I primi dischi di Paolo Conte, precisamente i primi due, sono esemplari atipici all’interno della sua discografia; innanzitutto per quanto riguarda il modo di cantare: all’inizio della sua carriera, infatti, il cantautore astigiano utilizzava tonalità alte e quasi “ululate” – come le descrive oggi – ben diverse dall’aristocratica rochezza di quella attuale. E poi, anche se in maniera minore, sono differenti per le atmosfere, più legate alla periferia (vista ovviamente con occhio sfocato e sognante) e i suoi abitanti. Simile ma più solido e geniale dell’omonimo precedente – e primo dell’ intera discografia – , Paolo Conte del ’75 è straordinariamente ispirato e compatto, ed è cantato molto meglio.
"Avanti bionda" - presente in due versioni ai capi del disco, una più veloce – è un omaggio alle bionde e ai loro occhi “buoni per guardare il mondo con l’intensità di chi ha capito e non ci pensa mai… il gioco è il sole di questa vita”. "La fisarmonica", anche in questo disco presente in molti pezzi, guida insieme al sax l’andamento di "Chi siamo noi", capolavoro sconosciuto del Conte prima maniera, splendido gioco di evocazioni fra la nebbia della pianura padana e i paesaggi verdi che devono aver visto Bastian Caboto e Vasco de Gama quando arrivarono nelle isola caraibiche, ancora vergini. "La ricostruzione del Mocambo" è il secondo capitolo della tetralogia che durerà fino al 2005, il cui protagonista è un curatore fallimentare, che in questo caso riapre il suo bar dopo il fallimento. La musica è deliziosamente demodé, sorretta da coretti femminili di sottofondo. E’ presente anche l’impronta del fratello Giorgio Conte, in questo disco, che firma le musiche di "La topolino amaranto", geniale e divertente visuale del dopoguerra da una topolino in corsa, e "Genova per noi", uno dei capisaldi di Paolo Conte, ovvero come i contadini vivono Genova e le sue suggestioni (“e ogni volta ci chiediamo se quel posto dove andiamo non ci inghiotta e non torniamo più”). "Tango", altro gioiello nascosto nella discografia, ha una musica trascinante, mentre "Luna di marmellata" e "Per ogni cinquantennio" sono due canzoni atipiche, su cui vale la pena spendere qualche parola: la prima è una canzone densa, d’atmosfera, che al primo ascolto appare debole e faticosa ma che acquista nuovi orizzonti sentita con attenzione; Per ogni cinquantennio è una canzone divertita e surreale, non molto chiara come testo, parla di un gruppo di soli uomini a Sparta che si riuniscono e si ubriacano… (personalmente è uno dei miei pezzi preferiti, non musicalmente, ma come simpatia).
Elenco tracce testi e video
01 Sparring Partner (04:12)
È un macaco senza storia,
dice lei di lui,
che gli manca la memoria
infondo ai guanti bui…
ma il suo sguardo è una veranda,
tempo al tempo e lo vedrai,
che si addentra nella giungla,
no, non incontrarlo mai…
Ho guardato in fondo al gioco
tutto qui?… ma - sai -
sono un vecchio sparring partner
e non ho visto mai
una calma più tigrata,
più segreta di così,
prendi il primo pullmann, via…
tutto il reso è già poesia…
Avrà più di quarant’anni
e certi applausi ormai
son dovuti per amore,
non incontrarlo mai…
stava lì nel suo sorriso
a guardar passare i tram,
vecchia pista da elefanti
stesa sopra al macadàm…
02 Chiunque (03:35)
Chiunque saprebbe, chiunque potrebbe
amarti e inseguirti
ovunque chiunque
saprebbe potrebbe
non ditelo qui
Chiunque incontrandoti avrebbe il destino
marcato da te
e andrebbe di corsa
a comprare un pensiero,
un disco …
Chiunque saprebbe
vestirsi da Zorro
per presentarsi a te
e gettare ai tuoi piedi
i piani segreti
del suo carnevale
…
Ah, chiunque saprebbe
chiunque, potrebbe,
chiunque…
06 Sotto le stelle del jazz (03:43)
Certi capivano il jazz
l’argenteria spariva…
ladri di stelle e di jazz
così eravamo noi, così eravamo noi
Pochi capivano il jazz
troppe cravatte sbagliate…
ragazzi-scimmia del jazz
così eravamo noi, così eravamo noi
Sotto le stelle del jazz,
ma quanta notte è passata…
Marisa, svegliami, abbracciami
è stato un sogno fortissimo…
Le donne odiavano il jazz
“non si capisce il motivo”
du-dad-du-dad
Sotto le stelle del jazz
un uomo-scimmia cammina,
o forse balla, chissà
du-dad-du-dad
Duemila enigmi nel jazz
ah, non si capisce il motivo…
nel tempo fatto di attimi
e settimane enigmistiche…
Sotto la luna del jazz…
…
08 Gli impermeabili (03:55)
Mocambo, serrande abbassate
Pioggia sulle insegne delle notti andate
Devo pensarci su… pensarci su…
Ma dipenderà… dipenderà…
Quale storia tu vuoi che io racconti?
Ah! Non so dir di no, no, no… no… no…
E ricomincerà come in un rendez-vous
[parlando piano tra noi due]
Scendo giù a prendermi un caffè
scusami un attimo
passa una mano qui, così,
sopra i miei lividi
Ma come piove bene su
gli impermeabili…
e non sull'anima
Ma come piove bene su
gli impermeabili…
e non sull'anima
09 Come mi vuoi? (03:36)
Come mi vuoi...
Cosa mi dai...
Dove mi porti tu?
Mi piacerai...
Mi capirai...
Sai come prendermi?
Dammi un sandwich e un po' d'indecenza
e una musica turca anche lei,
metti fore che riempia la stanza
d'incantesimi e di spari e petardi
eh... come mi vuoi?
...che si senta anche il pullman perduto
una volta lontano da qui
e l'odore di spezie che ha il buio
con noi due dentro al buio abbracciati
eh... come mi vuoi?
10 Macaco (02:25)
Lussureggiava il mare
e il mondo delle donne
nell'aria calda vampeggiava,
dove lui passeggiava
anche lei arrivava...
e il resto � tutto da scimpanz�...
Lui faceva niente
era un tipo andante
ma lei chiss� per� cosa pensava
e in un istante opaco
lei gli fa: Macaco
e il resto � tutto da scimpanz�
Lussureggiava il mare
e il mondo delle donne
nell'aria insonne vampeggiava
inconfondibilmente...
ineluttabilmente...
il resto � tutto da scimpanz�...
...Ah, no bueno "Macaco"
..................................................
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Altre recensioni
Di Mullah
Potrebbe essere una definizione calzante di questo "Paolo Conte", datato 1984.
"Sotto le stelle del jazz, ma quanta notte è passata.... Marisa, svegliami, abbracciami, è stato un sogno fortissimo..."
Di alfo
Se mi toccasse d'incarnare, rendere in natura e materia il concetto di Ironia, lo farei tramite questa piccola e sagace opera.
Può far ridere e può far piangere e, come i lavori più appassionati, far ridiscutere i confini dell’Arte.
Di Kyrielison
Quest’album è una cosa così. Come un urlo. Come una liberazione.
Paolo Conte è il Sacerdote dell’inadeguatezza, il Cantore del Complesso d’Inferiorità.