Qui abbiamo a che fare con un dischetto che si presenta interessante sin dalla copertina, una rappresentazione di carattere pubblicitario che definirei estratta da un campionario di immagini di genere "post-atomica", ma è l'intero progetto a essere in qualche maniera affascinante e pure costruito su una idea che potrebbe sembrare una delle tante tra molte pure dozzinali nel micro oppure macro mondo della musica indie, questa volta funziona e suona in maniera convincente e di qualità. Al centro: l'Optigan, un organetto fabbricato dalla Mattel all'inizio degli anni settanta e che riproduceva loop audio a bassa fedeltà su dischi flessibili di dimensioni LP e che contenevano groove di sezioni ritmiche impostate su generi come country oppure bossa nova. Lo stesso che facevano poi gli organi Farfisa in una maniera più caratteristicamente analogica.

Gli Optiganally Yours (San Diego, California) sono un gruppo che ha in realtà una lunga storia alle spalle. Il progetto risale anni anni novanta quando i due coinquilini Rob Crow (Pinback) e Pea Hix cominciarono a essere letteralmente ossessionati dai suoni dell'Optigan da decidere di fare una band. Pubblicarono anche un paio di album (va menzionata la hit "Mr Wilson") per poi scomparire dalle scene fino ad oggi con questo nuovo lavoro intitolato "O.Y In Hi-Fi" e pubblicato su Joyful Noise Recordings. Chiaramente basato interamente sul sound dello strumento, il disco ha una estetica indie-pop, ma i suoni non sono mai banali e le costruzioni dei pezzi sono easy-listening ma sicuramente interessanti. Inevitabile un certo imprinting vintage che rimanda a dimensioni lounge anni settanta, così come il sound bossa nova tipo "Martin" oppure "Night Shop", reminiscenze Beatle in loop a bassa intensità come "O.Y.nisqatsi" e in generale un approccio che può ricordare gruppi come Belle and Sebastian oppure alcune ballads di Stephen Merritt, alcune versioni Sufian Stevens, ma soprattutto il marchio di fabbrica pop di New Order e Pet Shop Boys.

Realizzato con l'ausilio anche di un paio di varianti dell'Optigan, il Vako Orchestron e lo Chilton Talentmaker, il disco fa chiaramente pensare a alcune esperienze sperimentali nel periodo a cavallo tra gli anni novanta e il 2000. Ricordo di avere assistito a un bellissimo set degli italiani My Cat Is An Alien con i Jackie-O Motherfucker in quegli anni. Ma comunque il concept è lo stesso del riutilizzo della strumentazione analogica degli anni sessanta come i vecchi registratori a nastro (anche sul set) oppure dell'uso intensivo del Farfisa, mescolato a quella cultura lo-fi introdotta da Daniel Johnston. Nel complesso un disco che funziona e che si lascia ascoltare con piacere e che sicuramente più che grandi aspettative magari poi disilluse, suscita una certa curiosità nell'ascoltatore e questo è un grande merito.

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