogni volta che la ascolto la mia anima parte e vengo ammaliato dalle dolci note. Il testo, filosofico, è semplicemente meraviglioso: c'è un senso di inquietudine, di malinconia e le liriche sono particolarmente inquietanti. Ma nel ritornello l'autore dichiara "La confusione sarà il mio epitaffio": non mi voglio piegare alla società, non voglio essere stereotipato, non voglio essere una marionetta come gli altri, ma essere un rivoluzionario, voglio il cambiamento e "voglio fare confusione", "essere ricordato così" anche dopo la morte.

Il lato B dell'album si apre con la già citata "Moonchild", brano diviso in due parti, la prima più corta, intitolata The Dream, la seconda più lunga, intitolata The Illusion. Nei primi minuti rappresentati da The Dream, Greg Lake, cantante della band, ci racconta attraverso la sua voce di una ragazza, l'Adorabile e sola "Figlia della luna" che aspetta un sorriso dal "Figlio del sole". Segue The Illusion, sezione strumentale di più di 10 minuti in cui prevalgono le percussioni.

"The Court of the Crimson King" rappresenta il secondo masterpiece dell'album, un pezzo sulla scia di Epitaph: lunga 9 minuti la traccia che chiude l'album è onorata della presenza del mellotron e le liriche sono particolarmente suggestive.

"In the Court of the Crimson King" rappresenta uno dei migliori esordi della musica rock e i King Crimson si dimostrano una band valente, anzi di più, che ha saputo fondere diversi stili in un solo lavoro di solo 5 lunghe tracce e che ha saputo improntare di epicità la musica. Fripp & Company si meritano il 100 e lode per questo esordio che, probabilmente, ha segnato la nascita del progressive.

Onore ai King Crimson!

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