Chi sono questi tizi con questo rassicurante monicker, questo rassicurante cd e questa bellissima copertina (stavolta non lo potete negare)?
Sono l’ennesimo gruppo proveniente dalla Repubblica Ceca; non hanno un website, nessuno li conosce ed è probabile che chi lo conosce faccia finta del contrario. Ma come talvolta capita, i gruppi meno conosciuti sono i più validi.
I Melancholy Pessimism si inseriscono nel lungo elenco di band che inspiegabilmente, nella Repubblica Ceca, decidono di mettersi a suonare Death metal: ecco che abbiamo gli Alienation Mental e i Godless Truth (Brutal Death duro e puro), i Reek Of Shits, i Disfigured Corpse e i Fleshless (Grindcore vecchio stile), gli Hypnos (un Death Metal abbastanza particolare di stampo Europeo). I Melancholy Pessimism optano invece per un inconsueto mix tra Brutal Death e tematiche socio politiche tipiche del Grind alla Napalm Death; le loro principali influenze in ambito musicale sono le band Brutal Death americane ma soprattutto (e qui c’ è chi sbarrerà gli occhi) i Cryptopsy. Ve lo dice uno che non solo ha l’adorazione per i canadesi, ma che li conosce anche molto bene e che non può fare a meno di notare numerosissime somiglianze a livello di songwriting. Quello che stupisce di questo complesso, così come di tutti i loro connazionali, è che a parte gli Hypnos nessuno si rifà al Death europeo, come per esempio avviene nella vicina Polonia, ma tutti vanno a pescare la materia prima oltre oceano. Riferimenti alla scena del vecchio continente, infatti, non ce ne sono affatto e tutto è votato alla violenza più spietata. Tuttavia, nei piani dei nostri, c’è l’ ambizioso proposito di creare sonorità fastidiose e contrastanti, proprio come si presentano loro sul retro del cd; cinque energumeni coi capelli lunghi e l’aria abbastanza incazzosa vestiti in giacca e cravatta.
E l’essenza della loro proposta è sostanzialmente racchiusa in quella foto; un sadico gioco di bello e brutto, bene e male sparati addosso all’ascoltatore con feroce sarcasmo. Si parte con “Paradox Life” , emblema di quanto dicevo prima; l’intro è affidata alle note di “Wonderful World” soffocata da un feedback di esplosioni e spari che ben calano nell’atmosfere del cd, vale a dire la totale sfiducia nei confronti dell’uomo. Da qui in poi “Inconsistent World” si snoda tra queste imbarazzanti prese per il culo che riuscirebbero ad amareggiare con la loro pazzesca dose di cinismo anche il peggiore dei menefreghisti. Si passa da “Melancholy Pessimism”, aperta da un vero e proprio canone di musica classica eseguito dai nostri con le chitarre (dal quale potrete capire la preparazione musicale dei nostri), all’interruzione blues di “Prison Of Society”, seguita da una sfuriata pazzoide che non può non ricordare un certo “Torture Garden” (fatte le dovute proporzioni). Vedrò comunque di non abbandonarmi troppo a questa deliziosa (auto)distruzione dell’ottimismo per fornire anche qualche dettaglio tecnico.
Come già detto i nostri prendono soprattutto dai Cryptopsy del primo periodo, il migliore secondo me, ovvero quello che include “Blasphemy Made Flesh” ed il capolavoro “None So Vile”: come c’è da aspettarsi il livello tecnico come quello compositivo stanno un gradino sotto ai dischi sopraccitati, ma indiscutibilmente è un valido tentativo di stargli dietro. Il disco esce nel 1999 e, per strano che possa essere, anticipa in gran parte quello che a livello concettuale esprimeranno negli anni immediatamente successivi gli Skinless di New York, come se la rabbia contro il sistema dei Napalm Death e degli Assuck smettesse di credere anche in se stessa. Il fallimento, insomma, accorgersi che tutto non serve a niente ma non riuscire a rassegnarsi e a mettere da parte il livore, espresso in questo caso dal ghignante e divertito ritratto di un mondo allo sfascio.
Tecnicamente parlando, i Melancholy Pessimism sono molto, molto bravi: il batterista, non molto vivace sotto il profilo creativo, riesce a tenere qualsiasi tempo e a cambiarlo quando più gli pare. Stop and Go e controtempi sono all’ordine del giorno così come un fantastico quanto rischioso uso dei piatti che raramente si trova nei gruppi underground. Speciale invece la prestazione dei due chitarristi che riescono ad intrecciare riff complicati alternando bene la semplice potenza agli schizzi di follia tipici dei canadesi. Scale velocissime seguite da rallentamenti pesanti come macigni che vengono abilmente convertiti di nuovo in stilettate. Meno convincenti gli assoli, anch’ essi simili a quelli dei Cryptopsy ma, questa volta si, non all’altezza. Stupendo invece il growling del cantante, profondo e rabbioso ma sapientemente alternato ad uno screaming tra i migliori e deliranti in circolazione (similissimo a quello dei Pig Destroyer) nonché grande contributo nel rendere l’atmosfera insopportabile. Il bassista conclude questo quadretto con degli stacchi al fulmicotone che ne dimostrano la bravura e confermano ulteriormente l’appartenenza al filone Brutal Death americano. Stupisce anche una produzione così adeguata per una band under (under, under, under) ground che non credo abbia un budget infinito; gli strumenti sono messi in risalto senza eccezione e il mood ne esce privilegiato.
La prima parola di giudizio che mi viene in mente è “sgradevole”: sgradevole sensorialmente, sgradevole emotivamente, sgradevole (ma da me tendenzialmente condiviso) ideologicamente. Una nuova dimensione della malinconia che si estende all’universale, un nuovo irriverente modo di guardare la morte e le ingiustizie sociali, ipocritamente nascoste dietro l’ottimismo; “Inconsistent World” si compiace dei suoi effetti e alla fine del disco, concluso con la grottesca e ridicola “Brisket” (che si direbbe una canzone popolare del loro paese cantata male e sguaiatamente), vi sposterete sulle sue stesse posizioni. Peccato che tra le quindici tracce ce ne siano alcune brevissime più smaccatamente Grind (riconducibili a “Scum” dei Napalm Death) che abbassano la media qualitativa e, è un paradosso, interrompono il mood.
Ottimo album per una band pressoché sconosciuta e portatrice di un messaggio pericoloso quanto tristemente realista: avvicinatevi solo se siete pronti a ridere delle tragedie.
Elenco e tracce
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