Paesaggi di sensazioni tattili, l'antimateria sprigionata dalla materia: ovvero il sequencer, nella periferia dell'inferno camminava alla luce tremolante degli impianti petrolchimici le sue metronomie ipnotiche, poggiare pesi sui tasti affinchè l'eterno si sviluppi, progredisca e raggiunga la stasi, i volumi e le geometrie del mondo e la loro immediata traduzione in termini psicologici, estremo tentativo di tornare alla simmetria.

Klaus è totalmente coscente dell'universo attorno a lui ma è ancora perfettamente sigillato dentro sé stesso, mitologia del ritorno amniotico, l'estremo spasmo dell'elica destrogina del dna, dodici violoncelli, trenta violinisti, quattro flautisti, dopotutto questo è un disco partorito da un essere umano, a contraltare di ciò lo spirito alieno dei synths atonali e dei VCS3, con le loro spirali galattiche: invisibili gerarchie delle quasar, il paesaggio eroso continua a risvegliarsi, queste immagini sono le vestigia di un tempo che rimane nella memoria sotto forma di crescita segreta.

I telescopi, il coefficente differenziale della pseudo sfera, la cupola del planetario, noiosa ed infinita simmetria, validi sistemi temporali?, Halcyon?, entropia crescente, vita deserta nella stazione climatica, sotto un cielo blando equinoziale, geometrie trascendentali , venere delle dune dei declivi temporali, epifania indisturbante, il tempo pacificato delle dune, capsula apollo e collasso mentale.
Grazie Klaus per averci proiettato il senso dell'opera di Dalì e di Max Ernst.

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