Alle Sirene giungerai da prima,

che affascinan chiunque i lidi loro

con la sua prora veleggiando tocca.

Chiunque i lidi incautamente afferra

delle Sirene, e n’ode il canto, a lui

nè la sposa fedel, nè i cari figli

verranno incontro su le soglie in festa.

Le Sirene, sedendo in un bel prato,

mandano un canto dalle argute labbra,

che alletta il passeggier: ma non lontano

d’ossa d’umani putrefatti corpi,

e di pelli marcite, un monte s’alza.

[“Odissea” Libro Duodecimo, Omero]


Una nuova sirena appare dalla terra d'Albione. Di origini metà norvegesi e metà pakistane, Nadine Shah è la nuova voce, gotica e suadente, del rock alternativo. Una voce bassa e profonda, quella di Nadine. Una voce che ammalia e ipnotizza al primo ascolto. Il suo secondo album “Fast Food”, uscito lo scorso 6 aprile, suona seducente, sporco, potente e raffinato. Ogni brano, ogni sfumatura, eleva la cantautrice al livello delle grandi voci femminili del passato, e strizzano l'occhio alla modernità delle band post-punk più in voga.

Dieci tracce che narrano di una labirintica e complicata storia d'amore. Dieci tracce che mettono a nudo la dura fragilità di una donna tormentata e innamorata. Le bellissime “Fool” e “Stealing Cars” hanno il fascino delle luci notturne di una metropoli, il fascino underground dei primi (ormai irrecuperabili) Interpol. Bassi prepotenti e chitarra insistente avvolgono la voce mascolina di Nadine, lasciando l'ascoltatore immerso nelle tenebre al neon di una via deserta e malinconica. Matador” è uno splendido brano drammatico e folkeggiante. Si sentono reminiscenze della PJ Harvey di Stories From The City, Stories From The Sea, del Nick Cave di Let Love In. Un lento blues graffiante e seducente, inquietante ed affascinante.

La storia d'amore che Nadine ci racconta pare un vero e proprio romanzo autobiografico, fatto di suggestioni ed emozioni vere, di sofferenza e forza interiore. Il suo lato più fragile appare in “Divided”, brano quasi interamente acustico in cui lei ci racconta di bramare ancora quell'amore così difficile e complicato. La voce, più bassa e introspettiva che mai, fa riaffiorare dal passato la bellezza atipica della musica di Jeff Buckley, intrisa però da quel velo dark e gotico che permea l'intero album.

Impossibile non restare colpiti da questo disco. In ognuno dei brani, Nadine Shah tira fuori il meglio di sé, senza mai sbagliare. Momenti urbani e più smaccatamente post punk si mescolano senza collidere mai alla morbidezza del folk e del blues, lasciando che questa mescolanza crei una perfetta sintonia e una perfetta track-list. Nadine è dolce, aspra, arrabbiata, riflessiva. È un connubio particolare e stratificato, che la pone allo stesso (alto) livello delle altre cantautrici uscite dal guscio in questi ultimi anni: Chelsea Wolfe, Marissa Nadler, Grouper.

In lei si sente una potenza che parte dal cuore e sgorga dalla gola con una voce unica ed incantatrice. In lei si sente la capacità di confezionare un album di una bellezza magmatica e stratificata. Non fate come Ulisse, non riempitevi di cera le orecchie. Lasciatevi ammaliare e attirare alla spiaggia di Nadine Shah e del suo nuovo, bellissimo disco.

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