Ed eccomi, quinto recensore di questo straordinario capolavoro di una delle più grandi Rock Band degli anni 2000 (anche se il primo e già favoloso album risale al '98). Premettendo che sono andato il giorno stesso della sua uscita a comprarlo, devo ammettere di averlo fatto con un certo sarcasmo di partenza, già abbattutto dalla super-delusione dell'ultimo disco dei Placebo Battle for the Sun (per il quale avevo fatto lo stesso, la mattina presto davanti a FNAC ancora prima che aprisse).
Quando ho ascoltato il primo brano (che per la verità già conoscevo per ascolto su internet), Uprising, mi ha ricordato vagamente un mix fra Time is Running Out e Starlight, e di conseguenza ho pensato ad un proseguimento della ricerca che il gruppo aveva fatto con i due album da cui provenivano i suddetti singoli. Dopo l'ascolto completo va affermato che, per paradossale che possa sembrare, quest'album, in comune con i precedenti lavori ha tutto quanto nulla. E' un lavoro nuovo, eppure senti nella musica che i precedenti 4 un segno l'hanno lasciato. E tutto insieme suona veramente "da Dio".
Un lavoro paradossale ed eclettico questo "The Resistance", come già detto sopra sul fatto che sia ispirato ai precedenti quanto diverso dagli stessi. E, ancor più paradossale, è il fatto che la varietà degli stili contenuti nei brani (e l'abilità di Bellamy&Co. nel fonderli, nonostante molti e diversissimi fra loro) faccia di per sè da collante e renda questa un'opera omogenea e compatta, che può rendere al massimo soprattutto se ascoltata tutta, senza interruzioni e/o distrazioni, concentrati sulla musica per tutti i 54 minuti e 18 secondi.
L'apertura è il già citato Uprising, che va a rappresentare il lato probabilmente più commerciale del lavoro (già me li vedo i fan durante i concerti che battono le mani a tempo del pezzo), con una musica di natura electro-rock, intermezzata da un arpeggio di chitarra che ricorda in maniera forte l'attacco del ritornello di Call Me dei Blondie e carica l'ascoltatore a proseguire nell'avventura sonora. E' il singolo perfetto, la prova di come si può essere adatti al commercio pur mantenendo uno stile elegantissimo.
Si passa poi alla title-track (si, manca il "The", ma fa nulla), probabilmente uno dei pezzi meno originali (ma si sta a parlare di capolavori, dunque resta un ottimo brano, che se fosse comparso in BH&R avrebbe fatto il suo figurone). In particolare, rovina la canzone a mio parere il passaggio tra strofa e ritornello ("It could be wrong, could be wrong" ecc), altrimenti potrebbe fin essere al livello delle altre. Viene poi Undisclodes Desires, brano nel quale è senza dubbio più accentuata l'esperienza di Black Holes & Revelations, anche se si nota un arrangiamento perfino superiore, magistrale (sia chiaro, Knights of Cydonia resta comunque migliore, ma perchè lì siamo a livelli indescrivibili).
United States of Eurasia - seguito da una magistrale interpretazione da parte di Bellamy di un Notturno di Chopin (Notturno n°2 in Mi bemolle maggiore dall'Op.9) rititolato Collateral Damage - è probabilmente uno dei brani più sopravvalutati dalle recensioni, in quanto si tratta di un (per altro ben riuscito) tentativo di imitazione (probabilmente omaggio?) dei Queen (grande la similitudine con Bohemian Rhapsody), che nel complesso dell'album sta benissimo tanto da aumentare con la sua presenza l'omogeneità e al contempo varietà del lavoro, ma come brano in se è questo e nulla di più.
Guiding Light apre la parte più "alternative rock" dell'album, e più simile ai primi lavori (Origin of Symmetry e, in parte, Showbiz). Brano lento e lussureggiante che spalanca le porte ad uno dei veri capolavori del disco, Unnatural Selection, l'espressione massima dello "stile-Muse" con un inizio di organo più voce che sfocia in un assolo di chitarra degno di New Born, per proseguire con un accattivante ritornello, una parte centrale più calma, ed un finale in continuo crescendo fino a riprendere il tema principale. Se dovesse avere successo, questo brano sarebbe in grado di diventare una delle pietre miliari dell'alternative rock, con sfumature addirittura verso il Punk, il tutto con uno stile ed un sound prodigioso. E' senza dubbio di ispirazione del lato più rock della band, quello espresso in Origin of Symmetry, ma ha quel qualcosa in più, ciò che distingue i capolavori dai grandi pezzi (e la distanza è breve, basta poco, una goccia che però riempie abbastanza il vaso), quel qualcosa che mancava in certi pezzo di OoS. Mk Ultra è un altro pezzo apprezzabile, benchè indubbiamente non al livello del predecessore, probabilmente ottimo come singolo, che ricorda vagamente lo Showbiz style.
I Belong to You chiude in maniera superba la parte "descrivibile" dell'album (poi capirete cosa intendo), seguita da un'aria di Sansone e Delia, sempre reinterpretata molto bene. Un gran bel pezzo, lievemente pop-jazz, che mantiene intatto lo stile del disco. Dopo di questo l'ascoltatore, già concentrato al massimo se vuole assaporare tutto lo splendore del disco, dovrà ora spazzar via ogni pensiero dalla mente per poi dedicarsi all'ascolto degli indescrivibili tre brani successivi (anzi, è uno solo).
Exogenesis Symphony dura 11 minuti, ma un interludio di 10 secondi può risultare più noioso. E' indescrivibile quanto si può provare nel concentrarsi ed ascoltare solo quanto esce dal proprio stereo. Una fusione tra il rock e la musica classica sinfonica, un esperimento che Bellamy aveva in mente da tanto e che lo erige a molto più che "il leader di una delle più grandi rock band del mondo". Con questa sinfonia rock, articolata in tre parti (Overture, Cross Pollination e Redemption) infatti raggiunge e dimostra un livello di cultura musicale degno di un maestro, che sconfina con forza dal mondo del rock e spazia in quello della musica. L'Overture del pezzo è un Capolavoro assoluto che meriterebbe una citazione da parte dei critici di musica classica. Cross Pollination è quanto segue, la parte centrale, il cuore del pezzo che si chiude poi con Redemption, assumendo la forma melodiosa e malinconica che chiude al meglio uno dei capolavori della storia (potrei dire del rock, ma esclusivamente di rock non si tratta), che molto probabilmente non sarà mai considerato fino in fondo per quello che vale.
E, pare incredibile, altra forza dell'album (come già citato in altre recensioni) è quella di far attendere con ancor più fermento un nuovo lavoro. Perchè ormai i Muse sanno solo sfornare meraviglie (prova ne sono anche i concerti, puntualmente sold out dopo pochi mesi di vendita biglietti), perle che, personalmente, mi auguro vengano sempre ricordate per quello che valgono. A proposito di concerti, sarò il 4 dicembre, assieme a tanti altri fan, ad assistere al concerto di Torino. Già in trepidazione per vedere cosa potrà essere questo capolavoro trasformato dalla potenza live dei Muse, che da sempre si esprimono al meglio sul palco, forse meglio che in studio.
Nota a latere, che non c'entra e riguarda me come DeBaser(iano): sono stato più volte criticato, nelle mie 2 precedenti recensioni, per aver scritto cose "sopra le righe", sia in positivo che in negativo. Ebbene, ammetto che forse potrei essere io a provare qualcosa che gli altri non provano rispetto ad una certa musica, e a volerla esprimere con la scrittura di una recensione in cui gli altri non si ritrovano. Però non voglio sentir dire, come mi era capitato "Si devono scrivere recensioni che abbiano qualcosa da dire, perchè altrimenti c'è sempre Rolling Stone". Il solo fatto che io usi toni così estremi (e credo in quello che dico) è la prova che io ho molto di più da dire rispetto ad una rivista che descrive tecnicamente un album, e che questa recensione ed una di Rolling Stone non hanno in comune nulla, nè la competenza di chi vi scrive (io so 1/4 di quello che può sapere chi fa recensioni di professione) nè i toni usati nella descrizione
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Altre recensioni
Di tomgil
Bellamy è una sorta di Tarantino della musica del Duemila, capace di unire sacro e profano in un solo disco.
Questo album conferma i Muse come una delle band mainstream più interessanti e meno scontate oggi in circolazione.
Di nss_gabriele
Un album coraggioso, sincero nonostante una produzione sfarzosa, privo di un capolavoro energico ma dalla qualità media più alta che in passato.
I Muse, liberatisi da fascinazioni esotiche, comunicano questa volta con rinnovata varietà espressiva e capacità tecnica senza freni inibitori.
Di Starblazer
Mi sono bastati pochi secondi di ascolto per cancellare queste titubanze da miscredente e provare il piacere di riaccendere una fiamma mai del tutto sopita.
L'apice assoluto, il capolavoro del disco è senza ombra di dubbio la sognante utopia di "United States Of Eurasia", che si può definire a pieno titolo la "Bohemian Rhapsody" dei Muse.
Di temi
Questo è un album in cui non ci sono cadute di tono, l’ispirazione è sempre massima, la genialità cresce brano per brano.
Prendete il capolavoro “United States Of Eurasia”: a tratti è spudoratamente à la Queen, altrove intermezzata da un’orchestra arabeggiante fino al finale con Chopin.
Di mark.novo
Dove sono finiti i Muse di 'Showbitz' e 'Origin Of Symmetry'?
Il nuovo titolo dell'album mi lascia credere in uno spiraglio di luce che non intravedo da diversi anni.