I Midlake li avevo conosciuti nel 2006 con il loro secondo album "The Trials of Van Occupanther", piccolo gioiello folk-rock ricco di ballatone eleganti e raffinate. Li ritrovo nel 2013 al quarto album, orfani del loro leader storico Tim Smith e capitanati dal chitarrista Eric Pulido, in una dimensione totalmente diversa. Abbandonata la strada maestra del folk-rock che li aveva resi famosi (si fa per dire!), i Midlake si dirigono verso i rassicuranti lidi psichedelici anni ‘60/'70 sciorinando undici pezzi molto suggestivi, nonostante la scarsa originalità. L'album scorre via molto piacevolmente tra stratificazioni vocali/corali/chitarristiche, sorrette dalle tastiere "sixties" e da una batteria molto agile e variopinta. Le atmosfere sono molto avvolgenti e coinvolgenti, ricche di penombre e di crepuscoli, fra passaggi prog e pezzi strumentali.

Album per psichedelici incalliti e anacronistici (nonostante il revival odierno), per chi ha abbandonato la musica nei primi anni '80, per tutti i nostalgici degli anni d'oro a cavallo fra gli anni Sssanta e Settanta, per chi aborre le novità.

Io lo sto consumando.

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