genere: Zen Shoegaze 

Ascoltare questo disco è senza dubbio la miglior esperienza sensoriale e metafisica che un uomo possa fare. Certa è anche la straordinaria capacità di queste frequenze di condurre lo spirito verso la sua essenza. Il non luogo del suono prima del suono. La destabilizzazione del processo uditivo, liquefazione della materia sonora. Tutto ciò non è immaginazione, è fisicità allo stato puro, è l'armonizzazione dello stato corporeo-mentale in un flusso infinito di reminiscenze perdute, caos cosmico elementare e ammasso di polvere lunare plasticizzata che scorre nelle vene lentamente come la velocità della luce. Cumuli di sporcizia eterea si alternano a gioiose dissonanze senza tempo (Loomer). Sublimazione del rumore, estasi e fascinosa catastrofe in un'alternanza di drammaticità e contemplazione mistica (Sometimes); cocktail intergalattico di orgasmi incorporeii che giaciono, tornano, svaniscono nella vastità del piacere (To Here Knows When).  

Merita inoltre una notevole considerazione l'eccellente produzione: sedici studi di registrazione e oltre dieci ingegneri del suono per circa trecento giorni di lavorazione a supportare le idee della mente geniale di Kevin Shields (chitarra, voce, sampler), produttore e autore di un missaggio insolito e rivoluzionario: strati e sovrastrati di chitarre su chitarre, volumi spinti oltre l'inverosimile (Only Shallow), code di loop che fanno il loop di se stesse, campionamenti elettronici e noise da camera ad infittire il magma sonoro indistinto tanto pesante da subirne la leggerezza, la voce della Butcher come un angelo che viene e sparge il suo seme nell'universo (Blown A Wish).  

I My Bloody Valentine inducono in uno stato di passività eroinomane, ieratica. E Loveless è la prova dell'esistenza del divino, opera unica che sfugge perfino a se stessa. Come vagare nelle spire del pensare fatti di gas anestetici al sapore di miele. Come restare affascinati dalla presenza del vuoto. Lo zen. Io non ho scritto nulla. 

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