Purtroppo in giro c'è la voce, insistente, che il vero black metal e tutte le sue progressioni o digressioni rimangano priorità soltanto del sottosuolo europeo, o più specificatamente in quello scandinavo, ma forse chi dice ciò non vede, o forse fa finta di non vedere che cosa sta combinando il resto del mondo in tale genere.

Sotto esame in questa recensione c'è l'America, che con entità quali Xasthur, Leviathan, Wolves in the throne room, questi Nachtmystium e molti altri sta ridisegnando il genere dal profondo, contaminandolo senza snaturarlo dalla cattiveria, depressione, malignità, furore, visionarietà di cui è composto da sempre, da quando i primi gruppi di questo filone mossero i primi passi nella prima metà degli anni '80; nessuno li vede come detto, o perlomeno pochi se ne accorgono della genuinità e dell'originalità insita nel metallo nero americano (come anche in quello italiano, vedasi alla voce Spite extreme wings, che con il nuovo Vltra hanno scritto l'album estremo dell'anno, insieme a questo Assassins).

Beh, io me ne frego di ciò che sento in giro e mi godo appieno questa meraviglia cosciente di essere fortunato nell'essermene accorto.

Meraviglia, si, perchè tutto brilla di una luce fantastica qui dentro, una luce che in pochi, anzi pochissimi, hanno, in questi tempi di magra musicale; i Nachtmystium sono fantastici, punto!! Questi autentici geni riescono ad unire, come si evince dal sottotitolo dell'album e dalla prima traccia che i più attenti avranno già riconosciuto come tributo ai grandi maestri della psichedelia settantiana, i Pink Floyd, il furore di un genere come il succitato black metal alle aperture astrali, epiche, emotivamente sovraccariche dei migliori Pink Floyd con una disarmante semplicità.

E' un viaggio che va seguito e vissuto nella sua integrità, dove troverete, sfuriate alla Emperor, black'n'roll stile ultimi Darkthrone (la titletrack è eloquente in tal senso), prog, avanguardia alla Arcturus e simili e tanta, ma tanta psichedelia anni '70, acida, cosmica, volatile, che risplende in tutto il suo chiarore astrale soprattutto nella traccia finale, divisa per l'occasione in tre parti, in cui le atmosfere si fanno rarefatte, differenziandosi dal resto dell'album, il tutto diventa impalpabile, fin quando qualcosa innesca l'ascesa verso lo spazio, o è un sax impazzito e quasi jazz (opera di Bruce Lamont degli Yakuza, altro gruppo spettacolare anche se molto distante dalle coordinate stilistiche dei recensiti), o è una chitarra che si libra riverberata in volo verso posti sconosciuti ed inesplorati ci è difficile dirlo, bensì questi nachtmystium riescono a trasportare tale genere in una dimensione altra, profonda (forse anche complice la registrazione ad opera del grande Sanford Parker già all'opera con Unearthly trance, e tastierista e voce nei grandissimi Minsk), vorticosa, alientante, nonchè altamente emozionale.

Mi accodo alla miriade di elogi che si stanno sprecando nei loro confronti: i Nachtmystium hanno dato alle stampe il miglior disco di black metal da una decade a questa parte, senza paura di esagerare.

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