Nel 1995 Tullio Lauro, un giornalista, entra in possesso, chissà come, di alcuni demo, risalenti al 1979, in cui è possibile ascoltare, voce e chitarra, Battisti tentare di trovare la quadra di alcune canzoni che avrebbero poi formato l'ossatura di quello che sarebbe stato l'ultimo disco a firma Mogol-Battisti: "Una giornata uggiosa". Alcune cose sono bellissime: Battisti, ad esempio, aveva trovato una melodia meravigliosa da dare ad "Arrivederci a questa sera" (cassando due strofe mogoliane piuttosto imbarazzanti, che parlano di ristoranti cinesi e miao miao), qui il tutto: https://www.youtube.com/watch?v=mvM73dTxN3g&list=RDmvM73dTxN3g&start_radio=1. Su YouTube trovate l'intero disco in versione demo.

C'è pero' un piccolo (mica tanto piccolo) problema: quasi tutte le versioni demo sono meglio di quelle incise che conosciamo tutti (se si esclude "Con il nastro rosa", che fa storia a sé). In effetti, questo ultimo lavoro della coppia Mogol-Battisti, a me spiace dirlo, non è un granchè, poi ovvio che di Battisti non si butta via niente, ma qui qualcosa da buttare forse c'è. I due ormai si sentivano un mese all'anno, Battisti mandava le musiche, Mogol (che era altrove) scriveva i testi. In una bellissima intervista alla Radio Svizzera nel 1979 Battisti già faceva capire che il tempo delle canzoni pop, e dunque della collaborazione con Mogol, era sostanzialmente finito e che i suoi obiettivi erano altri (qui la prima parte di tre: https://www.youtube.com/watch?v=b9AM5zN_P7g). Nel 1980, dopo l'uscita del suddetto disco, i due rompono (i motivi saranno molti, e ognuno ne darà una propria versione) e forse fu giusto così, dato che Mogol, tolti due episodi, s'adopera qui a scrivere tra i testi più scemi della sua collaborazione battistiana. A mio parere, non ne aveva più voglia.

Oltretutto il disco, registrato a Londra, soffre delle solite esagerazioni a firma Geoff Westley che infila fiati e affini a ogni occasione rendendo davvero pesante la riuscita di alcuni brani. Fa eccezione, appunto, la canzone che chiude il disco, "Con il nastro rosa". Il lungo assolo finale di Phil Palmer (vergognosamente tagliato nella versione singolo, perché già all'epoca le radio avevano fretta) fa da suggello a un brano delicatissimo e dolcissimo che farà passare alla storia alcune espressioni ormai di uso comune, tra cui ".lo scopriremo solo vivendo" che soppiantò il vetusto "chi vivrà vedrà". La title-track preannuncia, e spiega, molte cose: stranamente nervosa ed inquieta, aperta da uno scroscio di pioggia, piena di sonorità sintetiche, segnala che anche Mogol è ormai stufo della propria vita e sogna di fuggire (cosa che poi farà) dalla "Brianza velenosa".

"[,,,] Una giornata uggiosa sembrava proiettare metaforicamente Battisti oltre un muro al di là del quale tutto esisteva, fuorchè quello che egli era stato fino a quel momento: malgrado la pennellata ecologista tanto cara a Mogol, le cose stavano esattamente così [...] Non si trattava però soltanto di una questione letteraria: la verità era piuttosto che Battisti aveva cominciato un autentico percorso di distruzione di se stesso e di tutto ciò che rappresentava la sua popolarità, la sua immagine e il suo passato" (Dario Salvatori)

Non è dunque un caso se questo album, a fine anno, risulterà "solo" il quinto più venduto in Italia, ben lontano dai primi posti a cui Battisti era abituato (due anni prima, il ben più riuscito "Una donna per amico", sbriciolò ogni record di vendite superando il milione di copie). Vogliamo salvare anche "Arrivederci a questa sera"? Va bene, ma, forse, "Orgoglio e dignità" è anche meglio. Tutto il resto, onestamente, non è all'altezza del mito in questione. Il dittico "Questo amore" e "Perchè non sei una mela" appare una specie di esperiemento un po' fuori dagli schemi che a tratti affascina a tratti sgomenta ("Perchè non sei una mela" ad un certo punto prende una piega fatta di suoni talmente pomposi che quasi vanno a coprire la voce di Battisti: Westley in versione kamikaze), così come la canzone più inutile, e stupida, del duo Mogol-Battisti, "Una vita viva" (dormire sul muschio; giocar da terzino; fuggire un cretino; quell'uomo qualunque che è il vostro papà: lasciamo perdere).

Cose come "Amore mio di provincia" non sarebbero nemmeno male, ma, insisto, nella versione demo parevano nettamente migliori: in fondo una canzone ironica come questa, aveva davvero bisogno di un arrangiamento tanto magniloquente?

C'è poi una canzone, "Il paradiso è qui", che venne scartata. La motivazione, all'epoca, fu quella che Battisti considerava il disco già fin troppo pieno e un brano in più avrebbe significato, a suo dire, abbassarne la qualità musicale. Il brano, che parla di emigrazione (emigrazione italiana, sia ben chiaro) fu pensato inizialmente per Bruno Lauzi, che non lo volle incidere (motivi ignoti). La cosa suona piuttosto strana: dopo il 1973, e dopo il viaggio in Sud America che avrebbe portato alla realizzazione di "Anima latina", i rapporti tra Mogol e Battisti si raffreddano quasi improvvisamente, e quest'ultimo, prolifico anche nello scrivere canzoni per altri tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, decide di non scrivere più nulla per altri gruppi o cantanti. E' dunque singolare l'idea di un brano, scritto alla fine degli anni '70, per una terza persona, Lauzi appunto. Però, va detto che anche questo brano non è un granchè, e anche musicalmente appare confuso: forse, al di là della scusante tecnica, a Battisti proprio non piaceva, e ascoltatelo qui se volete: https://www.youtube.com/watch?v=sWGaibMkfXY&list=RDsWGaibMkfXY&start_radio=1.

Battisti si voleva nascondere, e voleva distruggere il proprio mito, tanto da non apparire nemmeno in copertina (sarà la prima di tante volte: pensate ai famosi dischi bianchi), così il cavalcavia di via Piranesi sulla circonvallazione a Milano occupò l'intera, uggiosa, copertina, scattata da Ilvio Gallo che per lungo tempo aspettò che il cielo diventasse "uggioso" al punto giusto. Battisti aveva chiuso un ciclo, purtroppo non col suo lavoro migliore (al netto di alcuni gioiellini ivi presenti), ma un'ultima, fugace, apparizione in Tv la fa ancora (pare a causa di una scommessa persa): il 4 maggio 1980 appare, vestito in modo discutibile, alla Tv Svizzera Tedesca e canta in playback "Amore mio di provincia": https://www.youtube.com/watch?v=gL7wat0H1P0&list=RDgL7wat0H1P0&start_radio=1.

Elenco tracce e video

01   Il monolocale (04:50)

02   Arrivederci a questa sera (04:15)

03   Gelosa cara (03:54)

04   Orgoglio e dignità (04:28)

05   Una vita viva (04:04)

06   Amore mio di provincia (04:12)

07   Questo amore (04:18)

08   Perché non sei una mela (03:29)

09   Una giornata uggiosa (05:12)

10   Con il nastro rosa (05:30)

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Altre recensioni

Di  Viva Lì

 "Una giornata uggiosa" è uno dei dischi più pomposi e meno riusciti del periodo Mogol-Battisti.

 Il verso "Lo scopriremo solo vivendo" è diventato un vero e proprio modo di dire.


Di  Valeriorivoli

 Anche se l’album chiude la collaborazione tra Battisti e Mogol, questa Giornata Uggiosa non si è sbiadita con gli anni.

 Il concept si chiude col dolce incubo di 'Con il nastro rosa', con assolo pinkfloydesco e un soffuso e un pò orrorifico coro finale.


Di  Delbert Grady

 Un disco ibrido che, detto terra terra, non è né carne né pesce.

 Mettendo da parte la crisi compositiva, sorprende come uomini di 37 anni possano scrivere testi che sembrano pensati per ventenni.


Di  Fratellone

 «Con il nastro rosa» è il capolavoro assoluto di tutta la musica italiana.

 «Un artista non può camminare dietro il pubblico. Un artista deve camminare davanti».