Devo essere sincero, è molto più facile scrivere la recensione di un disco brutto: per questo motivo mi trovo in difficoltà a parlare di questo lavoro.

Un disco che non piace si può tranquillamente liquidare con poche parole d'effetto quali: "non dà alcuna emozione", "gli arrangiamenti sono ripetitivi", "niente di nuovo sotto il sole", ecc... ma quando un'opera tocca le corde dell'anima e del cuore, allora, esprimere le sensazioni che soggettivamente proviamo diventa una impresa ardua a meno che noi non siamo degli eccellenti oratori o scrittori.

Io non mi ritengo facente parte di queste ultime categorie e quindi cercherò di tralasciare le sensazioni personali che questo disco di Nick Cave mi ha dato per cercare di parlarne in maniera oggettiva: uscito nel 2001, l'opera si discosta parecchio nelle sonorità e nella tematiche trattate (religione sopra tutte, intesa nel senso più intimo del termine) rispetto ai lavori precedenti.

Oggettivamente parlando, quindi, cercherò di eludere il trattamento dei testi delle canzoni, in quanto mi sembra che le tematiche siano molto "intimistiche" e di difficile interpretazione specialmente per chi non conosce bene l'autore. Da ciò avrete capito che se i test si possono omettere, quello che colpisce in questo disco è soprattutto la musica con la sua stupenda orchestrazione e con le sensazioni che essa dà, indipendentemente da quello che l'autore vuole, o non vuole, comunicare con le parole.

Si inizia con "As I Sat Sadly by her Side" dove la base della chitarra e la successiva entrata del pianoforte ci accompagnano in un viaggio molto emozionante, che prosegue con la Title Track , swing dolcissima e sofferta, per continuare con "Hallelujah" la canzone più Gospel del disco, e giungere a "Love Letter", una canzone d'amore che lascia senza parole per la sua stupenda melodia. La quinta traccia ci mostra il lato più "bad Seeds" del disco: "Fifteen feet of Pure White Snow" è un concentrato di energia e poesia allo stesso tempo. "God is in the House" riprende le tematiche di "Hallelujah" mentre "Oh my Lord" vede lo stesso tema trattato in versione molto più dura e tirata. "Sweetheart Come" è molto soul è ha un ritornello molto "sofferto" .

L'apice del disco si ottiene con "The Sorrowful wife" dove la nota ripetuta del pianoforte ci accompagna verso un finale molto rock e tirato che lascia senza fiato fino al termine della traccia, per continuare con "We came Along This Road", dove le note ticchettate sul piano fanno da struttura ad una canzone con una orchestrazione stupenda e dove la voce di Nick e del coro si amalgamano in modo perfetto. Stesso discorso (tranne il ticchettìo) per "Gates of The Garden", mentre "Darker with The Day" ci dimostra ancora una volta che Nick, oltre che essere un grande cantautore, è anche un pianista dalla sensibilità eccezionale.

Il disco è finito, io non so se vi ho convinto ad ascoltarlo, sicuramente nessuno convincerà me a non farmi più trasportare oltre le "porte del giardino" che Nick ha aperto con questo suo eccellente lavoro.

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