La complessità del rock progressive non ha confine, senza tralasciare le varie nature geografiche e ne le varie venature artistiche. Un esempio fra questi che rende unico il sound prog nostrano è senza dubbio "L'Eliogabalo" di Emilio Locurcio, catalogandosi come pezzo unico nel suo genere visto che è un'opera pop teatrale.

L'autore siculo con i suoi tocchi sperimentali e visionari, lancia nel mercato del lontano 1977 questo Concept Mix ospitando tra l'altro grandi cantautori italiani e band affermate come: Lucio Dalla, Ron, Claudio Lolli, i Crash e Pierrot Lunaire. Ma cos'è "L'Eliogabalo"? Un'operetta che gira di minuto in minuto fra psichedelia, jazz, prog sinfonico e avant garde dove le liriche presenti fanno la parte protagonista. Quindi è fondamentale capire i testi e collegarli alla musica.

L'intro apre con la traccia "Tutto Quello Che Mi E' Stato Tolto Lo Rivoglio", niente di particolare ma dopo si afferma "La Veglia" dove musica hard rock ed elettronica si fondono nelle situazioni descritte del narratore. "Il Viaggio", "La Visione" e "L'Attesa" sono i capitoli fondamentali della storia dove una moltitudine di strumenti accompagnano i cantautori: chitarre acustiche, violini, organo, sax, mellotron e piano.

Originale tra l'altro la decisione di descrivere la morte di "Eliogabalo" (vero nome "Marco Aurelio Antonino", figlio di "Caracalla"), dando all'opera un tono più classico ma alquanto contaminato visto che la figura descritta era figlio del Sole Invincibile e invasato dalla cultura orientale. Infatti, ascoltandolo sembra quasi improprio calcolarlo come un lavoro rock, ma alla fine ne verrette catturati per le sue varie sfumature (che non risultano abbracciare la classica musica leggera italiana).

Un incredibile viaggio metropolitano in cui l'autore ispirato dagli anni del terrore dell'epoca, fra Brigate Rosse e crisi economica, vuole porre fine a modo suo ai problemi sociali. Ma senza paura!

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