Ho travato il disco in una bancarella alla sagra della passera pelosa di Valdastico (VI), annuale terreno di gara per le più folte d’Italia. Sagra o non sagra, un viaggio a Valdastico consiglio di farlo almeno una volta nella vita. Cadono molte certezze, soprattutto se si viene da ovest. Già arrivandoci ad esempio è possibile notare che a volte il nord non è poi così a nord come lo si dipinge. L’uscita Vicenza Nord, per dire, riesce a trovarsi più ad est dell’uscita di Vicenza Est. Giunto a Valdastico, che è più a est addirittura di Vicenza Nord, di nord non ho più trovato traccia. Ho anche controllato buttando un occhio sulla lista delle tracce sul retro di questo disco. Niente Nord. E per la proprietà transitiva della circumnavigazione del basalto ho dedotto che probabilmente il nord, da quelle parti, si trova a Vicenza.
Altra dogma andato in fumo è quello secondo il quale il nero sfini. Che non sempre ci riesca mi è stato possibile prendere atto nel corso dell’esibizione di Miss Vaporosa della Lucania, titolo che la donzella si è meritata non per gusti musicali affini a quelli di Kloo. Altre prove della fallibilità del nero nello snellire le ho avute avendo a che fare con la particolare tonalità notturna e fumosa che cola da questo disco. Quel bel po’ che c’è in copertina ad esempio, con tutti quegli abiti scuri i cui sono infilati i musicisti e tutta quella tenebra in cui sono infilati gli abiti scuri, non riesce a conferirle un’illusione di rettangolarità. Anzi, la costringe ancor di più ad una forma inesorabilmente quadrata. E in fin dei conti è meglio per lei, considerando l’attività di quadratura del cerchio che le tocca. Un’identica tonalità di nero impregna il suono di questo live, ma non lo fa più asciutto. Al contrario, contribuisce a renderlo più cicco e rotondo. Ma tutto questo nero non serve a nulla di fronte all’inscalfibilità di titoli come “Azzurro” e “Diavolo Rosso”. Sconsiglio il disco agli insofferenti del fumo da sigaretta, durante l’ascolto si ha la persistenze sensazione di essere immersi in una nebbia da pub pre legge Sirchia, con al tavolo vicino Cosmo Kramer in crisi di nervi.
“Avanti bionda!” grida il maestro di cerimonie, spazientito dal ritardo di una concorrente. Miss moquette della Val Brembana, se ricordo bene. Il titolo è immeritato, spiace dirlo. La regola aurea che dice che le bionde non potranno mai vantarne di particolarmente lussureggianti, non trova nella miss un’eccezione che la confermi. Se solo Conte si fosse reso capace di un briciolo di veggenza e avesse inserito un ‘”Avanti Bionda” in quest’album trovato nel corso di cotanto evento, che buco nel continuum spazio temporale avrebbe creato! C’è una bionda sul sedile del passeggero della topolino amaranto, ma non è la stessa cosa.
Di Conte dal vivo mi fido poco. Come Dylan (per quel che ho sentito) ha il vizziaccio di modificare le sue melodie vocali, di attentare alla loro vita con un cantato a ganasce macchinose, quasi mono-tono (nel senso di unico tono, non di stracciapalle), ed ogni tanto sfasato sul tempo. Al momento dell’acquisto non potevo sapere che all’ascolto questi miei preconcetti sarebbero stati subito sbugiardati dal nostro con “Lo Zio”. E via, tutto liscio come l’olio per più di tre quarti di disco. Melodie prese belle piene con in più la particolarità di un timbro fumoso, meno pulito rispetto alle versioni in studio. Forse nell’85, Conte era abbastanza giovane perché riuscisse a fregargli ancora qualcosa della resa melodica della sua voce dal vivo. Ma a “Onda su Onda” ecco li far capolino il Conte.. come definirlo? “auto – interpretativo”? Beh, si capisce! “Onda Su Onda”nell’85 era già una canzone vecchiotta, che palle cantarla uguale al disco! E così pure “Azzurro”. Ma era vecchiotta pure “Genova Per Noi”, questa invece la canta precisa. Come nel caso di Dylan, ad alcuni piace questo suo modo di rivisitare i suoi pezzi. A me non tanto.
Comunque, il motivo principale per cui ho comprato il disco sta nella ghiotta ensemble che lo spalleggia.
“Beh, io suono il contrabbasso” risponde Miss barriera corallina delle Isole Eolie, rossa come il fuoco, alla domanda “parlaci dei tuoi interessi.” fatta da uno dei giurati.
Si sente un po’ di trambusto. Un cacciatore di taglie consegna alle autorità un estetista su cui è riuscito a mettere le mani, pare, mentre questo tentava di intrufolarsi nella zona camerini delle miss. Ricordo che avevano messo una taglia su tutti gli estetisti d’Italia a quella manifestazione.
Forse a Miss barriera il disco non sarebbe dispiaciuto. È presente una manciata di pezzi eseguiti solo piano – voce (Onda Su Onda, Azzurro, Una Giornata al Mare ..), ma per il resto c’è Ares Tavolazzi che con il contrabasso crea piloni belli spessi, ossatura di tutti i pezzi. In “Verde Milonga” i piloni sono colonne primordiali che dilatano il tempo e tra cui sguscia la chitarra di Jimmy Villotti, definito (non ricordo da chi ma a ragione) chitarrista finissimo. Scarpe lucidate, i laghi del silenzio, Atahualpa … Grandissimo pezzo!
Alla batteria c’è Ellade Bandini, swing e spazzole a volontà. Lui e Tavolazzi formano una coppia di ingranaggi ben oliati da tante avventure assieme.
Miss macchia mediterranea della Val Curone prende possesso del palco dando spettacolo con le sue gambe lunghissime e dispensando charme come se si trattasse di caramelle. Mentre le pupille scivolano su e giù per le sue lunghe gambe mi tornano alla mente quelle di Babalù di cui si parla in Hemingway, e i miei occhi vanno a cercare il pezzo sul retro copertina. C’è! Questa struttura (prima parte soffusa piano –voce, seconda parte strumentale bella corposa con ariosa melodia di fiati o chitarra) a Paolo Conte deve piacere un mucchio (Nord, Max). Nella versione di questo live c’è un po’ di cinema in più di Kazoo e sassofono (quest’ultimo merito di Antonio Marangolo) rispetto alla versione in studio.
Il cacciatore di taglie ha acciuffato un altro estetista. Sta facendo soldi a palate.
Se ricordo bene a vincere è stata Miss Velluto delle Alpi Apuane.
Rincasare in Piemunt da Valdastico è un lavoraccio. Tra lingue di asfalto che non finiscono più, e due palle come mongolfiere. Ah se il buon Conte avesse ficcato nella versione CD “La Fisarmonica di Stradella” (metto qua una versione di Nada perchè è proprio bella) che ha messo nell'LP, almeno il tratto da Piacenza in poi sarebbe volato via sulle note della canzone: Broni, Casteggio, Voghera …
Tempi e consecutio sono andati un po' a farsi benedire, ma non ho voglia di rimediare, sorry.
Elenco tracce testi e video
01 Lo zio (04:55)
Shoe shiner, shoe shiner, shoe shiner,
Come back to my Chinatown
I sing for you, shoe shiner
I show a memory´s clown
Shoe shiner, shiner, shiner…
Come back to my Chinatown
I sing for you, shoe shiner…
Chinatown, Chinatown!
Guardando a orecchio si vede Shangaj
in fondo ai viali di Vienna
e la sua sagoma si accenna
inconfondibile in mezzo al via-vai…
…Tuo zio ti aspetta, raggiungilo
quando ti guarda decifralo:
è tutto cinema, cinema, cinema
ah, come back to my old Chinatown…
Ah, zio, zio, com´è, com´è
spiega la vita, spiega com´è
ah, zio, zio, com´è, com´è
spiegami tutto, spiega perché
e piano piano si srotola
di questo film la pellicola
ah, zio, zio…
Shoe shiner, shoe shiner, shoe shiner,
Come back to my Chinatown
I sing for you, shoe shiner
I show a memory´s clown
Ecco Duke Ellington, grande boxeur
tutto ventagli e silenzi…
…Ridi, selvaggio, ridi, ridi
tra i gelsomini dell´Africa buia…
solo il nipote capisce lo zio
non c´è bisogno di dirtelo,
sciuscià, ti meriti un dollaro,
Ah! Come back to my old Chinatown
Ah, zio, zio, com´è, com´è
spiegala tutta, spiega perché
ah, zio, zio com´è, com´è
spiega la vita, spiega dov´è
e intanto tutto si srotola
come di un film la pellicola…
Ah! Zio, zio!…
04 Via con me (02:36)
Via via �
Vieni via con me.
Niente pi� ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori azzuri.
Via via �
Neanche questo tempo grigio,
pieno di musiche
e di uomini che ti son piaciuti.
It's wonderful
It's wonderful
It's wonderful
Good luck my baby
It's wonderful
It's wonderful
It's wonderful
I dream of you
Chips chips chips
Du du du du du
Ci bum ci bum bum
Du du du du du
Ci bum ci bum bum
Du du du du du
Via via �
Vieni via con me.
Entra in questo amore buio
Non perderti per niente al mondo
Via via �
Non perderti per niente al mondo
Lo spettacolo d�arte varia
Di uno innamorato di te.
It's wonderful
It's wonderful
It's wonderful
Good luck my baby
It's wonderful
It's wonderful
It's wonderful
I dream of you
Chips chips chips
Du du du du du
Ci bum ci bum bum
Du du du du du
Ci bum ci bum bum
Du du du du du
Via via �
Vieni via con me.
Entra in questo amore buio
Pieno di uomini.
Via via �
Entra e fatti un bagno caldo
C�� un accappatoio azzurro
Fuori piove, � un mondo freddo.
It's wonderful
It's wonderful
It's wonderful
Good luck my baby
It's wonderful
It's wonderful
It's wonderful
I dream of you
Chips chips chips
Du du du du du
Ci bum ci bum bum
Du du du du du
Ci bum ci bum bum
Du du du du du
07 Parigi (03:52)
Lo so, lo so che questo non � cipria, � sorriso?
e s�, che non � luce, � solo un attimo di gloria
e riguarda me, che sono qui davanti a te sotto la pioggia
mentre tutto intorno � solamente pioggia e Francia?
Chiss� cosa possiamo dirci in fondo a questa luce?
quali parole, luce di pioggia e luce di conquista?
hum? lasciamo fare a questo albergo ormai cos� vicino,
cos� accogliente, dove va a morir d'amore la gente?
Io e te, chiss� qualcuno ci avr� pure presentato?
e abbiamo usato un taxi pi� un telefono pi� una piazza?
Io e te, scaraventati dall'amore in una stanza,
mentre tutto intorno � pioggia, piggia, pioggia e Francia?
09 Hemingway (05:04)
Oltre le dolcezze dell’Harry’s Bar
e le tenerezze di Zanzibar
c’era questa strada…
Oltre le illusioni di Timbuctù
e le gambe lunghe di Babalù
c’era questa strada…
…Questa strada zitta che vola via
come una farfalla, una nostalgia,
nostalgia al gusto di curaçao…
…Forse un giorno meglio mi spiegherò…
…Et alors, Monsieur Hemingway,
ça va?…
Et alors, Monsieur Hemingway,
ça va mieux?…
10 Bartali (02:23)
Fara' piacere un bel mazzo di rose
e anche il rumore che fa il cellophan
ma una birra fa gola di piu'
in questo giorno appiccicoso di caucciu'
sono seduto in cima a un paracarro
e sto pensando agli affari miei
tra una moto e l'altra c'e' un silenzio
che descriverti non saprei.
Oh, quanta strada nei miei sandali
quanta ne avra' fatta Bartali
quel naso triste come una salita
quegli occhi allegri da italiano in gita
e i francesi ci rispettano
e le palle ancora gli girano
e tu mi fai dobbiamo andare al cinema
e al cinema vacci tu.
E' tutto un complesso di cose
che fa si' che io mi fermi qui
le donne a volte si sono scontrose
o forse han voglia di far la pipi'
e tramonta questo giorno in arancione
e si gonfia di ricordi che non sai
mi piace restar qui sullo stradone
impolverato se tu vuoi andare vai.
Io sto qui aspetto Bartali
scalpitando sui miei sandali
da quella curva spuntera'
quel naso triste da italiano allegro
tra i francesi che s'incazzano
e i giornali che svolazzano
c'e' un po' di vento abbaia la campagna
c'e' un amore in fondo al blu
tra i francesi che si incazzano
e i giornali che svolazzano
e tu mi fai dobbiamo andare al cinema
14 Onda su onda (04:15)
Che notta buia che c’è…
povero me, povero me…
Che acqua gelida qua
nessuno più mi salverà…
Son caduto dalla nave, son caduto
mentre a bordo c’era il ballo…
Onda su onda
il mare mi porterà
alla deriva
in balia di una sorte bizzarra e cattiva
onda su onda
mi sto allontanando ormai,
la nave è una lucciola persa nel blu
mai più ritornerò.
Sara, ti sei accorta?
Tu stai danzando insieme a lui
con gli occhi chiusi ti stringi a lui…
Sara, ma non importa!
Stupenda l’sola è…
il clima è dolce intorno a me
ci sono palme e bambù…
è un luogo pieno di virtù…
Steso al sole ad asciugarmi
il corpo e il viso
guardo in faccia il paradiso…
Onda su onda
il mare mi ha portato qui,
ritmi canzoni, donne di sogno,
banane, lamponi
onda su onda
mi sono ambientato ormai
il naufragio mi ha dato la falicità che tu,
non mi sai dar…
Onda su onda
15 Sotto le stelle del jazz (03:55)
Certi capivano il jazz
l’argenteria spariva…
ladri di stelle e di jazz
così eravamo noi, così eravamo noi
Pochi capivano il jazz
troppe cravatte sbagliate…
ragazzi-scimmia del jazz
così eravamo noi, così eravamo noi
Sotto le stelle del jazz,
ma quanta notte è passata…
Marisa, svegliami, abbracciami
è stato un sogno fortissimo…
Le donne odiavano il jazz
“non si capisce il motivo”
du-dad-du-dad
Sotto le stelle del jazz
un uomo-scimmia cammina,
o forse balla, chissà
du-dad-du-dad
Duemila enigmi nel jazz
ah, non si capisce il motivo…
nel tempo fatto di attimi
e settimane enigmistiche…
Sotto la luna del jazz…
…
16 Azzurro (02:56)
Cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola quà...
E lei è partita per le spiagge io sono solo quassù in cittá,
Sento fischiare sopra i tetti un aereoplano che se ne va.
Azzurro. il pomeriggio è troppo azzurro, e lungo per me,
Mi accorgo di non avere più risorse senza di te,
E allora io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te,
Ma il treno dei desideri, nei miei pensieri all’incontrario va.
Sembra quand’ero all’oratorio con tanto sole, tanti anni fa...
Quelle domeniche da solo in un cortile a passeggiar...
Ora mi annoio più di allora. Neanche un prete per chiacchierar...
Cerco un po’ d’Africa in giardino tra l’Oleandro e il Baobab,
Come facevo da bambino, ma qui c’è gente, non si può più
Stanno innaffiando le tue rose, non c’è il leone, chissà dov’è...
TRADUCCIÓN
Espero el verano todo el año, y de repente aquí está.
Y ella se ha marchado a la playa, y estoy solo aquí en la ciudad.
Siento un ruido sobre el techo, un avión que se va
Azul, la tarde está muy azul y se me hace larga.
Me doy cuenta de que no tengo remedio sin ti.
Y ahora cogí el tren por los pelos para ir, hacia ti,
Pero el tren de mis deseos en mi pensamiento va al revés.
Se parece a cuando estaba en el seminario, hacía tanto sol, hace muchos años.
Aquellos domingos en soledad paseando por el campo
Hoy me enfado más que entonces, pero ni siquiera tengo un cura para charlar.
Busco algo de África en el jardín, entre el laurel y el baobab,
Como hacía cuando era niño, pero aquí hay gente, y ya no se puede,
Están regando tus rosas, no está el león, quién sabe dónde está.
17 Boogie (06:34)
Due note e il ritornello era già nella pelle di quei due
il corpo di lei madava vampate africane, lui sembrava un coccodrillo…
i saxes spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga
e la canzone andava avanti sempre più affondata nell’aria…
quei due continuavano, da lei saliva afrore di coloniali
che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta
che tenevano la porta aperta davanti alla primavera…
qualcuno nei paraggi cominciava a starnutire,
il vantilatore ronzava immenso dal soffitto esausto,
i saxes, ipnotizzati… dai movimenti di lei si spandevano
rumori di gomma e di vernice, da lui di cuoio…
le luci saettavano sul volto pechinese della cassiera
che fumava al mentolo, altri sternutivano senza malizia
e la canzone andava elegante, l’orchestra era partita, decollava…
i musicisti, un tutt’uno col soffitto e il pavimento,
solo il batterista nell’ombra guardava con sguardi cattivi…
quei due danzavano bravi, una nuova cassiera sostituiva la prima,
questa qui aveva gli occhi da lupa e masticava caramelle alascane,
quella musica continuava, era una canzone che diceva e non diceva,
l’orchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato…
quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare…
un quinto personaggio esitò
prima di sternutire,
poi si rifugiò nel nulla…
era un mondo adulto,
si sbagliava da professionisti...
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Di asterics
Ah, benedetta imperfezione, inincasellabile asimmetria, indecifrabile quasi: sono le parole, accostate così, a far le veci delle cose coi loro strati di cipolle.
È tutto cinema, cinema, cinema.