Dopo l'incredibile successo del primo, Ligabue regala ai suoi fans anche il secondo e il terzo album: "Lambrusco Coltelli Rose & Pop Corn” e “Sopravvissuti e Sopravviventi”. Si tratta di due cd che riconfermano l’abilità del cantante emiliano di comporre melodie apprezzabili da tutti, anche da persone senza una raffinata cultura musicale.
Entrambi tuttavia restano un gradino sotto al precedente: secondo me il principale problema è la mancanza di costanza dal punto di vista della qualità. Liga passa da capolavori come “Urlando contro il cielo” o “Ho messo via” a pezzi orecchiabili ma non certo indimenticabili come “Regalami il tuo sogno” o “Pane al pane”.
In seguito, nel 1994, esce la quarta opera: “A che ora è la fine del mondo”, con l’omonimo pezzo, traduzione della celebre canzone dei R.E.M., e altri brani di medio livello.

L’anno successivo è quello di “Buon Compleanno Elvis”, su cui mi voglio soffermare a parlare. Il cd e il tour successivo fanno esplodere il “fenomeno ligabue”: il rock deciso ed energico del cd regala al cantante il primo piano nella scena italiana. E’ un opera indubbiamente di buon livello, nonché la più famosa di Liga.

Dal punto di vista degli arrangiamenti musicali si notano delle evoluzioni, date sia dalla maggiore esperienza del cantante, ma soprattutto da una band composta da musicisti molto abili, quali il batterista Robby Pellatti o il chitarrista Mel Previte.
Personalmente, tuttavia, ammiro di più la prima opera “Ligabue”, in quanto penso che sia più difficile riuscire a creare qualcosa di buono senza l’appoggio del pubblico che ti considera uno sconosciuto, piuttosto che riconfermare il proprio prestigio con i fans (e i soldi) che ti danno coraggio, come nel caso del cd in questione; Ligabue ha avuto quindi il merito di iniziare la propria carriera da cantante convincendo fin da subito la gente della sua capacità.
Ciò che mi ha convinto di più di “Buon compleanno Elvis” è stata la bravura di Liga di produrre un cd senza alti e bassi, con 14 brani che ti coinvolgono dall’inizio alla fine: si passa da una “Vivo morto o x” piena di energia a una “Seduto in riva al fosso” più soft ma arrangiata davvero bene, con pezzi fatti con la chitarra notevoli, per poi ritrovarsi catapultati nel ritmo di “Buon compleanno, Elvis” e di “La forza della banda”. Il quinto pezzo è “Hai un momento, Dio?”, una delle migliori in cui Liga si rivolge direttamente a colui che ci ha creato (forse) per trovare una risposta ai suoi perché; si arriva quindi al simpatico intermezzo musicale “Rane e Rubiera blues”, seguito dalla ormai nota a tutti “Certe notti”: alcuni la reputano la canzone italiana più bella degli anni ’90. Io non me la sento di conferirle questo onore così grande, però è certamente una canzone di cui è facile innamorarsi.
Il rock di Liga non si ferma ed ecco tre brani, uno meglio dell’altro: la forte “Viva!”, l’incalzante “I ragazzi sono in giro” e la stupenda “Quella che non sei”. Dopo “Non dovete badare al cantante”, e “Un figlio di nome Elvis”, belle ma non troppo, e “Il cielo è vuoto o il cielo è pieno”, con un intro di chitarra ben fatto, ecco l’exploit finale, la ciliegina sulla torta: “Leggero”. A proposito della canzone più bella di Liga (a cui è pari forse soltanto “Piccola stella senza cielo”) non dico nulla di più lasciando a coloro che non la conoscono ancora il piacere di scoprirla.

So che ci saranno i soliti che appena vedranno il nome “Ligabue”, piazzeranno qualche loro insulto contro di lui, del cd, della recensione, senza magari leggerla. La smettano di scassare! Liga non sarà un genio, le sue canzoni non avranno quel significato profondo dietro al quale si nasconde chissà quale ideale, ma la musica è bella e a me e ad altri milioni di fans piace. Non stiamo parlando di Paolo Meneguzzi!!! Ignoranti? Non credo. Forse i veri ignoranti son proprio quelli che non accettano i gusti degli altri.

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