QUINDICI ANNI FA...

Il 1994 è stato un anno particolare. L'anno di una caduta in un vuoto, in un giorno come tanti. Un vuoto esistenziale indecifrabile. Vuoto inteso come nulla, come qualcosa che porta addirittura al suicidio. Quella sensazione era stata espressa fino in fondo in un lavoro chiamato "The Downward Spiral", uno dei dischi fondamentali degli anni '90, composto interamente da Trent Michael Reznor, ossia il deus ex machina del progetto Nine Inch Nails.

CINQUE ANNI DOPO...


1999: la storia continua. C'è chi è sopravvissuto alla Spirale Discendente. Eppure dentro di sè gli è rimasto un segno indelebile, qualcosa che non lo lascerà mai. Dentro di sè ha la fragilità. La rottura della propria personalità. L'animo inghiotte un rospo che è rimasto in gola. Le parole da esprimere sono strozzate, bocconi amari duri da masticare.

"tried to save myself but myself keeps slipping away..."

Ma non si è rotto qualcosa solo dentro di sè, ma tutto il mondo è diviso in due. Si è disperso, disintegrato, sparito. Rimane solo lo smarrimento in un vortice. Un vortice da cui bisogna fuggire. Fuggire da tutto e da tutti, attraverso chissà quale via. Ma dove sono tutti, ci si chiederà. Sono rimasti tutti ipnotizzati da maledetti stereotipi e falsi miti? E' complicato saperlo, è complicato.

"I can still feel you
even so far away"


Si prega pur di trovare una via d'uscita. C'è il bisogno di cercarla, scavando più in profondità. No, non si può uscire, dice una voce misteriosa ed arrabbiata. Eppure, nello stesso tempo, si può. Si può provare a ricostruire tutto quello che è stato distrutto. Ricreare l'ordine dal caos. Scoprire l'arcano, nel corso di una lenta risalita.

"all that we were is gone we have to hold on

when all our hope is gone we have to hold on

all that we were is gone but we can hold on"

E allora via, in un'avventura che si sviluppa in due dischi, in un continuo crescendo di suoni, tra chitarre, bassi, batterie, orchestre, rumori stridenti, dentro una specie di tunnel schizofrenico e claustrofobico. Qualcosa che è velato di dolore e tristezza, ma allo stesso tempo caratterizzato dalla necessità di trovare il coraggio di risorgere dalle ceneri, cercando di agire nel modo migliore possibile. Ne rimarrà il ricordo, di questa fuga, ma non si potrà che essere fieri del proprio viaggio.

"È molto, molto difficile mettere d'accordo cuore e cervello. Pensa che, nel mio caso, non si rivolgono nemmeno la parola" diceva Woody Allen. Nessuno di noi sa se Trent Reznor conosce o meno questa frase. Eppure in qualche modo lui c'è riuscito. E' riuscito a far andare d'accordo questi due organi.

Perché quest'esperienza sonora altro non è che un disco fatto con il cuore e arrangiato con il cervello. Forse "The Fragile" è la versione "orchestrale" (si fa per dire) della Spirale Discendente. Forse no. Chi può dirlo.

"You remain
I am stained"


Perlomeno noi continueremo sempre a ricostruire il vuoto creatosi dentro di noi...

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