A VOLTE RITORNANO. FRAMMENTI DI PASSATO CHE RIMBALZANO BEFFARDI.

SIAMO SU COORDINATE SEVENTIES. E' DOMENICA, PRIMA SERATA, E LA RAI SCIORINA UNO DEI SUOI SCENEGGIATI DALLE TINTE NOIR OVVIAMENTE IN BIANCO/NERO, RIGOROSAMENTE PRIMO CANALE TV. CIBO PER MILIONI DI UTENTI NEOFITI PER QUESTO GENERE DI INTRATTENIMENTO DAVANTI AL PICCOLO SCHERMO.

L'OMBRA DELLA SERA E' UN PROGETTO DEL DEMIURGO FABIO ZUFFANTI AFFIANCATO DAI FEDELISSIMI AGOSTINO MACOR E MAURIZIO DI TOLLO (PIU' ALTRI OSPITI/COLLABORATORI) PER RISCOPRIRE IL FAVOLOSO MONDO DELLE COLONNE SONORE DEL CINEMA ITALIANO TARGATO 60/70.

IL TITOLO OMONIMO RIPRENDE UN MANUFATTO DI EPOCA ETRUSCA, DALL'ASPETTO UMANOIDE, CHE, COL SUO SGUARDO ENIGMATICO, SEMBRA CHIEDERE CHI SIAMO, DA DOVE VENIAMO. IL MESSAGGIO GIUNGE PRECISO COME UN DARDO SCAGLIATO IN EPOCA REMOTA.

IL LAVORO DEI NOSTRI E' ECCELLENTE CON ARRANGIAMENTI CALLIGRAFICI CONVINCENTI CHE ARRICCHISCONO DI NUOVA LINFA LE OPERE MADRI SENZA, VIEPPIU', PERDERE IN FASCINO E FRESCHEZZA.

I TEMI MUSICALI SI SPINGONO IN TERRITORI JAZZ-ROCK SPESSO CON LINEE VAPOROSE E LEGGERE PER POI LANCIARSI IN DEFLAGRAZIONI ACIDE CON ECHI A LA RE CREMISI E MOMENTI DI PURO GENERATORE. UNA MISCELA SPUMEGGIANTE DI PROG REVISITATO E REINTERPRETATO ALLA LUCE DI SUONI VINTAGE MISTI ALL'ELETTRONICA.

NELLA PRIMA TRACCIA ("GAMMA") L'ESORDIO E' UN SOLILOQUIO DI EFFETTI SYNT E MELLOTRON CHE VIRANO DOPO SINISTRI VOCALIZZI SU SOLUZIONI PIU' PSICHEDELICHE. SI PASSA POI A "RITRATTO DI DONNA VELATA" DALL'INCIPIT IN ODORE JAZZY SOSTENUTO DAI TASTI D'AVORIO, DAL GLOCKSPIEL E SUCCESSIVAMENTE DAI FIATI. I TEMPI SINCOPATI ("LA TRACCIA VERDE") ANNUNCIANO PERCORSI DOVE TASTIERE E FIATI SEMBRANO RINCORRERSI TRA LORO STRUTTURANDO E RE-STRUTTURANDO UN TESSUTO DAI CONNOTATI FUNKY/JAZZ PER GIUNGERE POI A SOLUZIONI DI STAMPO PIU' SINFONICO ("IL SEGNO DEL COMANDO"). QUI LA LUNGA INTRO DI FLAUTO FA DA PRELUDIO ALLA LINEA VOCALE ASSAI EVOCATIVA E TOCCANTE. MA E' COI 18 MINUTI DELLA FATICA CONCLUSIVA ("HO INCONTRATO UN'OMBRA") CHE SI COGLIE IL MOMENTO PIU' AMBIZIOSO DELL'INTERO ALBUM CHE FA RIEMERGERE ARCHEOLOGIE PROG FUTURISTICHE A SOTTOLINEARE ANCORA UNA VOLTA L'ECCELLENZA DI QUESTA PROPOSTA.

LO SPIAZZANTE SAX INIZIALE, CON LA SUA ANDATURA BARCOLLANTE E SOSPESA, EVOCA L'EFFIMERO SAPORE DI UN "NON INCONTRO" (RILEGGENDO QUANTO ESPLICITAMENTE SUGGERITO DAL CARATTERE GOTICO ED INQUIETANTE DELLA COPERTINA). LA TEMPERATURA SALE VERTIGINOSAMENTE, QUASI A PRENDERE CORAGGIO, TRASFORMANDO IL MAGMA SONORO IN LAVA INCANDESCENTE DOVE OGNI STRUMENTO SEMBRA PERCORRERE LINEE AUTONOME IN DISSONANZA TRA LORO NEL SOTTOFONDO DI UN MELLOTRON SCHIUMANTE, QUASI ABRASIVO.

IL CAOS E' SOLO APPARENTE FINO A SCOLPIRE E RIMODELLARE IL TEMA INIZIALE CON SCIABORDATE RABBIOSE DENTRO BRUME SEMPRE PIU' NICHILISTE ED OSCURE. IL TUTTO SEMBRA AVVITARSI IN UN PERIPLO CONVULSO CON SINGULTI FERINI E CAMBI D'UMORE MENTRE FANNO CAPOLINO CORI E GEMITI DISTORTI SULLA SEI CORDE AMPLIFICATA.

POI E' LA VOLTA DI FLAUTO E SAX CHE SI DIPANANO UBRIACANTI TRA SVOLAZZI DI FENDER E NOTE RUTILANTI DI BASSO SOSTENUTE DA UN MOTO PERCUSSIVO, OSSESSIVO E FRASTAGLIATO, CHE MALTRATTA LE PELLI E FRUSTA I PIATTI.

E' UN UNICUM ARMONICO CHE LASCIA COL FIATO SOSPESO FINO A RICONDURCI AL REFRAIN INIZIALE, LIBERATORIO E RASSICURANTE, QUASI SUSSURRATO, ADESSO, DALLE NOTE MALINCONICHE DEL RHODES.

ATTRAVERSO QUESTA ANABASI OGNI ACUTO, OGNI INTUIZIONE, SBOZZA FIGURE NELL'OSCURITA'.

BARBAGLI DI SERENO SI DIVINCOLANO OGNITANTO TRA I SOLCHI DI UMORI FANGOSI E MEMORIE DI ECHI PENETRANO NELL'HUMUS CATARTICO IN PERPETUA OSCILLAZIONE ARMONICA TRA PRESENTE E RETRO'.

E' LO SPAZIO, QUESTO, DOVE CONFLUISCONO CHIAROSCURI, IL MONDO REALE DEI TONI E SEMITONI O IL MONDO FANTASTICO DI TRAMONTI OPALESCENTI E CIELI DISADORNI VERSO CUI LE SINGOLE NOTE MUTANO, IN ACCORDI DI LUCE, LE OMBRE FAGOCITANTI DELLA SERA.

L'OPERA, IN PERFETTA SINTONIA CON I DARK-MOVIES DI CUI SI NUTRE, E' PERVASA DA UN PESSIMISMO DI FONDO QUASI MALATO CHE GERMOGLIA IN ALFABETO VISIVO/ACUSTICO SURREALE, SUBLIMATO DALL'AGGHIACCIANTE CAPOLAVORO, RIPORTATO IN TERZA DI COPERTINA, RAFFIGURANTE "L'APOTEOSI DELLA GUERRA" DI VASILY VERESHCHAGIN.

MA QUESTA E' UN'ALTRA STORIA.

(UITO)

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