Se associate i Meganoidi solo ad allegre canzoni ska come "Supereroi" o "King of Ska", non credereste ai vostri padiglioni auricolari sentendo questo piccolo capolavoro. Già il loro secondo lavoro "Outside the Loop Stupendo Sensation" (e in particolar modo "Zeta Reticoli") aveva mostrato una grande maturazione, ma pochi si sarebbero aspettati un salto di qualità così netto.
Il presente EP, pubblicato nel 2005 e completamente autoprodotto, mischia sapientemente post rock con accenni di progressive e psichedelia in un vortice rabbioso e malinconico allo stesso tempo, mostrando anche un'ottima perizia tecnica.
I 5 brani che compongono l'EP prendono il nome da ciascuna parola del titolo. Lo strumentale "And" si apre con degli arpeggi dissonanti di chitarra, poi grande spazio in fase di ricamo viene lasciato alle trombe, prima che la 6 corde di Mattia Cominotto riprenda le redini del brano. Seguono i quasi 8 minuti di "Then". Lo stravolgimento della forma-canzone porta al continuo avvicendarsi di sezioni calme e dominate dal cupo basso di Riccardo Armeni, e altre schizofreniche con cantato quasi urlato. Si nota subito che le trombe in questi primi brani hanno meno peso nell'economia della melodia, perchè hanno più il ruolo di accompagnare che di imporsi in veste solistica. Gli ultimi 2 minuti sono dominati dal basso (a cui in seguito si accodano gli altri strumenti) e dal cantante Davide di Muzio che ripete ossessivamente (ma con vari toni di voce) la frase "Light house keepers murdered on the cliff/And the cliff burns..". "We" presenta recitati in inglese, simili a certe sonorità degli Slint, alternate a un ritornello melodico e sognante grazie anche alla soffusa tromba e al synth; improvvisa arriva una sfuriata hardcore cantata in italiano, dal contenuto molto pessimistico ("E' visione insostenibile il proprio riflesso e comunque non si vede mai/Allora cechi ammirate la vostra proiezione artefatta/Da operatori imperiali e pessimi architetti/Come protesi di membra castrate") che chiude il brano.
Sempre molto potente è lo strumentale "Met" in cui la tromba, lasciata ogni velleità di accompagnamento, si dilunga in un bell'assolo che occupa quasi tutto la song, sorretto a meraviglia dagli altri strumenti. Arriviamo alla fine di questo piccolo grande album con la lunga (8 minuti) "Impero". La prima parte è lenta e meditata, prevale soprattutto il basso con le sue trame oscure e ipnotiche, poi un inciso di tromba e batteria fa da ponte verso l'ultima parte del brano, in cui gli altri strumenti, come in un climax ascendente, accompagnano perfettamente l'ultimo assolo di tromba, che sale di intensità fino a sfumare nel silenzio finale.
Un mini-album difficile e cervellotico, che, se ben assimilato, riuscirà a trasmettervi delle bellissime emozioni.
VOTO = 8
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Altre recensioni
Di AndJusticeForAll
I Meganoidi sono diventati grandi!!!
Probabilmente questo disco rappresenta un'innovazione assoluta in campo musicale.