Neil "cavallo pazzo" Young, uno dei più geniali e talentuosi cantautori del secolo. E l'unico appartenente a questa categoria a saper far ululare e gemere la chitarra come i grandi sanno fare, oh yeah. Non la suona mica, quella chitarra. La molesta. La spreme, la costringe a spurgare ogni residuo della sua anima e quando ha finito, ricomincia. Senza schemi, senza tempo, suonando quello che pensa prima ancora che i neuroni inviino l'impulso alle sue mani. Vivendo pienamente "la realtà nel momento in cui accade", per citare un ispirato (e ispido) Keith Jarrett. D'altronde l'improvvisazione è l'unico modo per viverla proprio sul momento. A parte il sesso, ovviamente. Ma sto divagando.

Inquieto, sempre alla ricerca di sé stesso, di un "cuore d'oro", non importa di cosa, quel che importa è cercare, il giovane Young "raccoglie" (harvest) i frutti delle sue prime intense esperienze, prima coi Buffalo e poi con i CSN&Y, supergruppo pirotecnico cresimatosi a Woodstock, e infine beatificato e osannato a tal punto da soddisfare qualsiasi ego. Ma il buon vecchio Young, passa dai rassicuranti fuochi d'artifico dei succitati ad un tiepido ma incerto focolare domestico. È inutile che sto qui a commentare brano per brano. Posso dirvi che le migliori canzoni sono "Out on the weekend", "Heart of gold" e "Old man". Posso commentare l'atmosfera di questo disco. Irrequieta ma non confusa, di uno che non sa dove arriverà ma sa in quale direzione andare.
Così interpreto questo disco: raccogliete ciò che avete seminato, godetevi i vostri traguardi, ma non accontentatevi, non adagiatevi sugli allori. Cercate SEMPRE.
Ascoltatevi questo disco, e ascoltatevi Neil Young.

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