Se c'è una cosa che mi ha stupito è quella di non aver trovato recensito questo album. Pensavo fosse un lavoro abbastanza conosciuto ma forse lo è solo nella mia testa un pò perversa che tende a non curarsi della popolarità dei musicisti per decidere cosa ascoltare. Anzi spesso tendo ad accontanare gli artisti troppo famosi a causa di una vocina che mi sussurra sempre: "Se un'opera piace a troppe persone vuol dire che l'autore è dovuto scendere a compromessi affinchè la sua arte ottenga tutti questi consensi".

Sono consapevole che anche questo può essere un tipo di pregiudizio. A fatica mi avvicino ai gruppi più famosi  arrivando abitualmente a ascoltare prima i gruppi minori e poi i più blasonati. Se questo può avere dei difetti ha sicuramente anche qualche pregio. Uno? Difficilmente sono arrivato a creare miti. Quando un gruppo diventa mito spesso si perde la visione d'insieme e la capacità di valutare obbiettivamente un'opera nel contesto musicale in cui si colloca. Bene, grazie a questa mia attitudine ora son qui a parlarvi di tale Michael Hoenig e del suo lavoro, datato 1978: "Departure from the Northern Wasteland". Inizialmente membro degli Agitation Free, con i quali ha inciso i primi due album e un live, è poi andato a fare da spalla ai Tangerine Dream, nel tour australiano del 75'. Ascoltando il live di Adelaide e Melbourne (entrambi tratti dalla serie Tangerine Leaves, due tra i miei preferiti e consigliatissimi) si nota subito il contributo di Michael, l'uso del sequencer in modo articolato, aggressivo, spesso predominante sulla stessa linea melodica tracciata dal mellotron. Non a casa i più validi pattern di sequencer tangerini li ritroviamo, oltre che in Ricochet e Orange 75 (tangerine tree vol.22), nei due concerti australiani. Il suo primo e decisamente più interessante lavoro solista trova compimento solo qualche anno dopo, nel 78', anno in cui molti dei  gruppi cosmici più introspettivi  hanno già dato il meglio di se e inizia a prender piede l'elettronica più melodica, lanciata dall'immenso successo di Oxygene e dai Kraftwerk ( da Autobahn in poi), nonchè da personaggi meno noti, tra tutti Peter Baumann. L'album in questione rappresenta, in un certo senso, un connubio tra queste due correnti. Si tratta infatti di un album che mantiene composizioni lunghe, drammatiche, rese però da un sound più dinamico che fa ampio uso del sequencer che compone la sezione ritmica in modo sublime, e di synth e mellotron che si contendono il lato melodico e armonico dell'opera. Nella musica di Hoenig si nota l'unione di caratteristiche musicali appartenenti a artisti diversi(o opere diverse dello stesso artista) di qualche anno prima: il mellotron di Rubycon con i sequencer aggressivi di Ricochet sono i componenti principali della title track: una sorta di transizione tra passato e futuro, tra l'elettronica metafisica dei primi anni e quella nuova,che tende l'occhio verso il grande pubblico. La transizione sembra arrivare in modo definitivo attraverso i solchi di "Hanging Garden Transfer" e nella conclusiva "Sun and Moon". Gradualmente la componente melodica prende il sopravvento e il sequencer segue progressioni armoniche  più accattivanti, in qualche modo debitrici del Jarre di due anni prima, ma comunque di classe ed eleganza soppraffini. Tra queste si interpone "Voices of Where", brano molto più sperimentale dominato da un approccio minimalista sia nell'uso del mellotron che nei rumorismi elettronici, quasi a voler ricordare da dove si è partiti.

Quest'opera rappresenta la summa di tutto quel che era stato prodotto gli anni precedenti, e il suo assemblaggio è così raffinato da poter rappresentare il transito ideale tra i primi pioneristici anni e ciò che sarà a venire. Come a voler rappresentare l'immaginaria fine di un ciclo; si, immaginaria, perchè l'evoluzione del suono elettronico nei 70 è in realtà un processo progressivo e continuo e quest'album non fa certo eccezione. E' solo la mente dell'ascoltatore che necessita di punti di riferimento, d'inizio e di fine, in modo da collocare un 'opera in un determinato contesto storico. Ecco, per me "Departure.." rappresenta il confine temporale superiore della prima elettronica, quella delle lunghe composizioni dominate da mellotron e sequencer, nei confronti della quale si può voltar pagina per dedicarsi a ciò che in quegli anni invece sta nascendo: il pop elettronico, l'industrial, l'ambient, la new age,e tutte le correnti nate il decennio successivo.  

Voto in decimi: 7,5

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