Non c’è di solito da stare allegri ad ascoltare Moltheni.

Ottimo autore, certo, voce particolare, certo, ma alle prime note della sua voce ti viene da chiedergli:

“Ma dai, cosa ti è successo, non fare così, perché stai così giù, domani andrà meglio”.

Complice anche la sua passione esclusiva per certi arrangiamenti, per il piombo sonoro di cui, per un bel po’ di anni, ha amato riempire le sue canzoni (ed anche alcune sue copertine, vedi la grigia campana sulla copertina, grigia, di “Splendore terrore” ).

Fa quindi piacere riscoprirlo oggi con un disco assolutamente non banale, a volte con il Moltheni degli ultimi anni (“Tutte quelle cose che non ho fatto in tempo a dirti”), ma spesso quasi pop, anzi proprio pop, ma il pop di classe che sapeva fare ai primordi.

Quasi un ritorno alle sue primissime origini con “Natura in replay”.

Per cui, ecco qui le sue bellissime “ballate per piccole pene” (ogni riferimento agli Afterhours di Manuel Agnelli è puramente voluto), senza piangere troppo però (“Spavaldo").

E a volte canzoni quasi spensierate, da cantare andando in bicicletta, con i capelli al vento, in piena libertà, respirando a pieni polmoni (“Se puoi ardi per me”)..

Forse la pesantezza di questo 2020 appena trascorso lo ha convinto a cercare dentro se stesso un po’ di quella spensieratezza che forse aveva perduto, così difficile da trovare fuori.

A proposito di 2020, grazie a tutti, non meritavo tanto, davvero, e forse qualcuno sa a cosa mi riferisco.

E buon 2021.

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