Dear Leonard...

L’intensità vibrazionale raggiunge il limite aulico nell’intersecarsi proprio di sonorità che trovano il loro centro nella dovozionale armonia del tutto che mai come in questo caso raggiunge la summa cantautorale tipica del menestrello canadese dei bei tempi che fu.

E’ qui, dove si incontrano la luminescente poesia di Cohen, ormai integrato e ritornato come un alieno (o come il Figliol Prodigo di Cristiana reminescenza) dai suoi mondi orientali, ormai in balia a quell’incessante tumulto dell’anima che, vibrando, sommerge gli anfratti più bui di una coscienza che non ha mai smesso di gridare forte, fino a sovrastare e subliminare i significati stessi di parole forti e luminose come raggi di luce che irrorano le nubi silenziose e spettrali del loro pellegrinar avulso per territori ormai semi incontaminati ma per certi versi ancora limpidi e scevri da sfregi e impurità che solo l’anima/animale può percorrere a piedi scalzi nella notte, per vedere, se poi è così difficile morire.

Ma è sulla musicalità che si erge alto, sublime e spirituale la grande sonnolenza divina estatica e trascendentale, di teologiche virtù e innominabili vizi, che, al di là delle parole, ci riporta a mondi inconsci pregni di stanchi universi ormai svuotati di qualsivoglia significato se non quello prettamente letterale, riunendo le redini di un discorso iniziato ormai troppo tempo fa per farsi vivo e pulsante OGGI che il contenuto si è forse definitivamente concluso. Che resta delle antiche gesta? Che resta dell’incondizionato urlo di protesta del menestrello restìo all’apparire che ancor oggi si nega nel suo incarnarsi a portavoce di un disagio ormai indifferenziato (e oserei dire dilagante)?: "Dear Heather" (2004) è ormai il capolinea e il Canto del Cigno stesso ed è l’Essenza stessa di un divenir leggero, parabola discendente e sublime al tempo stesso che, in poche parole, rasenta la rottura di palle e la noia oltre l’inverosimile con attimi di sonnecchiamento a dir poco “nirvanici”.

Oh ecco… non mi venivano le parole, scusate il preambolo inutile ma necessario direi.

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