Bisogna ammettere che i Metallica ce le hanno scassate parecchio con l'uscita del loro nono album in studio: prima si è iniziato con le varie dichiarazioni, tipo assomiglia a questo, ricorda quello e altro inutile blabla... poi si è passati alla copertina che lentamente si svelava agli occhi del mondo... e infine si è arrivati alla musica: vagonate di samples (personalmente sono rimasto a 10), anticipazioni dal vivo della track "Cyanide", altre canzoni donate alla rete per assaggiare gli umori del pubblico e per concludere tanto di preview del primo video ufficiale (peraltro bruttino).

Insomma, "Death Magnetic" vincerebbe a pieno titolo il grammy per l'album più chiaccherato di sempre.

Tutto lasciava presagire che ci saremmo trovati di fronte all'ennesima bufala, anche perchè il bislacco "St. Anger" aveva lasciato un po' a tutti un sapore pessimo in bocca... invece gli ex-Four Horsemen si presentano nel 2008 tirati bene a lustro, forse soprattutto grazie ad un Rick Rubin che, non si sa come, è riuscito a dare loro la scossa giusta.

Inizierei dicendo che questo album suona finalmente metal, come non succedeva dalla pubblicazione del celeberrimo "Black Album" nell'ormai lontano 1991, anche se a dire il vero per quanto riguarda la velocità d'esecuzione, il tiro e l'aggressività ci si avvicina di più al discusso (per lo meno all'epoca) "...And Justice For All".

Già dall'introduttiva "That Was Just Your Life" si capisce subito quanta voglia abbiano i Metallica di salire dopo tanto tempo sul trono del metal e guardare dall'alto tutti come hanno fatto durante tutta la decade '80: chitarre taglienti che sfornano riff veloci e pieni di groove come non si sentiva da tempo da queste parti, Ulrich che toglie le ragnatele dalla doppia cassa (per carità, nulla di eccezionale), James che canta con attitudine e grinta e infine gli assoli che tanto si erano fatti desiderare nel loro ultimo LP. Tutte ottime caratteristiche che pervadono l'intero album. Bentornati Metallica!

"The End Of The Line" colpisce per i cambi di tempo e il suo incedere orgoglioso anche se viene penalizzata da un'assolo di chitarra non azzeccatissimo causa uso eccessivo di Wah Wah, effetto tanto caro al riccioluto (e nelle foto sempre più giovane e fico!) Kirk Hammett.

"Broken, Beat & Scarred","The Judas Kiss" e "My Apocalypse" (quest'ultima fa molto thrash stile "Kill'em All") scorrono via lisce lasciandoti sempre più la convizione che ci si trova di fronte ad un album finalmente valido e senza cadute di tono o cali di tensione, mentre è forse con le due ballate che i Metallica mostrano un po' il fianco,"The Day That Never Comes" e "The Unforgiven III" si lasciano ascoltare, ma di sicuro non entreranno negli annali: la prima ricorda troppo tante cose fatte in passato, vuoi per l'arpeggio, vuoi per il suo climax ascendente (vedi "Fade To Black" o "One"); la seconda, tralasciando la scelta originalissima (!) nel titolo, forse si salva in corner con un curioso intro di piano.

Se con "Suicide & Redemption" i quattro si avventurano nell'intricato e pericoloso sentiero delle tracce strumentali, peraltro uscendone a testa alta, con "All Nightmate Long" si lasciano contaminare da ciò che la scena metal degli ultimi anni ha proposto inserendo un ritornello tanto catchy che farà sicuramente storcere il naso a molti fan di vecchia data, ma che personalmente trovo un esperimento riuscito.

Infine "Cyanide" la si conosceva già, ma a mio parere in versione studio convince molto di più grazie anche al validissimo suono che il già citato Rick Rubin ha dato all'album.

Non ho parlato ancora di Rob Trujillo: il tarchiato bassista ogni tanto si fa sentire, quà e là spunta per ricordare a tutti che c'è anche lui, ma non convince mai veramente anche se non è da sottovalutare il ruolo di collante e di tranquillante che potrebbe svolgere in seno alla band; quindi non vedo il perchè di non dare un po' di merito anche a lui nel processo creativo.

Insomma, possiamo pur dire (a torto o a ragione) che James non canta esattamente più come prima e che Lars non pesta sulle pelli come quando era un ventenne oppure che i Testament suonano più pesante o che gli Iron non hanno mai tradito i loro fan o ancora che i prossimi album di Mastodon, Cynic, etc. saranno ad un altro livello, ma devo riconoscere che questo "Death Magnetic" riesce ad esaltarmi come quando da ragazzino imberbe ascoltavo i classici dei 'tallica su cassetta con lo stereo di mia sorella.

E scusate se è poco.

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