Tradurre è sempre tradire. 2) Christmas Card From A Hooker In Minneapolis
Tom Waits - Christmas card from a hooker in Minneapolis
Hey, Charley, aspetto un bambino, ci pensi? E ho trovato casa, qui, sulla nona strada, proprio sopra quel piccolo, lurido, negozietto di libri. Insomma, lo sai, quello che sta dalle parti di Euclid Avenue.
L’ho piantata con la roba e ci vado piano pure col whiskey. Ho un uomo, adesso. Lui suona il trombone quando non lavora alla ferrovia.
Dice che mi ama – sai? – e non gliene frega niente se non è lui il padre del piccolo. Lo crescerà come se fosse suo, dice. E mi ha anche dato un anello, uno che era di sua madre. E mi porta fuori a ballare, il sabato sera.
Charley, tu mi torni in mente ogni volta che mi fermo a fare benzina; sarà per colpa di tutto quel grasso che ti mettevi sui capelli. Ce l’ho ancora quel tuo disco, quello di Anthony and the Imperials, ma qualcuno mi ha fregato il giradischi. Che vuoi farci?
Vedi, Charley, credevo davvero di impazzire quando hanno beccato Mario. Perciò me ne tornai ad Omaha, volevo stare coi miei. Ma tutti quelli che, un tempo, avevo conosciuto erano morti o stavano in galera; e allora me ne sono tornata a Minneapolis, questa volta per rimanerci.
E, Charley, lo sai? A volte penso quasi di essere felice, ed è la prima volta che mi succede da quando ho rischiato di lasciarci la pelle. Vorrei solo riavere tutti quei soldi che abbiamo buttato per la droga. Mi ci comprerei una rimessa di macchine usate, ma mica per venderle! No, solo per il gusto di guidarne ogni giorno una diversa, a seconda di come mi gira.
Hey Charley, Charley, per Dio!
La vuoi sapere la verità?
Non ce l’ho un marito. Non suona nessun fottuto trombone.
Ho bisogno di soldi, Charley, sono al verde e devo pagare questo avvocato. Lui dice che potrei essere fuori su cauzione.
Per la festa di S. Valentino.
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