La sensazione che non ci sia un mondo dopo la morte e la riflessione circa i problemi che affliggono ed afflissero il mondo durante le vite umane nel corso dei secoli portano il Battisti a scrivere questo (a mio parere) magnifico album. Questo fù il lavoro discografico più vendito nel 1973.

"Il mio canto libero" uscì precisamente nel novembre del 1972 e scaturì un successone nel nostro paese. In effetti è raro che un album sia al top delle classifiche, seppur non consecutivamente, per undici settimane. In quest'album Battisti collaborò con vari musicisti; tra i più noti ricordiamo: Alberto Radius, Mario Lavezzi, Vince Tempera e Gian Piero Reverberi.

Ma penso che sia giunto il momento di parlare dell'album e del concetto che il Battisti voglia esprimere attraverso i brani. Innanzitutto attraverso "Il mio canto libero" il Battisti ci pone il problema dell'amore in quasi tutti i brani. Ho tratto come conclusione che l'autore voglia farci capire quanto sia importante questo sentimento attraverso bellissimi timbri vocali molto dolci, ed un ritmo musicale piacevole e rilassante da ascoltare grazie anche alle svariate rime che accompagnano le canzoni.

Secondo ed ultimo punto: il desiderio impotente ed indesiderato di morire. A partire dalla parte centrale dell'album il cantautore ci presenta un secondo argomento molto delicato e difficile da affrontare: la morte. Tutto ciò lo troviamo in "Vento nel Vento" ove si affronta la discussione partendo propro dall'amore. Penso che il Battisti sia attratto dal desiderio di una morte che non lo faccia morire, bensì vivere ogni istante della vita con amore e semplicità.

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