"Pigramente signora" è un album "di maniera".

Lo si percepisce sin dalla sua copertina e dalla sua intestazione.

La foto scelta a rappresentazione del lavoro, ritrae la cantante in una posa che restituisce l'immagine di una dama rinascimentale colta nel bel mezzo di una quadriglia.

Il brano che battezza l'intero disco, poi, può essere inteso come un manifesto programmatico della dolce vita di corte. Qualunque donna di palazzo, mollemente adagiata nella sua indolente vita di ricchezze, può dirsi, infatti, "Pigramente signora", laddove il modo della sua signoriità si esprime in uno sbadigliente abbandono a balletti, gioielli e barocchi complementi d'arredo.

Certo, trattandosi di Patty Pravo, l'analisi non sarebbe pienamente calzante se non sottolineassimo come questo "modus vivendi", per l'artista stessa, si potrebbe meglio tradurre in una aliena adesione alla propria signorilità. Come recitano i versi di ""Pigramente signora", Nicoletta strambelli è

"Donna di più, quasi una idea"

è

"pigra... ignara Signora"

Si palesa come una chimera e, alla maniera delle sirene, sottrae, dalle labbra dei propri supplici, innamorate invocazioni:

"rimani... il nome tuo qual è?"

Uscito originariamente nel 1988, ed oggi riproprosto, per la prima volta su CD, in una versione rimasterizzata, l'album non nasce con un vero concept. Al suo interno raccoglie: "Pigramente signora", brano proposto a Sanremo 1987, i singoli "Day By Day" e "Contatto", nonchè sei brani del "repertorio storico" italiano, tra cui spiccano per eleganza "Che m' e 'mparato a fa" e "Come le rose".

Nell'insieme, a dispetto della sua eterogeneità, ogni pezzo sembra ben amalgamato con gli altri; se non per contenuto, almeno per la similare impronta riscontrabile negli arrangiamenti.

Ritornando, infine, alla inerte adesione all'esistenza di cui si parlava in apertura, ci resta una curiosa osservazione: "Il terzo uomo", vuole, forse, alludere agli orrori del fascismo?

"Un terzo uomo non distingue mai tra il bene, il bene e il male. E le sue teorie, follie, bugie, lo fanno rovinar..."

La canzone proviene dalla colonna sonora dell'omonimo film, diretto da Carol Reed, del 1949. Sentendo questi versi è inevitabile pensare alle mostruosità portate da quella che si volle presentare come la "terza via" politica, per poi trascinare il popolo italiano, per certi versi inerte come una pigra signora, nell'abominio della guerra.

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